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Le mani della ‘ndrangheta sui fondi di “Resto al Sud” grazie al consulente finanziario “vip”

La rete di società legate a Mazzei e le «fatture inesistenti» a disposizione del gruppo Porcaro. «Ingiusto profitto di almeno 186mila euro»

Pubblicato il: 01/09/2022 – 17:23
di Pablo Petrasso
Le mani della ‘ndrangheta sui fondi di “Resto al Sud” grazie al consulente finanziario “vip”

COSENZA «A Roberto Porcaro sono legati da vincoli associativi… Andrea Mazzei, commercialista, non affiliato, che per conto di Roberto sta facendo avere a diverse persone dei clan i finanziamenti relativi al progetto “Resto al Sud” […] con Andrea Mazzei ha provato a fare una pratica ‘Resto al Sud” anche Danilo Ciciarelli che faceva il rapinatore e ha un autolavaggio, ma non è andata a buon fine perché, nonostante Mazzei gli aveva dato un fascicolo con le cose da dire, Ciciarelli non aveva saputo rispondere alle interviste… Mazzei prende 500 euro senza fattura per iniziare la pratica e poi una percentuale sull’importo erogato». Nel marzo 2019 il collaboratore di giustizia Giuseppe Zaffonte illumina un tratto inedito nel rapporto dei clan cosentini con i professionisti dell’area urbana. Protagonista è il “gruppo Porcaro”, uno dei sette che farebbero capo alla federazione ‘ndranghetista che vedrebbe al proprio vertice Francesco Patitucci. La strada del sodalizio per raggiungere gli agognati fondi avrebbe una tappa obbligata in uno degli studio di consulenza più in vista della città dei Bruzi: la “Mazzei Consulting & Partners srls” di Andrea Mazzei. L’ipotesi di accusa è truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche: nel mirino – come dice Zaffonte – il progetto “Resto al Sud” e i finanziamenti erogati da Invitalia spa.  

«Ingiusto profitto pari a 186mila euro»

Una delle contestazioni della Dda di Catanzaro riguarda il presunto «fittizio programma di ampliamento e sviluppo dell’attività di impresa del Settimo Caffè sas di Broccolo Manolo & C». Mazzei, Porcaro e gli amministratori della società Giuseppe Broccolo e Giuseppe Perrone avrebbero presentato una domanda di partecipazione «strumentale» per ottenere gli incentivi di “Resto al Sud”. Utilizzando «fatture per operazioni inesistenti» emesse da una serie di ditte legate alla rete di Mazzei, il gruppo avrebbe indotto «in errore l’amministrazione di Invitalia spa» e sarebbe riuscito a far ammettere al beneficio la Settimo Caffè «per un credito di 199.809 euro». Il denaro sarebbe stato poi erogato, con un «ingiusto profitto almeno pari a 186mila euro». Gli inquirenti hanno documentato, grazie a un pedinamento, un incontro nello studio di Mazzei tra il consulente, Porcaro, Broccolo e Perrone. Le intercettazioni avrebbero confermato «che l’oggetto dell’incontro era la pratica di finanziamento che Broccolo e Perrone dovevano predisporre per il progetto “Resto al Sud”». Da questa pratica, spiega il gip, Porcaro avrebbe ottenuto 79mila euro, secondo quanto si evincerebbe dal «frammento di un dialogo tra Perrone e Broccolo», mentre «il compenso per Mazzei» sarebbe stato «pari a 10mila euro». Dalle intercettazioni sarebbe anche emersa «la frustrazione di Perrone e Broccolo rispetto a tutta la situazione, in quanto i due erano consapevoli di dover fare come disponeva il Mazzei il quale, forte del legame con il Porcaro, non veniva mai contraddetto». I due, in effetti, «speravano di riuscire a ritagliare per loro stessi almeno una parte della somma dell’investimento, paventando il rischio di chiudere il locale a causa dell’ingordigia di Porcaro, o peggio subire un incendio cosicché Porcaro intascasse il denaro dell’assicurazione».

«A Marcello diamo tutti i soldi e me li deve dare tutti indietro»

Gli inquirenti indagano sul meccanismo delle fatture e ritengono – incrociando intercettazioni e documenti – che fossero «riferite a operazioni inesistenti». «Se da un lato – è la valutazione – le captazioni evidenziano come successivamente ai bonifici i beneficiari prelevavano il contante che poi consegnavano a chi aveva effettuato l’operazione bancaria, dall’altro le attività concretamente svolte risultano incompatibili con quelle descritte nella causale». Perrone e Broccolo, in una intercettazione, riassumono gli accordi con la Afg Security, emissaria di una fattura da 25.254 euro: «Marcello gli diamo tutti i soldi e me li deve dare tutti indietro… subito li deve dare… gli faccio la fattura io. Domanda se vuole una fattura di consulenza, come cazzo la vuole gliela faccio e mi fa». Per i magistrati sarebbe la prova della «fittizietà delle operazioni». Lo «stratagemma era funzionale a dimostrare a Invitalia di aver pagato i fornitori e quindi presentare il primo Sal (Stato Avanzamento Lavori) e ottenere l’erogazione del finanziamento, tant’è che oltre alla Afg Security, vi è anche la fattura emessa dalla Mp Arredamenti srl (il cui rappresentante era Muto Salvatore)». 

La rete Mazzei, la Foodies sas e l’acquisto della società della famiglia Morra

Tra le aziende che avrebbero fatto parte della rete funzionale agli scopi di Mazzei vi sarebbe anche la “Foodies sas di Samuele & Co”, già salita agli onori delle cronache negli scorsi anni. La ditta avrebbe partecipato con una fattura da meno di 3mila euro emessa il 10 dicembre 2018 al sistema ideato per ottenere i fondi di “Resto al Sud”. In passato era comparsa in un articolo de La Verità nel quale si raccontava che una società della famiglia del presidente della Commissione Antimafia Morra – avente in gestione il locale Ginger beach nel Tirreno cosentino, la Sangi srl, acquisita da un imprenditore cosentino della movida – era stata affittata come ramo d’azienda proprio alla “Foodies s.a.s. di Pietro Francesco Samuele”, Hr manager della Mazzei Consulting & Partners di Andrea Mazzei. All’epoca Mazzei venne definito semplicemente come un commercialista vicino al Partito democratico. Qualche tempo dopo, però, finì coinvolto nell’inchiesta della Procura di Cosenza “Money for nothing”. Oggi il profilo delle società connesse in qualche modo allo studio Mazzei, visti i presunti legami tra il professionista e personaggi legati ai clan, è decisamente più oscuro. (p.petrasso@corrierecal.it)

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