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Politiche, così 5 anni fa in Calabria: ecco cosa rischiano oggi i partiti (e chi rischia di più…)

Occhi puntati su Forza Italia, che nel 2018 resistette all’ondata grillina, e sul tentativo di scalata di Fratelli d’Italia (soprattutto) e Lega. Il Pd riparte dal 14%. Per M5S il precedente del 43…

Pubblicato il: 25/08/2022 – 18:58
Politiche, così 5 anni fa in Calabria: ecco cosa rischiano oggi i partiti (e chi rischia di più…)

CATANZARO Quasi cinque anni dalle ultime elezioni politiche e in mezzo ben tre governi nazionali, con tre maggioranze diverse e, per stare alla Calabria, due elezioni regionali. Dal 2018 a oggi di acqua sotto i ponti ne è passata tanta e moltissime cose sono cambiate, per questo riavvolgere il nastro dell’analisi può essere utile a “leggere” anche il voto del 25 settembre. Nel 2018, anche in Calabria, la valanga 5 Stelle si abbatté sul quadro politico generale anche se non travolse tutti: a esempio, si salvò, orgogliosamente, Forza Italia, che tenne botta riuscendo a conquistare due collegi uninominali (uno alla Camera con Francesco Cannizzaro e l’altro al Senato con Marco Siclari) mentre Wanda Ferro conquistò lo scomodissimo collegio di Vibo Valentia per Fratelli d’Italia. Per il resto, l’ondata pentastellata fu praticamente inarrestabile. Oggi, dopo quasi 5 anni, quell’ondata si è molto attenuata fin quasi – forse – ad arrestarsi, ma questo è uno dei dati che sarà interessante riscontrare il 25 settembre. Perché in realtà le Politiche in Calabria, a pensarci bene, fin da adesso si configurano come un rischio per tanti, forse per tutti i partiti politici.

Il centrodestra

Lo è anche per Forza Italia, che nel 2018 alla Camera raggiunse un comunque ragguardevole 20,1% e che in questi anni ha tenuto una linea di continuità in Calabria, tanto è vero che – pur al netto delle differenze dovute alle modalità di voto – gli azzurri hanno fatto della regione una “roccaforte”, forse l’unica in Italia, esprimendo gli ultimi due governatori – Jole Santelli e oggi Roberto Occhiuto – e infrangendo anche la regola dell’alternanza alla Cittadella e a Palazzo Campanella. Quel 20,1% è, evidentemente, il range che Forza Italia dovrà difendere a queste elezioni politiche. Soprattutto, a livello regionale i berlusconiani sono chiamati a “resistere” al sogno, e anche al tentativo, degli alleati di avvicinarsi e di scalfirne la leadership. Nel 2018 la Lega era agli albori della sua avanzata e comunque il suo “battesimo” alle Politiche anche in Calabria fu sicuramente positivo: il Carroccio raggiunse il 5,6% alla Camera eleggendo due parlamentari (il leader Matteo Salvini al Senato, anche se successivamente avrebbe perso il seggio, e il deputato Domenico Furgiuele). Ma da allora in realtà la Lega in Calabria, a differenza di altre regioni, non ha mai sfondato (alle ultime Regionali i salviniani hanno ottenuto l’8,3%), anche per i limiti di una classe dirigente spesso raffazzonata e comunque molto litigiosa, per questo per la Lega le Politiche del 25 settembre hanno un notevole significato: un aumento dei consensi sembra alla portata ma si tratterà di capire quanto (e se) ci sarà e quanto (e se) sarà consistente. È questa un po’ anche l’attesa che circonda Fratelli d’Italia, partito dato in crescita esponenziale in Italia e anche in Calabria: nella nostra regione nel 2018 i meloniani, anche loro praticamente all’esordio, si ritagliarono alla Camera un 4,6% non trascurabile (segnato poi dall’exploit della Ferro in un collegio sulla carta inaccessibile), e alle Regionali del 2021 si sono migliorati molto più della Lega (scavalcando il Carroccio al secondo posto nel centrodestra), ma anche per FdI ora si tratterà di vedere fino dove arriverà la “scalata” (che è poi l’Opa a Forza Italia, detto per inciso…) anche in Calabria. Infine, “Noi Moderati”, l’aggregazione composta da Italia al Centro, Noi con l’Italia, Udc e Coraggio: nessun precedente nel 2018 (in Calabria c’era solo l’Udc, che prese l’1,9%): sommando i voti delle Regionali sarebbero oltre il 10%, ma le Politiche sono tutt’altra storia…

