Si contano sulle dita di una mano, in pratica. Sono oggettivamente pochissimi gli “esordienti” candidati in una postazione utile o comunque interessante – oggi si dice “contendibile” – ai fini dell’elezione al prossimo Parlamento. Nei collegi uninominali e nelle liste in effetti i volti nuovi sono tanti, ma quelli che se la giocano realmente – sia pure in un contesto che vede nettamente favorito il centrodestra – sono una percentuale bassissima: il resto sono essenzialmente “riempitivi”, candidati – si dice in gergo – di servizio, che spendono il loro nome per la causa più del partito che loro personale. Anche questa volta dunque il rinnovamento della classe politica in Calabria appare molto parziale, sicuramente molto timido.
Del resto, era anche prevedibile, perché a questo dato concorrono vari fattori che, messi insieme, tarpano le ali alle new entry. Anzitutto, la riduzione, da questa legislatura, del numero dei parlamentari e dei collegi e quindi la riduzione contestuale degli spazi (buoni) a disposizione, e quei pochi spazi poi gestiti dai partiti e dai leader nazionali, che infatti – eccezion fatta per i leader – hanno ingolfato le liste in Calabria di “paracadutati”, uscenti a rischio di restare a casa, portaborse capitolini, fedelissimi e burocrati di apparato e di partito. Poi, il rischio di lanciare nella mischia candidati che sul piano elettorale sono ancora acerbi rispetto a una vecchia guardia che comunque ancora sa come intercettare il consenso. Infine, in generale lo scarso coraggio e la chiusura dei partiti territoriali verso forme di novità che possano mettere in discussione lo status quo. Il risultato è che alle Politiche del 25 settembre (anche in Calabria) esordienti – cioè quanti non siano a esempio ex o attuali consiglieri regionali, ex o attuali sindaci di capoluogo o grosse città, ex o attuali segretari regionali di partito (perché questi ultimi hanno sempre una corsia preferenziale.. ) sono pochini: non numericamente – visto che nei partiti minori ovviamente abbondano – ma “qualitativamente”.
In generale, i “colossi” o le forze politiche che hanno la soglia del 3% alla portata infatti si sono affidati soprattutto al criterio dell’esperienza e del radicamento sul territorio (che è comunque frutto di un lavoro molto duro), in alcuni casi lasciando poi spazio nei listini anche a candidati imposti dalle logiche della Capitale. Una fattispecie, quest’ultima, che si intravede in Fratelli d’Italia ma anche nel Pd, che è l’eterna contraddizione. A fronte di candidature in gran parte non inedite (per usare un eufemismo) i democrat hanno però anche deciso di lanciare due emergenti come il segretario provinciale di Cosenza Vittorio Pecoraro, candidato nell’uninominale Cosenza Città e Tirreno della camera, e nell’uninominale Calabria Nord del Senato Francesca Dorato, già candidata alla ultime Regionali ma contro almeno quattro “signori delle preferenze”. Nemmeno il Movimento 5 Stelle si è caratterizzato per particolare rinnovamento, puntando nelle candidature su esterni di spessore – ma sempre esterni – Federico Cafiero de Raho e Roberto Scarpinato quali capilista dei proporzionali e sui parlamentari uscenti con una sola legislatura alle spalle: fanno eccezione nel listino senatoriale l’amanteana Teresa Sicoli, attivista della prima ora, e poi Fabio Foti, già candidato sindaco grillino a Reggio Calabria, che corre nel proibitivo uninominale Reggio-Locride della Camera, e Maria Saladino, candidata pentastellata al collegio uninominale Calabria Nord del Senato (anche se piuttosto osteggiata nella pancia del M5S per i suoi trascorsi nel Pd). Sicuramente più rinnovamento – ma per la verità era anche prevedibile, trattandosi di un soggetto politico comunque nuovo – nel terzo polo targato Azione di Calenda e Italia Viva di Renzi: alfiere dei calendiani da capolista al Senato Fabio Scionti, segretario regionale di Azione, di fatto esordiente alle politiche anche se è un volto già da anni sulla breccia (anche come sindaco di Taurianova), e sempre per Azione una new entry è la crotonese Carla Capocasale, ma alla prima sfida tra i terzopolisti ci sono anche i candidati Daniela Ventura, Agostino Siviglia, Domenico Mazza, Nunzia Paese, Francesco Mauro, Maria Soccorsa Galati, Giovanni Latella, e ancora Salvatore Sammarro, Giovanni Parisi e Daniela Rotella. A tutti loro vanno poi aggiunti i tanti che si sono candidati nelle sigle minori. Quanti, di tutti questi esordienti, saranno poi eletti è tutta un’altra storia (se mai una storia ci sarà…). (c. a.)
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