Ultimo aggiornamento alle 12:56
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

il personaggio

“Moda Mare” inguaia il suo creatore. Ai domiciliari Occhiuzzi, direttore dei programmi de LaC Tv

Le accuse della Dda al conduttore televisivo. L’incontro con l’imprenditore colluso e gli uomini della cosca Muto per la security dell’evento

Pubblicato il: 01/09/2022 – 14:10
di Pablo Petrasso
“Moda Mare” inguaia il suo creatore. Ai domiciliari Occhiuzzi, direttore dei programmi de LaC Tv

COSENZA La sua creatura, “Moda Mare”, un must dell’intrattenimento a Cetraro, occupa giustamente ampia parte del curriculum di Francesco Occhiuzzi. Il guaio è che l’evento organizzato da anni nel centro del Tirreno cosentino appare anche tra le carte dell’inchiesta “Reset” della Dda di Catanzaro che vede Occhiuzzi tra le persone finite agli arresti domiciliari. 
Conduttore televisivo, direttore artistico e organizzatore di eventi, il 59enne vanta esperienza a Mediaset (come inviato per Rete 4) e molte collaborazioni con artisti nazionali. Dal 2017 – sempre da curriculum – è direttore dei palinsesti de LaC Tv. L’accusa a suo carico è di illecita concorrenza con l’aggravante mafiosa, reato che si sarebbe consumato proprio nell’organizzazione di una delle serate di “Moda Mare”, quando Occhiuzzi avrebbe scelto per la sicurezza una società riconducibile al clan Muto (dopo aver sottoscritto un contratto, poi annullato, con un’altra impresa). Per il gip Alfredo Ferraro il conduttore avrebbe concorso «ad assicurare al Caputo (Giuseppe, imprenditore della sicurezza che sarebbe vicino alla cosca Muto, ndr) una posizione dominante nel settore della sicurezza, partecipando a riunioni con persone vicine e/o collegate alla criminalità organizzata». Occhiuzzi si sarebbe «messo a disposizione di Caputo, conferendo un contributo concreto alla realizzazione del delitto». 
È l’edizione 2019 di “Moda Mare” che mette nei guai il direttore artistico de LaC Tv. Per organizzare l’evento, Occhiuzzi «aveva già contattato un’altra agenzia per la sicurezza». Il fatto avrebbe irritato Caputo, plenipotenziario del clan nel settore. L’imprenditore si sarebbe detto «offeso» per quel comportamento.

Incontro con i membri del clan Muto per la security di “Moda Mare”

E avrebbe chiesto un incontro con Muto ad Andrea Gentile, trait d’union con il clan di Cetraro. Il 10 agosto quell’incomprensione arriva a una sintesi: ci sarebbe stato, infatti, «un incontro presso lo studio di Occhiuzzi tra questi, Caputo, Francesco Muto, Ciro Pignataro e tale Alessandro (non compiutamente identificato)». Caputo avrebbe commentato con un suo collaboratore l’esito di quel confronto: dal dialogo, secondo quanto riportato in ordinanza, emerge «che Caputo aveva ottenuto il lavoro per l’evento “Moda Mare 2019”, e che non si preoccupava dei ritardi dei pagamenti (come successo l’anno precedente per il “Moda Mare 2018”) visto che il denaro doveva essere corrisposto direttamente ai Muto, ragion per cui non vi sarebbero stati ritardi». Qualche giorno dopo, il 16 agosto, Occhiuzzi e Caputo si incontrano. E l’impresario è preoccupato «di trovare una “scusa legale”» per la ditta già contrattualizzata. Dovrebbe, in sostanza, spiegare perché ha cambiato idea. Occhiuzzi, sintetizza il gip, «suggeriva che fosse proprio Muto a dirlo» per «evitare eventuali obiezioni»; per Caputo non serve: basterebbe «fare semplicemente il suo nome». «E tu digli che ci sono io… guarda che non ti dicono niente… digli guarda che c’è Giuseppe e vedi che cos’è che ti dice». Emergerebbe, poi, che i due si sarebbero accordati «sulla corresponsione dei proventi, di cui una parte era destinata a loro, intendendo chiaramente il clan Muto. Infine, si rileva che vi sono elementi dimostrativi che il servizio di sicurezza veniva effettivamente svolto dal Caputo». 
Per il gip Alfredo Ferraro «Caputo aveva acquisito una posizione dominante nel settore sicurezza, al punto di riuscire a emergere nonostante la scelta del rivale fosse stata già opzionata». E che la condotta contestata «da un lato è stata posta in essere con le tipiche modalità mafiose reiterate in determinati contesti ambientali quale quello calabrese (…), dall’altro lato rappresenta una chiara manifestazione del controllo del territorio da parte di cosche ‘ndranghetiste che in tal modo riescono a mantenere una posizione egemone rispetto alla (quasi) totalità delle attività produttive». (p.petrasso@corrierecal.it)

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x