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La riflessione

«Chi vince cambi il meccanismo universitario»

È assai presumibile che sarà la coalizione di centrodestra a vincere le prossime elezioni politiche, ma è doveroso attendere il responso delle urne. Un aspetto che non si nota nei programmi delle …

Pubblicato il: 22/08/2022 – 12:46
di Mario Campanella*
«Chi vince cambi il meccanismo universitario»

È assai presumibile che sarà la coalizione di centrodestra a vincere le prossime elezioni politiche, ma è doveroso attendere il responso delle urne. Un aspetto che non si nota nei programmi delle coalizioni, o che forse è nascosto, è la riforma del sistema universitario, specie nel reclutamento professorale, da decenni al centro di polemiche e anche di scandali giudiziari.
Non esiste, forse nemmeno nella stessa selezione politica, un sistema così pervaso da nepotismo e collateralismo.
Cognomi illustri, rapporti ravvicinati, e, nella migliore delle ipotesi, vicinanze accademiche storiche caratterizzano una buona parte delle docenze.
Le variazioni apportate nel tempo non hanno certo migliorato la situazione, con l’introduzione delle idoneità ad associati ed ordinari spesso influenzate da un giudizio prestabilito. Se le pubblicazioni scientifiche rimangono il caposaldo per l’accesso è altrettanto evidente che queste, non sempre per carità, risentono del condizionamento dei leader di facoltà.
È raro che avvenga ciò che dovrebbe essere fisiologico e cioè che, una volta andati in pensione, i docenti lascino senza eredità familiari o di appartenenza. Una riforma del genere andrebbe condivisa, se possibile, e attuata in maniera da non espellere le vere eccellenze dall’ambito universitario
Dovrebbe essere orientata al miglioramento dell’offerta didattica, a nuovi spazi per i giovani, a una trasparenza reale che faccia riacquistare prestigio e credibilità anche all’estero. Una riforma che non sia ideologica ma che liberi l’Università dalla premura di identificazione con una sola parte culturale e che le assicuri, soprattutto, libertà.
Insieme a questo, è necessario un investimento forte sulla ricerca, in ogni suo segmento.
Essere i fanalini di coda del mondo occidentale negli investimenti non è un primato di cui andare fieri.
La percentuale ancora bassa di laureati, l’emigrazione dei cervelli verso altre realtà sono l’espressione di una stagnazione che deve essere smossa. Con la convinzione dei riformisti e con lo spirito di rendere giustizia dopo lunghe stagioni di ombre

*giornalista

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