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Lo sgarro ai clan cosentini pagato con il sangue al termine di un corteo funebre

Il tentato omicidio di Pierino Meduri finisce nell’inchiesta “Reset”, coordinata dalla Dda di Catanzaro. «Faceva il sottobanco»

Pubblicato il: 03/09/2022 – 17:27
Lo sgarro ai clan cosentini pagato con il sangue al termine di un corteo funebre

COSENZA Nel lungo elenco di reati contestati, a vario titolo, agli indagati nell’operazione denominata “Reset” coordinata dalla Dda di Catanzaro e che ha inflitto un duro colpo ai clan cosentini, non manca il tentato omicidio. Se è vero che la nascita della “Confederazione” ha unito i sodalizi criminali egemoni nell’hinterland bruzio, è altrettanto scontato ipotizzare come alcune questioni, forse sarebbe più opportuno definirli “sgarri”, richiedessero un intervento decisamente poco diplomatico.

Il tentato omicidio Meduri

Quanto appena asserito trova riscontro nella ricostruzione degli investigatori circa il tentato omicidio di Pietrangelo Meduri (conosciuto come Piero o Pierino) e che vede coinvolti Luigi Abbruzzese detto “Pikachu”, Nicola Abbruzzese e Antonio Abruzzese (classe 1984). I fratelli “Banana” sarebbero dunque responsabili del tentato agguato mortale, come emerge dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Silvio Gioia. «Relativamente al ferimento di Pierino Meduri, questo è avvenuto nel gennaio 2013 in occasione del funerale del papà di (Claudio Pastiglia tenutosi al secondo lotto di via Popilia)», sostiene il pentito. Che aggiunge: «Ricordo, perché ero presente in quanto partecipante al funerale, che mentre si muoveva il corteo funebre ho notato Luigi e Nicola Abbruzzese figli di “banana” ed il loro cognato Antonio Abbruzzese, che discutevano animatamente con Pierino Meduri. Dopo qualche minuto ho avvertito delle esplosioni di colpi di arma da fuoco e subito dopo ho visto allontanarsi i tre Abbruzzese a bordo di una Fiat Punto Abart di colore nero, con inserite nella targa le sigle CZ». Il racconto prosegue. Meduri venne raggiunto da alcuni colpi di pistola «sparati da Nicola Abbruzzese: tale circostanza mi è stata riferita da una ragazza di nome Stefania abitante nei pressi partecipante anch’essa al corteo funebre e che quindi era stata testimone oculare dell’evento».

Lo sgarro pagato con il sangue

Meduri, da quanto emerge dal racconto del pentito, contravvenendo al regime di monopolio imposto per lo spaccio di stupefacenti a Cosenza, «si approvvigionava dell’eroina dai suoi cugini abitanti ad Africo Nuovo. Insomma, la vittima dell’agguato avrebbe fatto ricorso al «sottobanco», pratica non ammessa dai clan cosentini come ha avuto modo di confessare un altro esponente dei “Banana”, Celestino Abbruzzese alias “Micetto”. (f. b.)

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