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Un imprenditore padovano: «Taglieggiato dalla ‘ndrangheta, mi hanno ridotto in una roulotte»

L’uomo finito nelle grinfie del boss cutrese Domenico Multari: «Quando ho saputo degli arresti, mi sarei ubriacato per la felicità»

Pubblicato il: 23/08/2022 – 7:46
Un imprenditore padovano: «Taglieggiato dalla ‘ndrangheta, mi hanno ridotto in una roulotte»

PADOVA Era un solido imprenditore dell’Alta padovana e oggi è invece costretto a vivere in una roulotte. È la storia di Bruno, settantenne falegname veneto, nome di fantasia per tutelarne l’identità, raccontata quest’oggi in un articolo pubblicato dal quotidiano del Nord-est il “Gazzettino”.
L’uomo è stato vittima di raggiri, violenze e intimidazioni da parte di Domenico Multari, elemento di spicco della cosca del boss ndranghetista cutrese al Nord. “Gheddafi”, così è soprannominato, è stato arrestato l’ultima volta nel 2019 dopo un’indagine coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Venezia.
L’imprenditore, nel corso degli anni, è stato costretto a prestare complessivamente quasi mezzo milione di euro ai propri aguzzini. Nel 2017, dunque, l’uomo è arrivato a perdere la casa, la famiglia e ogni bene. Adesso questo vive in una roulotte d’inverno e d’estate.
La Corte d’appello, però, ha ritenuto sussistenti i metodi mafiosi contestati agli imputati del clan, tra cui Domenico Multari cui i giudici hanno inflitto 7 anni e 10 mesi. Sempre nella stessa sede è stato confermato il risarcimento dei danni concesso all’imprenditore veneto dalla sentenza di primo grado.
Il boss, oggi ritenuto organico alla cosca Grande Aracri, nel 2020, ha versato all’imprenditore una provvisionale di 330mila euro a titolo di anticipo sul risarcimento definitivo che dovrà essere quantificato nel corso di un apposito processo civile che non si è ancora concluso.
Il sindaco e i servizi sociali del Comune, intanto, hanno inserito il caso nel programmi di emergenza abitativa.
Dopo l’operazione dell’Antimafia che ha portato dietro le sbarre Multari, ha raccontato che finalmente si è sentito libero: «Quando ho saputo degli arresti – rivela Bruno –, mi sarei ubriacato per la felicità. È come se avessi vinto al lotto. Nessuno si può immaginare quello che ho passato. Avevo intenzione anche di farla finita. Per due volte. E lo stavo per fare. Poi dopo gli arresti sono finalmente uscito da questa casa senza aver paura».
«In roulotte ci ho vissuto un anno – racconta Bruno – con addosso tutti i vestiti e le coperte che avevo d’inverno, perché c’erano anche meno sette gradi. Mia moglie se n’è andata. I miei figli nemmeno mi guardavano. Tutti pensano che io avessi gozzovigliato e fatto chissà che cosa. E invece ero una vittima. All’inizio ero serramentista, poi ho continuato con l’arredo. Poi l’arrivo di quell’uomo che mi ha preso tutto e mi ha distrutto la famiglia e la vita». Con fatica, l’imprenditore taglieggiato dopo quell’arresto, è riuscito a fare qualche passo avanti. Ma nessuno potrà ridargli tutti quegli anni persi tra terrore, paura e povertà.

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