CATANZARO «È una inchiesta di livello superiore questa odierna perché a Cosenza avevano concertato una confederazione criminale unitaria che messi da parte gli screzi operava in modo congiunto e riconosciuto verso tutti». Così il procuratore capo della dda di Catanzaro Nicola Gratteri ha commentato nei nuovi locali della procura l’operazione che stamane ha colpito 202 persone arrestate mentre altre 52 restano sotto indagine. «A questa unità ‘ndranghetistica abbiamo contrapposto quella dello Stato facendo cooperare – ha continuato il magistrato calabrese – i nostri migliori investigatori di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza».
«È l’operazione più estesa che ci è capitato di fare in provincia di Cosenza, anche perché abbiamo interessato Polizia, Carabinieri e Finanza – ha detto Gratteri –. Non era un’indagine che poteva fare una sola forza di polizia. Ciascuna forza di Polizia stava già lavorando sul territorio. Si è trattato di mettere in rete, a regime tutto quello che c’era negli archivi e nelle banche dati di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza». Si è trattato ha detto ancora Gratteri, di un lavoro molto difficile, «c’è stato un gruppo di lavoro – ha proseguito – che ha messo insieme tutti gli elementi e che ha coinvolto centinaia di uomini di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Per noi non eè stato difficile mettere insieme tutti e tre i corpi perché ci sono investigatori di primissimo piano mandati sul territorio inviati dai vertici dei tre corpi di polizia, che non ci hanno mai deluso. È un lavoro che è durato anni. È stato difficile fare una sintesi, soprattutto mettere a regime tutti i files».
Gli ha fatto eco il sostituto Vincenzo Capomolla: «In precedenza si colpivano i singoli gruppi mafiosi ma questi mutavano continuamente ed i provvedimenti restavano nella pratica inefficaci».
«Non possiamo fornire dettagli sull’operazione anti-ndrangheta di stanotte a Cosenza e nell’hinterland, tantomeno confermare la fuga di notizie sul coinvolgimento di politici – ha detto Gratteri ai giornalisti rispondendo alla richiesta di conferme sugli arresti di politici nell’operazione –. Ma la stampa è potente: chiedete agli editori di sensibilizzare i politici a cambiare la legge vigente. Fino a quando non cambia la legge non intendo essere indagato né sottoposto a procedimento disciplinare. Non ricordo sollevazioni degli ordini dei giornalisti e del sindacato quando è stata approvata la legge in questione il risultato oggi è questo».
«Operazioni come queste – ha sostenuto il direttore centrale anticrimine della Polizia Francesco Messina – possono essere realizzate solo dopo un’accurata e puntuale opera di rafforzamento dei presidi della Polizia sul territorio interessato. Il Dipartimento della Pubblica sicurezza in particolare, negli ultimi 3 anni ha implementato il potenziale delle squadre mobili operanti nel catanzarese, attraverso interventi mirati, offrendo così alla Dda uno strumento operativo duttile e orientato alla realizzazione di un’efficace azione di contrasto alla criminalità organizzata locale. Gli oltre 200 arresti eseguiti oggi nel cosentino in collaborazione con le altre Forze di Polizia, hanno permesso di fare luce su oltre 20 anni di attività illegali perpetrate nel capoluogo bruzio da diverse organizzazioni criminali. L’impegno della sola Polizia ha riguardato l’impiego di circa 600 operatori, coordinati dalla Direzione centrale anticrimine, suddivisi tra Servizio centrale operativo, Squadra mobile di Catanzaro, Squadra mobile di Cosenza oltre a numerose altre Squadre mobili nazionali, nonché Reparti prevenzione crimine di tutta Italia».
Il generale Antonio Quintavalle Cecere, comandante dello Scico della Guardia di finanza, ha evidenziato che il sequestro di beni per 72 mln «dimostra come la ‘ndrangheta abbia ancora una forza economica», riferendo che un imprenditore, grazie al legame con la ‘ndrangheta aveva guadagnato 37 mln in 5 anni. L’attività dei carabinieri, ha spiegato il comandante provinciale di Cosenza dell’Arma, colonnello Saverio Spoto, è stata incentrata sulla ricostruzione della struttura confederata che si erano data le cosche e votata alla gestione dei reati fine. Il capo della Squadra mobile di Cosenza Angelo Paduano, dal canto suo, ha messo in evidenza come il patto federativo avesse consentito alle cosche cosentine di realizzare una spartizione scientifica del territorio, superando scontri e divisioni degli anni passati. All’incontro con la stampa hanno preso parte i comandanti regionali di Guardia di finanza e Carabinieri, Guido Mario Geremia e Pietro Francesco Salsano.
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