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L’addio

Aieta saluta i dem: «La mia esperienza col Pd finisce qui, sostengo il terzo polo»

L’ex consigliere regionale: «Al Paese serve un grande partito riformista». Pecoraro: «La sua adesione al Pd mai stata reale nei fatti»

Pubblicato il: 03/09/2022 – 15:22
Aieta saluta i dem: «La mia esperienza col Pd finisce qui, sostengo il terzo polo»

CETRARO «Il 25 settembre prossimo, più o meno la metà degli elettori, secondo i sondaggi, eleggerà la totalità dei parlamentari decisi, in buona parte, da capi e sottocapi. Un’emergenza democratica al pari, se non più grave, di quella economica. Ribadisco più grave proprio perché da questo infausto meccanismo deriva la qualità dei nostri più alti rappresentanti istituzionali, quelli – per intenderci – che con le loro decisioni dovranno affrontare problemi complessi che riguardano la vita delle famiglie e dei cittadini. A questa dannosa dinamica non si è sottratto il Partito Democratico, il quale, proprio per evitare tali distorsioni, in passato aveva inserito nel proprio statuto lo strumento delle primarie». È quanto afferma in una nota Giuseppe Aieta, già consigliere regionale e sindaco di Cetraro.
«Tuttavia – prosegue – praticare le primarie per deputati e senatori sarebbe stato troppo rischioso per le oligarchie che decidono chi quegli scranni dovrà occupare. Ed ecco che nei territori succede l’inverosimile: patti traditi anche alle nostre latitudini come le cronache ci raccontano, dirigenti ed iscritti tenuti lontano dalle decisioni, liste di proscrizione per coloro che non si sono mai omologati, scelte sganciate da criteri minimi di gradimento della base. Per non parlare della strategia politica: isolamento, incoerenza, vocazione minoritaria. La storia si ripete, prima l’anticraxismo, poi l’antiberlusconismo, addirittura l’antirenzismo ed oggi l’antimelonismo. Si chiama seduzione della rinuncia, ovvero la consapevolezza di non poter vincere le elezioni tranne, poi, accomodarsi attraverso giochi parlamentari com’è accaduto in tutti questi anni».
«È accaduto anche in Calabria – sottolinea Aieta – dove per ben due elezioni regionali si è preferito perdere clamorosamente e a tavolino, evitare le primarie, cannibalizzare propri dirigenti facendo implodere una grande comunità democratica che nel 2014 aveva stravinto le elezioni. Discorso a parte per la linea politica: sembra di essere su una nave senza nocchiero in gran tempesta incagliati alla esasperata ricerca di auto conservazione. Un partito senza una linea chiara è un partito che non offre speranza perché, come scrive Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere della Sera, “tenere insieme chi vota contro il rafforzamento della Nato e chi si riconosce in una prospettiva occidentalista è indubbiamente piuttosto difficile”».
«Ma vi è di più. Da un partito autenticamente riformista e pienamente inserito nell’albero genealogico delle socialdemocrazie europee – sottolinea l’ex consigliere regionale – ci si aspetterebbe maggiore coraggio nel rinnovare la sua classe dirigente. Anche qui registriamo contraddizioni che svelano la natura demagogica di alcune scelte. Da una parte la propaganda di grillina memoria nel presentare giovani under 35 e dall’altra la riproposizione di parlamentari alla sesta, settima o ottava legislatura. Né l’una, né l’altra appare una strategia convincente e vincente, intanto perché la politica dovrebbe essere come la scuola con i suoi gradi d’istruzione e di apprendimento al fine di evitare che un parlamentare non abbia frequentato neanche un consiglio comunale di periferia; e poi perché non è pensabile che vi siano parlamentari con una spinta innovativa e di visione ormai in via d’esaurimento».
«Nel momento più delicato dell’Europa e dell’Italia, dunque, il più grande partito dei riformisti avrebbe dovuto utilizzare maggiore coraggio – insiste Aieta – tenendo uniti tutti quelli che si richiamano ai valori occidentali e democratici senza farsi vincere dalla sindrome del rancore. E invece è accaduto il contrario. Due casi eclatanti: Dario Vassallo, fratello del sindaco Pescatore ammazzato dalla camorra, regalato al M5S dopo anni di battaglie per affermare la verità sulla morte di Angelo, sindaco del Pd; Marcello Pittella, già ottimo Governatore della Basilicata, vittima di una giustizia che distrugge le persone e le carriere, regalato al Terzo Polo. Non è così che funziona una comunità autenticamente democratica. Mancano il mutuo soccorso, lo spirito di appartenenza, la lealtà. Probabilmente nei casi menzionati esiste un non detto che si prova imbarazzo a palesare e che ha a che fare col garantismo, principio costituzionale la cui difesa, il Pd, ha delegato agli altri come la vicenda referendaria ha dimostrato. Insomma, al momento non si intravedono ragioni forti per entusiasmarsi e sostenere una battaglia ideale e politica. La speranza è che queste elezioni sanciscano la definitiva presa di coscienza che al Paese serve un grande partito riformista, democratico, libertario e garantista. Non vi è dubbio che chi meglio interpreta la voglia di infiammarsi dei riformisti è la nuova forza che rappresenta il Terzo Polo di Calenda e Renzi».
«La manifestazione di Milano ne è la prova: tanti giovani, tante donne, tante famiglie unite dalla passione per l’Italia e per l’Europa. Chi si è formato alla scuola dei socialisti riformisti e liberali – conclude Giuseppe Aieta – non può che augurarsi il successo di Italia Sul Serio e della lista Calenda per evitare che la destra vada al governo e, soprattutto, che Mario Draghi termini l’eccellente lavoro che aveva iniziato».

