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Medicina a Catanzaro, Pitaro: «Nel dibattito non si inseriscano “Cavalli di Troia” per indebolirla»

Il candidato del Pd nel collegio Calabria Sud per il Senato sottolinea la necessità di potenziare ulteriormente la facoltà

Pubblicato il: 26/08/2022 – 18:34
Medicina a Catanzaro, Pitaro: «Nel dibattito non si inseriscano “Cavalli di Troia” per indebolirla»

CATANZARO «La Facoltà di Medicina dell’Università Magna Graecia, sebbene non sia indenne da criticità organizzative, come rilevano i dirigenti della Fp Cgil Area Vasta (Catanzaro-Vibo Valentia-Crotone), promotori dell’appello alle istituzioni pubbliche perché cessino i tentativi di depotenziarla creando un duplicato a Cosenza, è  strutturata efficacemente, radicata a Catanzaro e al servizio della Calabria. Cosicché, senza dover aggiungere altre argomentazioni a sostegno, davvero non si comprendono, se si escludono gli interessi campanilistici che in Calabria hanno generato innumerevoli guai e quelli corporativi a cui sfuggono l’interesse pubblico e le compatibilità economiche, “i tentativi di scippo” (come li definisce la Cgil) della facoltà di Medicina di Catanzaro da parte dell’Università della Calabria (Unical)». Lo afferma Francesco Pitaro, candidato del Pd nel collegio Catanzaro-Vibo Valentia-Reggio Calabria per il Senato. «Facendo salva  la necessaria cooperazione tra Università, fondamentale per avere buone sinergie scientifiche e didattiche, e se non vogliamo smarrire la visione unitaria del sistema-Calabria, che dovrebbe contraddistinguere ogni decisore pubblico, allora – prosegue Pitaro – si eviti di agire surrettiziamente, utilizzando “cavalli di troia” come l’istituzione del corso di laurea di Medicina e Tecnologie digitali nell’Unical o i bandi di reclutamento di ricercatori destinati ad attività cliniche, per indebolire  Medicina a Catanzaro. E si abbia il coraggio di parlare chiaro. Spiegandoci (con dati, numeri e cifre)  perché mai la Calabria ha bisogno di una seconda Facoltà di Medicina, quando tutto converge sull’urgenza di potenziare ulteriormente l’unica esistente, in una città dove a breve dovrebbe nascere il  Polo sanitario ospedaliero e universitario d’eccellenza “Renato Dulbecco”. Al servizio, anche questo,  non di porzioni del territorio, ma di tutte le province calabresi. Una delle lezioni che viene dall’esperienza del Covid-19, è che occorre dare un taglio  con le abitudini del passato. E l’unico modo per uscirne migliorati è smetterla di inseguire obiettivi corporativi ed autoreferenziali, anteponendoli a quelli generali. E – conclude Pitaro – anteponendoli all’esigenza che la Calabria ha di valorizzare i punti di forza in essere, perché possano essere competitivi negli scenari nazionali ed europei».

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