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Oscar della femminilità alla “pasionaria” calabrese della lotta alla Sla

Una delle dodici statuette a Francesca Genovese. Assieme al marito Maurizio ha lottato per i diritti dei malati calabresi

Pubblicato il: 21/08/2022 – 8:16
Oscar della femminilità alla “pasionaria” calabrese della lotta alla Sla

REGGIO CALABRIA Un premio dedicato alle donne calabresi, che hanno lasciato un segno profondo nella storia culturale, politica e sociale della regione e del Paese. Una delle dodici statuette dell'”U Sciammisciu d’oro”, l’Oscar alla femminilità calabrese giunto alla sua nona edizione, è stata assegnata a Francesca Genovese, consigliere nazionale Aisla, Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica. Calabrese doc, è la testimonianza del coraggio delle donne di attraversare la vita e ricostruirla. Era il 2013 quando, a soli 36 anni, la sclerosi laterale amiotrofica sconfigge Maurizio Casadidio, presidente della sezione reggina di Aisla, da sempre affiancato dalla moglie Francesca Genovese e dal figlio Andrea. Maurizio, con cui ha intrapreso una coraggiosa battaglia per i diritti dei malati calabresi.

Il premio, fortemente voluto da Silvana Ruggiero, fondatrice e presidente dell’Associazione Agess, è intitolato “Sciammisciu”, il nome della caratteristica camicetta delle “bagnarote” che, assieme alle saje (gonna), è divenuto l’abbigliamento storico di questa donna famosa per la sua intraprendenza e forza. Laboriose, materne, ribelli, coraggiose e straordinariamente belle, così come la leggenda vuole, le “bagnarote” sono donne del mare celebrate nella letteratura e nell’arte, ma più di tutto nel racconto popolare. Una figura che ha segnato la storia della cittadina tirrenica centro della Costa Viola. Chi arriva a Bagnara incontra, vicino alla stele che ricorda l’intrepido navigatore degli oceani Vincenzo Fondacaro, la scultura commemorativa di Mia Martini, “bagnarota” di radici e per convinzione, elevata a simbolo perenne della città.

Francesca Genovese: «La Sla ha scelto noi. Continuo a stare al fianco dei miei amici»

Aisla esprime orgoglio per il riconoscimento: «L’impegno tenace di Francesca Genovese ci ricorda il valore di una società che dovrebbe prendere sempre più coscienza delle proprie fragilità e con le quali avviare un confronto costante e attento. Ciascuno nel proprio ruolo, proprio come le bagnarote, deve fare la sua parte per una ‘società della cura’ che sia capace di rispondere concretamente al bisogno di cura di malattie complesse, come la Sla, garantendo alle famiglie il diritto ad una adeguata assistenza sanitaria e sociale».

«Percorsi oggi quasi inesistenti in Calabria, ma che ci auguriamo incontrino nuova consapevolezza e attenzione – dichiara la stessa Francesca Genovese -. La SLA ha scelto NOI, quando ha colpito Maurizio, mio marito. Eravamo una giovane coppia appena sposata e in attesa del primo figlio. Lui appena trentenne ed io poco meno. La vita, comunque si presenti, non è una barca con le vele ammainate. Una barca per sua natura anela al mare e a questo mare della vita il sistema sanitario e sociale deve garantire tutta la cura e l’attenzione necessaria. È per questo che continuo a stare al fianco dei miei amici nella loro personale battaglia quotidiana e nel ricordo del mio angelo speciale».
«Il nostro obiettivo – ha scritto Maurizio Casadidio in una lettera del 2012 in occasione dell’inaugurazione della sede Aisla di Reggio Calabria – è di dare a questa sezione il senso che merita e cioè far di tutto per ridurre l’isolamento e l’abbandono delle famiglie con i malati di Sla. La sclerosi laterale amiotrofica è una malattia inguaribile ma non incurabile. Anzi, proprio perché attualmente non esistono farmaci in grado di arrestare la progressione della malattia, è necessario garantire ai pazienti un percorso di cura e assistenza continuo e progressivo e una qualità della vita più alta possibile».

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