LAMEZIA TERME Mettiamo i puntini sulle i. È vero, come ha affermato una nota dell’Usic (Unione sindacale italiana dei carabinieri) che due militari della Sezione radiomobile di Lamezia Terme si sono prodigati a riaccompagnare a casa un’anziana signora di 91 anni che da giorni stava in Pronto soccorso senza che nessuno si prendesse la responsabilità di riaccompagnarla a casa. La signora, in grado di intendere e volere e con un discreto stato di salute, non ha parenti prossimi e i carabinieri si sono presi la briga di contattare i vicini di casa prima di riportarla nell’abitazione alla quale la donna agognava da giorni di fare ritorno. La 91enne, circa quattro giorni fa, aveva chiamato il 118 per un malore ed era stata portata in Pronto soccorso. Una volta rientrato il problema sanitario la donna è stata dimessa si è posto il problema di riportarla a casa. Sono stati contattati dei parenti non prossimi il cui numero era presente nell’agenda della donna ma questi non hanno voluto saperne niente.
Dal Pronto soccorso è stato contattato un servizio di ambulanze che riaccompagnasse l’anziana a casa ma, vista l’età avanzata della donna, si sono rifiutati di prendersi questa responsabilità. Allora sono stati chiamati i Servizi sociali che hanno optato per un ricovero in una struttura. Ma la signora ha fatto fare presto marcia indietro a questa soluzione protestando con veemenza. È tornata in Pronto soccorso dove la Direzione sanitaria dell’ospedale ha deciso per un “ricovero sociale” in Obi (osservazione breve intensiva).
Una soluzione presa in un momento in cui tutte le parti preposte alla soluzione del problema sono andate in corto circuito (forze dell’ordine comprese). Ma il reparto di Osservazione breve intensiva non è una Rsa nella quale accudire una signora anziana e la soluzione non poteva reggere a lungo viste le difficoltà in cui versa di suo la struttura stessa. Senza contare che la 91enne, giustamente, non voleva stare in Obi e sbraitava per tornare a casa propria. È stato il caso a far sì che i due carabinieri si siano presentati, per ragioni di servizio, in Pronto soccorso e si siano dimostrati persone attive, preparate e pronte a prendersi delle responsabilità riaccompagnando la 91enne a casa.
Non vi sono “mostri” in questa storia, ma vi è stato, per quattro giorni circa, un deciso corto circuito da parte di tutti gli organi che avrebbero dovuto essere competenti sulla questione sociale. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
x
x