COSENZA È il simbolo delle democrazie libere e moderne: il voto è garantito dalla nostra costituzione, un diritto sacrosanto, inviolabile ma anche un dovere civico. Ma non per tutti. Se da una parte cresce il disincanto di taluni elettori, stanchi della “solita” politica, dall’altra è sempre più folto il popolo degli astensionisti forzati.
Sono migliaia gli italiani che non hanno mai messo piede in una cabina elettorale e anche in occasione delle prossime elezioni politiche la percentuale dei “non” votanti costretti a rinunciare al loro diritto è destinata ad aumentare. Tutta colpa del groviglio, apparentemente difficile da sbrogliare, legato al voto dei fuorisede. Studenti e lavoratori residenti in Calabria ma lontani dalla terra d’origine. L’unica chance per esercitare il diritto al voto è tornare a casa, ma non a tutti è consentito. Il costo dei mezzi di trasporto è un fattore evidentemente determinante. Un elettore calabrese residente a Roma o Milano, desideroso di scendere in Calabria in occasione del prossimo appuntamento elettorale, potrebbe essere costretto a spendere più di 100 euro percorrendo centinaia di chilometri per oltre sei ore di viaggio.
Come scrive Simona Buscaglia su La Stampa, «l’Italia non prevede modalità di voto alternative salvo specifiche condizioni: oltre a quello per corrispondenza per i residenti all’estero, è prevista l’istituzione di seggi ospedalieri e il voto a domicilio in alcune condizioni particolari». Il report “Come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto” voluto dal ministero dei Rapporti con il Parlamento e finito poi nel Libro bianco riporta dati e numeri di un fenomeno in crescita. Dal rapporto emerge che il 38% dei 4,9 milioni di italiani che studiano o lavorano fuori dal comune di residenza impiega 2 o più ore per fare ritorno a casa, circa il 15% deve affrontare uno spostamento complessivo tra le 4 e le 8 ore, e quasi il 14% superiore alle 12 ore. Neanche a dirlo, le regioni del Sud registrato percentuali più alte rispetto al resto del Paese. Il risultato si traduce in un paradosso. Un italiano residente in Germania vota senza alcun problema, un elettore domiciliato fuori regione ma residente a Catanzaro, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Cosenza o Crotone no. «Riceviamo lamentale di persone che sono costrette a pagare centinaia di euro per un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti, dice Stefano La Barbera, presidente di “Io voto fuori sede” ». In Calabria, è il Think Tank Collettivo Peppe Valarioti a sollevare il problema, proponendo «il voto via posta». Si tratta, dicono, «di un sistema già rodato dai cittadini italiani all’estero, che da anni possono esprimere senza problemi il loro suffragio andando a imbucare semplicemente una lettera. Nel pieno delle difficoltà risiede l’occasione favorevole: trasformare una crisi in un’opportunità». Tuttavia, anche questa volta, il tema pare finito in secondo piano e quella delle politiche 2022 rischia di trasformarsi nell’ennesima occasione persa. (f.b.)
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