COSENZA «La sanità calabrese è in crisi; non servono conflitti professionali né tanto meno politici». Fausto Sposato, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Cosenza, ha inteso convocare la stampa, presso la sede degli infermieri cosentini, per rilanciare proposte ed idee sulla querelle in atto da giorni.
«Confrontiamoci sui veri temi e sui bisogni delle persone e dei pazienti – il suo appello –. Noi infermieri siamo disponibili a fornire il nostro contributo alla sanità», ha spiegato ai giornalisti. Da dove partire per Sposato? «Dalla proposta della mobilità extraregionale per far rientrare i nostri giovani», annuncia. Un doppio risultato per lui, in prospettiva: «le risorse e soprattutto gli operatori calabresi che non andranno più via».
La seconda proposta messa sul piatto da Sposato è l’indizione, non più rinviabile a suo dire, di un concorso regionale a tempo indeterminato. «Non è più possibile delegare le varie aziende territoriali – ha stigmatizzato –, soprattutto se si considera che nelle diverse attuali graduatorie si verifica la presenza delle stesse persone. È evidente che quei numeri non sono reali», afferma ancora Sposato. «Il tempo indeterminato – ha aggiunto – allontana la precarietà e favorisce chi, invece, vuole partecipare».
«La sanità calabrese non è solo sanità pubblica, ma occorre soffermarsi anche su quella privata», per il presidente dell’Ordine di Cosenza. «Molti operatori, tanti nostri colleghi – ha incalzato –, scappano letteralmente dalla struttura privata per andare a lavorare in quella pubblica. Il vulnus da colmare allora è proprio quello di dare la possibilità a tutti di lavorare anche nel privato, ma pagati dalla sanità pubblica», contiene la terza proposta.
Da qui la richiesta di un incontro al commissario e governatore Roberto Occhiuto:
«Porteremo sul tavolo le nostre proposte – ha annunciato – che certamente prevedono minori costi rispetto a tante altre. Non abbiamo nulla contro chi arriva da fuori ma occorre, prima, avere le carte in regola e conoscere la lingua italiana, soprattutto in un sistema critico come quello sanitario», ha aggiunto Sposato.
Nella sola provincia cosentina dei 13mila infermieri calabresi ne operano ben 5mila, ma nonostante tutto c’è una carenza di 3mila infermieri a livello regionale. «Una sanità che nella nostra regione ha bisogno di certezze e meno burocrazia», ha precisato sempre Sposato. «Basti pensare, ad esempio – ha concluso – che il personale medico calabrese non ha ancora ricevuto il compenso Covid, non perché non ci sono i fondi ma perché ogni sei mesi cambiano dirigenti e direttori delle varie Asp e Aziende ospedaliere, e questo non permette di redigere le relazioni da inoltrare alla Regione».
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