Il Pd e il centrosinistra

Ma le Politiche del 25 settembre sono sicuramente un banco di prova anche del Pd, considerando che dal 2018 anche qui lo scenario è completamente mutato. Cinque anni fa i democrat erano al governo della Regione ma pagarono le difficoltà incontrate alla Cittadella nelle urne, ottenendo un 14,3% alla Camera non esaltante e non toccando praticamente palla nei collegi uninominali. Alle Regionali dello scorso ottobre il Pd, nel frattempo entrato nell’ennesima fase commissariale, non si è per nulla migliorato, anzi è ulteriormente sceso al 13,2%. Oggi il partito ha un nuovo gruppo dirigente, guidato dal segretario regionale (e capolista al Senato) Nicola Irto, e ha avviato una rigenerazione che però sembra già essersi bloccata con le logiche sottese alle candidature per il Parlamento, rimaste sospese tra rinnovamento ancora parziale e conservazione sempre consistente. Il 25 settembre si tratterà di verificare quanto i democrat siano stati davvero capaci di rilanciarsi. E quanto possano pesare le fuoriuscite degli ultimi tempi confluite in Italia Viva di Renzi e in Azione di Calenda. Nel centrosinistra sono poi “osservati speciali” anche +Europa (nel 2018 prese l’1% alla Camera in Calabria) e Impegno Civico di Gigi Di Maio (esordiente il 25 settembre): per loro raggiungere la soglia del 3% appare oggettivamente complicato (se non addirittura un miracolo).

Il Movimento 5 Stelle

Quanto al Movimento 5 Stelle, è ovviamente il partito che ha più da perdere il 25 settembre e quello che verosimilmente perderà di più, anche se comunque le dinamiche delle Politiche, più “aperte” al voto di opinione, potrebbero “aiutare” un po’ i pentastellati. Ma certo lo stratosferico 43,5% preso alla Camera in Calabria 5 anni fa è una soglia proibitiva, anche alla luce delle polemiche che hanno attraversato il M5S con la scelta delle candidature, praticamente dettate da Roma anche se i due capilista, i magistrati antimafia Cafiero De Raho e Scarpinato, hanno un indubbio spessore. Probabilmente i grillini miglioreranno il timido 6,5% delle Regionali di ottobre, perché le Politiche sono sfuggono in parte al voto controllato, ma nessuno, nel M5S, crede realisticamente nella minima possibilità di ripetere il boom di 5 anni fa (e nemmeno di avvicinarsene anche lontanamente).

Il terzo polo

C’è dunque molta curiosità sul risultato del Movimento 5 Stelle, come molta curiosità suscita la “prima volta” del terzo polo targato Azione di Calenda e Italia Viva di Renzi. Precedenti elettorali anche in Calabria non ce ne sono, gli stessi renziani, pur essendo in campo da anni, non si sono mai cimentati nelle competizioni territoriali (il senatore Ernesto Magorno è stato candidato governatore per poche settimane…), andandosene un po’ di qua e un po’ di là. Il terzo polo sicuramente “disturba” il Pd e il centrosinistra più che il centrodestra, ma è anche in Calabria una grande incognita: potenzialmente ha davanti una prateria. O un deserto… (a. cant.)

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