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Gli “infedeli”

Catanzaro: “franchi tiratori” nel Consiglio comunale

Avuta contezza del voto espresso dalla maggioranza dei presenti nel Consiglio comunale di mercoledì scorso per la nomina del presidente dell’Assemblea, ci si chiede se anche in politica si possa u…

Pubblicato il: 22/08/2022 – 8:05
di Franco Scrima
Catanzaro: “franchi tiratori” nel Consiglio comunale

Avuta contezza del voto espresso dalla maggioranza dei presenti nel Consiglio comunale di mercoledì scorso per la nomina del presidente dell’Assemblea, ci si chiede se anche in politica si possa usare il termine “traditore”; se cioè rientra nella ipotesi della terminologia, oppure si tratterebbe di una qualificazione usata artatamente per “dipingere” quanti decidono di dare il loro consenso ad un “avversario” politico.
Alessandra Necci nel suo “Il diavolo zoppo e il suo compare” definisce l’infedeltà una condizione che non viene più nascosta, bensì esibita come una medaglia al valore.
Anche per Michele Ainis l’infedeltà fa parte della politica così come della vita.  
Mercoledì della scorsa settimana, per esempio, è stato eletto a Catanzaro Il presidente del Consiglio Comunale. Pur non avendo la maggioranza dei voti necessari, la sua parte politica è riuscita a trovarli tra i consiglieri dell’opposizione. E non è stata solamente “un’anatra zoppa” che si è mossa nel perimetro dell’aula consiliare, ma buona parte dei consiglieri della parte avversa. Ne è venuto fuori un “caso politico”.
La Giunta comunale si reggeva su una coalizione che non disponeva dei numeri necessari per avere la meglio sugli avversari, sicché ha ritenuto di prodigarsi in una “questua” in seno allo schieramento avversario. In sostanza laddove non sarebbero riusciti gli interessati, l’avrebbero potuto fare “gli amici” dello schieramento opposto. Insomma è stata cercata e trovata la solita “mano pietosa” pronta a rendersi utile per mutare la volontà popolare e “modificarla” rispetto al responso elettorale.
Si saranno chiesti i “benpensanti” che si sarebbe scritto sulla scheda un nominativo che avrebbe fatto comodo a loro piuttosto che alla parte politica che li aveva candidati ed eletti? Si saranno chiesti che i catanzaresi si domandano se e quale è stato il “prezzo” della “vendita” dell’onorabilità politica? Oppure si è difronte ad un sistema che non provoca più clamore perché la “sostanza” supera la “forma”, tanto da non tenere più conto sia della militanza che dell’appartenenza politica, ma ubbidisce ad un interesse di parte?
E non è solo un’anatra zoppa che si è mossa a Catanzaro nell’aula che ospita il Consiglio comunale, si è trattato, invece, dell’ennesimo caso di prevalenza politica.
Il Consiglio comunale di Catanzaro si reggeva fino a mercoledì scorso su una coalizione che non possedeva i numeri necessari per superare la “minoranza”. Ma qualcuno ha pensato che là dove non erano arrivati gli elettori, poteva essere altro a cambiare la volontà popolare e a decidere di modificare la realtà. Ma è bene che si sappia che non sono stati traditi solo gli elettori, ma è stata “tradita” anche la volontà popolare che aveva dato un indirizzo preciso. Ecco perché c’è da chiedersi se si possono ancora definire “partiti” politici o se non sarebbe il caso di chiamarli  “organizzazioni” capaci di cambiare i risultati del voto.
Si saranno chiesti gli autori del “golpe” che si diventa consiglieri comunali perché, oltre alla candidatura, c’è anche bisogno di un certo numero di voti che, nella maggior parte dei casi, si ricevono per condivisione politica? Se così fosse stato, non sarebbe stata possibile quella sorta di tradimento che non è semplicemente di facciata, ma di sostanza poiché interessa prevalentemente il rapporto che si instaura tra elettore ed eletto. A che prezzo è stato possibile? Come si giustificheranno moralmente con gli elettori? Al di là di ogni “giustificazione”, rimarrà comunque un’ombra: riguarderà l’elettore “tradito” e la figuraccia dell’eletto, a seconda se  che si sentano “benefattori” o “traditori”. Certamente su questi soggetti – secondo una tradizione cortigiana –  prima o poi si appunteranno i sospetti, appesantiti dalla gravità del gesto, che potrà determinare anche una incrinatura della credibilità politica.
Come se tutto ciò non fosse sufficiente, si racconta che a gestire l’”operazione maggioranza” sarebbe stato il redivivo Domenico Tallini. Se ciò fosse vero il Partito Democratico dovrebbe più di una spiegazione agli iscritti al Partito e anche ai cittadini di Catanzaro considerato che l’operazione andata in porto in Consiglio comunale porterebbe la sua firma. Non fa senso, infatti, che Tallini possa essere stato il mallevatore della nuova maggioranza che governerà la citta di Catanzaro; inquieta, piuttosto, il silenzio del Partito Democratico che avrebbe taciuto quando qualcuno si è mosso per agganciare Tallini senza calcolare che si potrebbe considerare che Fiorita amministri all’ombra di Tallini.

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