Pecoraro: «La sua adesione al Pd non è stata mai reale nei fatti»

«Ho appreso della fuoriuscita dell’ex Consigliere regionale Giuseppe Aieta dal Partito democratico, un fatto in controtendenza al processo di apertura e allargamento che stiamo portando avanti come Federazione Pd Cosenza e che ha visto proprio oggi fare la tessera allo storico dirigente della sinistra Cosenza Giuseppe Giudiceandrea». È quanto afferma Vittorio Pecoraro, segretario provinciale del Pd di Cosenza, che aggiunge: «Aieta è una persona di valore e per bene che ha mostrato grande impegno per il suo territorio. Tuttavia, non posso non rilevare che la sua adesione al Partito democratico non è stata mai reale nei fatti e che la sua biografia politica è stata segnata da continui cambi di partito, che hanno confuso anche gli addetti ai lavori. 
Nel 2015 da Consigliere regionale del centrosinistra eletto nella lista Democratici Progressisti, scelse di sostenere la coalizione guidata da Forza Italia a Cetraro, imprese ripetuta sempre a danno nel PD nelle successive elezioni amministrative. Da consigliere regionale ha scelto nel 2019 di finanziare pubblicamente la fondazione Open a sostegno Matteo Renzi ed è stato supportato da Italia viva alle elezioni regionali del 2020 con tanto di comunicati stampa. In seguito nel 2021, dopo essere stato uno dei protagonisti della costituzione della lista a sostegno della candidatura di Mario Oliverio alla Presidenze della regione nel 2021 scelse poi all’ultimo di passare nella nostra coalizione a guida Amalia Bruni chiedendo la candidatura a Consigliere regionale. Premesso che non abbiamo elementi su chi abbia sostenuto alle elezioni provinciali del 2021 che hanno visto per pochi voti la vittoria dell’esponente Succurro di Forza Italia, nel 2022 non ci risulta abbia mai partecipato attivamente alle attivita del Partito democratico. Adesso spero che l’addio non arrivi perché non è stato candidato in Parlamento
Salutiamo dunque l’Onorevole Aieta con l’animo di coloro che salutano una persona con cui si è fatto sicuramente un mezzo di strada insieme, ma anche con la consapevolezza di aver dato forse di più di quanto si è ricevuto. Spero che adesso Aieta, che per anni ha chiesto voti agli iscritti ed elettori del Partito democratico, si astenga da giudizi sulla nostra comunità e continui il suo impegno con Renzi, Carfagna, Gelmini o chi vuole senza polemiche».

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