LAMEZIA TERME Il candidato di centrodestra più sereno e forte dei sondaggi elettorali. Le candidate del centrosinistra e del M5s consapevoli di dover inseguire e pronte a scambiarsi reciproche accuse sulla caduta del governo Draghi e sui rumors per le future alleanze. È stato questo il leitmotiv che ha accompagnato la seconda puntata stagione de “L’altra politica” andata in onda ieri sera a partire dalle 21.30 su “L’altro Corriere Tv” (canale 75 del digitale terrestre). Ospiti di Ugo Floro in studio sono stati 3 dei 12 candidati al collegio uninominale al Senato “Cosenza-Crotone”. Si è trattato di Francesca Dorato (Pd-centrosinistra), Ernesto Rapani (FdI-centrodestra) e di Maria Saladino (M5s).
È stato lo stesso Rapani ad ammettere, davanti all’ennesima scintilla scoppiata nel corso del confronto televisivo fra le due candidate, di essersi sentito a un certo punto quasi «inopportuno». Da una parte, infatti, si è vista una Dorato tutta tesa a tacciare il M5s di «irresponsabilità nella caduta del governo Draghi» e quindi di «inaffidabilità per l’accordo elettorale»; dall’altra, Saladino pronta a respingere colpo su colpo le accuse al mittente, soprattutto interessata a scrollare di dosso dal M5s le responsabilità dello scioglimento anticipato delle Camere per affibbiarle a Lega e Forza d’Italia. Partiti questi, che almeno secondo le dichiarazioni della candidata Cinquestelle, sarebbero pronti a «una coalizione allargata per un Draghi bis» all’indomani del voto e che infrangerebbero così «il sogno di Meloni pronta a essere la prima donna a capo del governo italiano».
Ampio confronto dei candidati, inoltre, sempre nel corso del confronto televisivo, anche sul futuro del Reddito di cittadinanza che vede tutti concordi nel mantenimento, ma su cui ognuno ha segnalato una visione propria di rimodulazione.
La candidata “dem”, Francesca Dorato, si è detta forte della sua esperienza a livello amministrativo «oggi, da consigliere comunale e, in passato, da vicesindaco al Comune di Castrovillari» e in quanto «già candidata in un grosso collegio alle Europee del 2014 che comprendeva 6 regioni del Sud Italia». «Più che dalle ambizioni – ha detto la candidata – mi sento sospinta dal programma della nostra coalizione, perché contiene fatti concreti e non certo slogan».
Rapani ha contrapposto il «valore della coerenza di Fratelli d’Italia che ha scelto di non fare parte del governo di unità nazionale», ma anche il lavoro da lui compiuto in Calabria con Fratelli d’Italia. «Si tratta di un collegio fatto di 117 comuni – ha detto nel corso della puntata –, bagnato da due mari e con in mezzo la montagna: quasi impossibile da percorrere. Ma faremo di tutto per arrivare in ogni realtà».
Un passato nel centrosinistra e, oggi, per Maria Saladino, il M5s. «Rappresenta l’area progressista – ha sostenuto la candidata – e quindi il centrosinistra vero» e che non va confuso con il Pd «ormai lontano dai problemi reali della gente». Saladino fonda quindi la rincorsa del Cinquestelle sui valori e i principi che «ha impresso il presidente Conte grazie al suo nuovo corso nel movimento».
«È un dato conosciuto», secondo Dorato, quello della propensione a disertare le urne da parte dei calabresi. Ma per la candidata del centrosinistra «occorre rendere consci gli elettori del rischio elevato di consegnare il Paese in mano a una coalizione sovranista e populista che porterebbe l’Italia indietro di decine di anni, soprattutto dal punto di vista dei diritti civili», con un M5s «irresponsabile nella caduta del governo Draghi», mentre l’alternativa sta tutta nella coalizione di centrosinistra «coerente, responsabile, attenta ai bisogni della gente, democratica».
Per Rapani, invece, «se l’astensionismo è il primo partito anche in Calabria un motivo ci sarà» ed è tutto nel fatto che «la gente è rimasta delusa da chi ha governato nelle ultime 3-4 Legislature e da chi ha “sgovernato” il Paese prendendo parte alla coalizione di unità nazionale». «La piazza strapiena di Cosenza per l’arrivo di Meloni – ha controbattuto Rapani – è la dimostrazione evidente che Fratelli d’Italia ha fatto bene a tenersi fuori dal governo Draghi perché oggi rappresenta, oltre che un baluardo di coerenza, anche l’alternativa coerente e credibile per le prossime elezioni».
Ferma nel ribadire che i principali protagonisti della caduta del governo Draghi sono state «Lega e Forza Italia, oggi alleati di Meloni», Saladino ha sottolineato che «lo scorso governo non ha ritenuto di prendere in considerazioni le proposte del M5s e di Conte, tradendo la fiducia degli elettori». Da questo contesto per Saladino muoverebbe anche il «no» di Letta all’alleanza col Pd.
«Credo relativamente ai sondaggi – ha subito precisato Dorato – perché le campagne elettorali più difficili si giocano nelle ultime ore. Il Pd sta facendo un ottimo lavoro sui territori – ha quindi proseguito la candidata di centrosinistra – soprattutto grazie alla rete capillare dei circoli che compiono un grande lavoro di ascolto sui cittadini». «Questa storia è ancora tutta da scrivere – ha quindi incalzato – soprattutto se il nostro competitor è un centrodestra confuso che in sanità, prima, fa ricorso ai medici cubani, poi, ritorna sui propri passi e fa i bandi per gli specializzandi: i calabresi hanno bisogno di certezze, soprattutto sul diritto alla salute».
