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«Ti faccio passare un guaio», spedizione punitiva con armi e spranghe a Cirò Marina – NOMI

Gli investigatori hanno ricostruito la devastazione ai danni di una famiglia di allevatori. Il gip: «Organizzazione criminale»

Pubblicato il: 31/08/2022 – 8:00
di Alessia Truzzolillo
«Ti faccio passare un guaio», spedizione punitiva con armi e spranghe a Cirò Marina – NOMI

CIRO’ MARINA La notte del 14 agosto scorso sul lungomare di Cirò Marina si sono sentiti degli spari. Tra le persone che si trovavano sul posto scatta il panico. Quando arriva la pattuglia Radiomobile dei carabinieri della Compagnia di Cirò Marina, i militari notano due auto che si dileguano. In quella concitata notte una delle auto effettua manovre pericolose, non sono per l’incolumità pubblica, ma cercando anche di speronare una delle auto dei carabinieri con l’intento di mandarla fuori strada.
Nell’immediato si scopre che quegli spari erano mirati a colpire due persone, padre e figlio, di 78 e 50 anni, che abitano in due distinte vie della città crotonese.
Un commando di più persone aveva portato devastazione e saccheggio  adoperando, in pieno centro abitato, un fucile, due pistole (di cui una semiautomatica calibro 9) e almeno quattro spranghe di ferro. Spari ad altezza d’uomo contro l’abitazione delle due vittime, contro le loro auto. Vengono danneggiate tre auto, uno scooter, alcune sedie poste all’esterno, la porta di ingresso, un finestra e il muro esterno di casa del 50enne.

Gli arresti e gli indagati

A pochi giorni di distanza dai fatti, il sostituto Domenico Guarascio e il capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, hanno iscritto 10 persone nel registro degli indagati e hanno richiesto l’arresto di tutti gli indagati. Il gip ha emanato un’ordinanza che ha portato tre persone in prigione e quattro ai domiciliari.
Sono destinatari di misura cautelare in carcere: Cataldo Cornicello, 43 anni, di Cirò Marina; Gianfranco Musacchio, 34 anni, di Cirò Marina; Pasquale Passarelli, 45 anni, di Napoli.
È stata applicata la misura degli arresti domiciliari a Dennis Cornicello, 20 anni, di Cirò Marina; Francesco Dell’Aquila, 50 anni, di Cirò Marina; Antony Dell’Aquila, 19 anni, di Cirò Marina; Salvatore Dell’Aquila, 45 anni, di Cirò Marina.
Sono indagati a piede libero: Luca Greco, 22 anni, originario di Cariati; Franco Cosentino, 48 anni di Cirò Marina e Francesco Ciccarelli, 43 anni, di Napoli.
Sono tutti accusati di porto illegale in luogo pubblico di armi clandestine o comuni da sparo, ricettazione, danneggiamento aggravato, devastazione e saccheggio.
Francesco dell’Aquila è accusato, in più, di resistenza a pubblico ufficiale per via della fuga pericolosa con la macchina.
Secondo il gip, su Greco, Cosentino e Ciccarelli, sebbene immortalati dalle telecamere nei momenti precedenti alla devastazione, non vi sono elementi sufficienti per dimostrare che abbiano preso effettivamente parte all’azione punitiva.

Cos’è accaduto quella notte e ragioni ancora da accertare

Alle due del mattino del 14 agosto, qualcuno spara contro l’auto del 78enne e poco dopo contro quella del figlio, un allevatore 50enne di Ciro Marina.
L’anziano e uno dei figli si recano subito alla pineta comunale: hanno paura che qualcuno possa avere dato alle fiamme una capanna che hanno in concessione su terreno demaniale – all’interno della quale ci sono dei bovini – e che già in passato era stata oggetto di attentato. Allo stesso tempo, l’allevatore 50enne col proprio figlio va a casa di Cataldo Cornicello. Con lui e il suo gruppo di amici – racconterà  poi ai carabinieri – aveva avuto dei problemi. L’allevatore è convinto che gli spari siano opera di Cornicello e Musacchio. L’allevatore chiede conto del danneggiamento e schiaffeggia Cataldo Cornicello. Di contro questi prende una sbarra di ferro e lo colpisce all’addome.
Intorno alle 3 scatta l’operazione punitiva contro la casa dell’allevatore: spari ad altezza d’uomo e auto distrutte a sprangate. Sparavano e gridavano: «Esci fuori cornuto, vediamo se hai le palle», «Stasera t fazz passà nu guaio».
L’identificazione degli indagati è in parte dovuta alle dichiarazioni delle persone offese che avrebbero individuato Cornicello, Musacchio e Passarelli. In parte gli indagati sono stati riconosciuti dai militari accorsi sul posto e inoltre vi sono le riprese delle telecamere di videosorveglianza. I fatti che stanno a monte di tutti gli accadimenti sono ancora da chiarire.

L’aggravante mafiosa

Il giudice non ha dubbi sull’aggravante mafiosa. «È indubbio – scrive il gip – che la condotta tenuta dagli indagati, consistita nel recarsi presso l’abitazione di G.F. armati di spranghe e pistole, nello sparare ad altezza d’uomo in direzione dell’abitazione di quest’ultimo e nel distruggere le auto riconducibili al nucleo familiare, è tale da porre in essere una coartazione psicologica con i caratteri dell’organizzazione criminale». Inoltre il 15 agosto è stato appiccato un incendio al cancello dell’abitazione del padre 78enne dell’allevatore. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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