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“Il Tempo dell’Attesa”. Esposte per la prima volta al pubblico le foto del processo sui desaparecidos

A Fiumefreddo Bruzio la mostra di Anna Maria De Luca. La testimonianza di uno dei processi per i diritti umani più importanti al mondo

Pubblicato il: 23/08/2022 – 13:00
“Il Tempo dell’Attesa”. Esposte per la prima volta al pubblico le foto del processo sui desaparecidos

FIUMEFREDDO BRUZIO Sono esposte al pubblico per la prima volta le storiche foto del processo ESMA, scattate da Anna Maria De Luca nell’aula bunker di Rebibbia per testimoniare uno dei processi per i diritti umani più importanti al mondo, il processo ESMA – in cui la Presidenza del Consiglio dei ministri si costituì parte civile – finito con la condanna all’ergastolo dei gerarchi argentini responsabili della morte di Angela Maria Aieta, Giovanni e Susanna Pegoraro. La mostra fotografica si tiene fino al 28 agosto nel Castello della Valle di Fiumefreddo Bruzio, a Cosenza, all’interno della mostra di pittura, “Il Tempo dell’Attesa” della stessa fotoreporter. Per l’occasione è giunto a Fiumefreddo il pm dei tre processi ESMA, Francesco Caporale, già procuratore aggiunto a Roma.

L’attesa della giustizia

I processi per i desaparecidos sono stati rinviati in Italia per anni, passati da archiviazione ad archiviazione, fino a quando i fascicoli finirono nelle mani del pm Caporale che, a differenza di molti altri colleghi, non solo non archiviò ma gli dedicò parte della sua vita, in un periodo in cui in Argentina non era ancora possibile portare in tribunale i militari del regime. «Senza il lavoro di Caporale – ha scritto l’allora ministro della giustizia Oliviero Diliberto – questi processi non sarebbero mai stati possibili». «Il Tempo dell’Attesa – spiega Anna Maria De Luca – inquadra sia i decenni di attesa che i parenti delle vittime della dittatura hanno dovuto vivere prima che si potesse arrivare alla giustizia in tribunale, sia il tempo in cui sono nati i miei quadri, il periodo sospeso che tutti abbiamo vissuto a causa del Covid. Tra i quadri, tre sono dedicati alla scomparsa dell’identità e dei corpi, tema che sento potentemente nell’anima dato che la vicenda dei desaparecidos ha riguardato anche alcuni pezzi della mia famiglia: Angela Maria, buttata da un aereo militare nell’oceano e il figlio Jorge, morto sotto le torture, per non parlare di Dante, leader peronista nemico numero 1 del regime, incarcerato per otto anni e otto mesi senza mai un processo. Una detenzione che però gli salvò la vita: lui, che era stato già ministro a 23 anni e che era noto in tutta l’Argentina per la sua lotta contro i militari, tornò libero quando in Argentina ci fu il governo Alfonsin, e continuò a dedicare la sua vita ai diritti degli oppressi».

La mostra

La mostra è patrocinata da Iaaps, International Association for Art and Psychology, presieduta da Roberto Boccalon, psichiatra e psicanalista. Anna Maria De Luca, classe 1978, ha al suo attivo diverse mostre di pittura a Roma e in Calabria e diversi riconoscimenti nazionali. Da oltre venti anni si occupa di diritti umani per Repubblica, in particolare ha seguito gli storici processi Esma, Condor e Fosse Ardeatine, raccontate nel libro “Mai più”, edito da Castelvecchi. Coordinatrice per l’Italia di ENO, rete di 142 Paesi per portare l’ambiente nelle scuole, dirige l’IC di Fuscaldo ed è segretario generale della Fondazione Luigi Guccione in difesa delle vittime della strada.

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