CROTONE «Alla luce delle recenti vicende relative all’assunzione di personale sanitario d’Oltreoceano da parte della Regione Calabria e agli episodi drammatici che la cronaca quotidianamente riporta, mi sembra utile offrire degli spunti di riflessione ed un mio contributo al dibattito». È quanto scrive in una nota, Carla Capocasale, candidata nel Collegio plurinominale della Calabria alla Camera dei deputati per la lista “Calenda”.
«Avviare da subito e razionalizzare le presenze di presidi medici sul territorio – suggerisce la candidata – attraverso una rete di case e ospedali di comunità con 15-20 posti letto con gestione di livello infermieristico e telemedicina per consulti specialistici (interventi che iniziano a prendere forma nella programmazione dell’Asp di Crotone); sviluppare ed investire nell’acquisto di asset per la diagnostica; sviluppare la medicina del territorio affinché, soprattutto in una Regione con caratteristiche morfologiche e geografiche come la nostra, possa fare da filtro per ridurre accesi impropri nei pronto soccorsi e negli ospedali, ingolfandoli; creare una rete capillare di consultazione e visita implementata dallo sviluppo della Telemedicina, favorire l’assistenza domiciliare-integrata con un sistema di interventi e servizi sanitari offerti a domicilio, sono alcune delle nostre proposte per un piano della sanità in Calabria. E soprattutto investire sul personale sanitario in modo che la remunerazione dei nostri medici sia essere adeguata al carico di lavoro e soprattutto alle responsabilità», propone ancora Capocasale.
«L’assunzione a tempo determinato dei 500 operatori cubani da parte della Regione Calabria – commenta – e le manifestazioni d’interesse di recente rivolte agli specializzandi segnalano la necessità impellente del sistema sanitario di introdurre personale per far fronte alle esigenze di cura della popolazione e conservazione della vite umane facendo ricorso a strumenti “emergenziali” che non possono e non devono essere la soluzione di medio-lungo periodo. Occorre accelerare e semplificare la procedure esistenti – sollecita Capocasale –, consentendo le assunzioni per coloro che si trovano negli ultimi due anni di corso di specializzazione e fare manifestazione di interesse realmente attrattive per arrestare l’esodo dei camici bianchi. Molti sono i medici – sostiene Capocasale – che cercano in altri ambiti una maggiore soddisfazione, delusi e stanchi di vivere un’esperienza lavorativa che ha causato in loro grande frustrazione ed è particolarmente critica la situazione contrattuale dei medici del 118 che deve essere riconsiderata alla luce del ruolo fondamentale che essi svolgono nel primo soccorso».
«Operare interventi strutturali e un investimento in assets del Sistema sanità della Regione Calabria – sottolinea la candidata di Calenda –, è un obiettivo non rinviabile per consentire la legittima tutela del diritto alla salute, da realizzare tenendo conto delle imponenti risorse messe a disposizione dall’Europa con il “Next generation Eu” e quindi dal nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza».
«La tutela della salute – ricorda Capocasale – è stata al centro del primo impegno del neocostituito partito di Azione nell’autunno 2019 (di lì a due mesi eravamo in piena pandemia) che a questo tema ha dedicato la prima iniziativa e continuerà ad esserlo. L’ipotesi di un Piano sulla Sanità per la Regione Calabria, con il coordinamento prezioso del responsabile tematico e consigliere del Direttivo Salvatore Rino Scervo, è stato anche il primo impegno di Azione Calabria».
«Dalla nostra analisi è emerso come i presidi ospedalieri di natura sia pubblica che privata – rivela la candidata –, abbiano subito negli ultimi anni una diminuzione che supera di gran lunga quella della popolazione, attestandosi su una percentuale pari a circa -7%. A fronte della contrazione delle strutture si è registrato anche un trend in diminuzione di circa il 4% dei posti letto. Negli stessi anni si è registrato un aumento della mortalità per malattia che è imputabile alla diminuzione delle risorse disponibili e quindi alla gravosità di ottenere ricorso alle cure. In almeno due province su 5 della Regione non viene rispettata la proporzione tra numero di abitanti e superficie territoriale ed intere aree non sono coperte da alcuna rete di emergenza di livello superiore, costringendo a spostamenti che a volte si rivelano del tutto inutili».
«Ecco perché riteniamo necessari ed indifferibili – auspica Capocasale – gli interventi proposti valorizzando le risorse esistenti, sia pubbliche, che private (quando accreditate), integrando subito il piano regionale per fare in modo che nel breve e medio periodo, possano essere rese disponibili le strutture e le risorse per l’innalzamento dei livelli di emergenza da Dea1 a Dea2 degli ospedali per tutte le province. Due ulteriori aspetti – prosegue la candidata –, non meno importanti sulla strada di una riorganizzazione e di un rilancio della sanità calabrese, riguardano la pianificazione di un piano di formazione degli operatori sanitari, del personale specialistico e dei manager chiamati alla gestione per la realizzazione di un risparmio di qualità, con un coinvolgimento anche del privato che deve integrare e non sostituire le capacità del servizio pubblico affidato agli ospedali di qualunque livello, in un’ottica di sostanziale riequilibrio del sistema».
«Vanno inoltre sostenute e promosse – evidenzia Capocalse – le associazioni di volontariato per le assistenze ai ricoveri e ai servizi di emergenza e urgenza soprattutto nei reparti pediatrici. Il diritto alla salute, costituzionalmente garantito, in Calabria è quello maggiormente negato. Questa situazione deve essere riflettuta ed invertita ed il piano di interventi proposto da Azione Calabria è teso a questo fine», conclude Capocasale.
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