Rapani si è detto conoscitore del «corpo a corpo» che si gioca all’Uninominale in virtù della sua candidatura alle scorse politiche del 2018 dove, sebbene sorpassò di gran lunga il candidato di centrosinistra, fu poi «beffato dalla valanga del M5s». Il valore aggiunto di Fratelli d’Italia per Rapani, sta nel fatto che può parlare di «progetti», mentre gli altri partiti devono «fare il consuntivo con l’esperienza di governo». E una stoccata al governo di centrodestra regionale è arrivata dal candidato di FdI nel parlare dell’accordo con i medici cubani che «mortifica i calabresi e assegna risorse altrove».
Saladino è invece convinta che «è possibile invertire la tendenza elettorale in Calabria dando nuovo corso alla proposta di Conte e del M5s». «Valori e principi» li ha definiti la candidata cinquestelle che «coincidono con le esigenze dei cittadini e che sono lontani dalle concezioni del governo uscente a guida Draghi».
È stato un vero e proprio attacco al centrodestra e al Pd, quello lanciato dalla candidata Saladino davanti alla richiesta di Ugo Floro di «quantificare il peso della Calabria» a livello politico in Italia. «I rappresentati calabresi – ha detto Saladino – ci sono sempre stati, nel governo e nelle dirigenze di partito, ma non hanno fatto niente per la Calabria. Il peso maggiore però, oggi – ha detto -, lo hanno il Pd e il centrodestra che si preparano a una grande ammucchiata per il Draghi Bis».
Anticipazioni queste, o meglio previsioni della candidata cinquestelle che hanno acceso una reazione nella collega di centrosinistra Dorato che ha subito risposto: «Le dinamiche del M5s hanno travolto il governo Draghi perché è venuta meno coerenza e affidabilità da parte del movimento, mentre però tutti i ministri cinquestelle sono rimasti saldi alla poltrona, noi invece saldi e coerenti sulle nostre posizioni».
«Posizioni salde – ha quindi replicato Saladino – che vedranno una grande unione all’indomani del voto fra i partiti di centrodestra e il Pd e che infrangerà il sogno di Meloni come prima donna premier perché si darà vita a questa grande “ammucchiata draghiana”».
Quasi fosse un terzo incomodo, è stato quindi Rapani a spezzare un po’ la tensione in studio, ironizzando sul fatto che sentisse «quasi inopportuna» la sua presenza al dibattito.
Rapani ha assicurato che nel programma di Fratelli d’Italia c’è un «sì chiaro e netto ai rigassificatori, così come al potenziamento di quelli esistenti e all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili per combattere il caro energia». In considerazione di questo e del recente provvedimento del governo sulle Zes, Rapani ha detto che «la 106 non è più un problema della sola fascia ionica, ma di tutta la Calabria» e che il ponte sullo Stretto «è necessario, ma ci sono prima priorità infrastrutturali per la mobilità». Quindi è arrivato un attacco sul Reddito di cittadinanza che Rapani ritiene utile, ma che «non può essere una mancia elettorale» e che dunque «va assolutamente rivisto in quanto non è possibile che sia superiore alle pensioni sociale minima», mentre la via da seguire è quella tedesca con «più assunzioni e maggiori defiscalizzazioni per le imprese che lo fanno».
Per sommi capi, sulla stessa linea Dorato che ha riconosciuto «l’assoluta valenza» durante la pandemia del Rdc, così come di recente, nel momento di caro dei costi scatenati dalla guerra in Ucraina. «Il reddito va assolutamente mantenuto – ha quindi detto –, ma occorre pensare a misure a sostegno sul caro energia, come fissare il tetto del gas in Europa e proporre contratti sociali per le famiglie».
Ha invece difeso e rispedito al mittente ogni considerazione sul Reddito di cittadinanza, Saladino che ha replicato: «Le analisi dei colleghi provocano un sorriso di disapprovazione politica, soprattutto quando si definisce il Rdc una “mancetta elettorale”. È una misura di protezione sociale – ha difeso la candidato – che ha aiutato le famiglie italiane nel momento di maggiore difficoltà per la nostra economia. Come ogni novità – ha ammesso Saladino – è ovviamente suscettibile di modifiche, ma tenetelo fuori dalle beghe in atto tra centrosinistra e centrodestra. Così come sono provvedimenti di protezione sociale il bonus sulle bollette e l’edilizia che il governo Draghi ha interrotto bruscamente lasciando in difficoltà imprese e famiglie», ha stigmatizzato Saladino.
Per Dorato la prima attività della sua agenda, davanti a una eventuale elezioni in Senato, sarà quello di formulare proposte d’intervento su agroalimentare, turismo e infrastrutture con la statale 106 in cima alla lista.
Rapani ha sfoggiato nel corso della puntata l’asso nella manica relatio al caro bolletta e contenuto nel programma di FdI che propone di bloccare l’Iva sugli aumenti.
Saladino, infine, in quanto da sempre «impegnata in un’azione di ricambio generazionale», si occuperebbe in prima istanza di politiche del lavoro.
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