MOTTA SANTA LUCIA Una mostra sull’intervento militare dell’esercito russo. L’operazione speciale, come Putin vuole ci si riferisca alla guerra in Ucraina. Inaugurata a fine agosto in un agriturismo di Motta Santa Lucia e organizzata da Pramantha Arte contemporary gallery, si chiama “Operazione speciale Sila. L’arte oltre l’ipocrisia”, «ha carattere internazionale» e «nasce dall’esigenza di contrastare una narrazione giornalistica confusionaria e astorica sulle vicende militari nella regione del Donbass» e «dalla necessità di non abdicare alla responsabilità di comprendere la realtà, di decidere e di scegliere». La nota che la presenta definisce un «colpo di Stato» gli eventi successivi a Euromaidan e ricorda «i successivi 8 anni di violenza e massacri subiti dalla popolazione russofona del Donbass, fino a oggi».
Le opere, invece, nascono dal «disagio morale e intellettuale rispetto al dramma degli eventi in corso e, soprattutto, rispetto alla campagna di denigrazione operata dei governi occidentali a scapito di una grande cultura e di un grande popolo come quelli russi». A una narrazione definita monodimensionale si risponde con un racconto altrettanto monodimensionale, schiacciato sulla propaganda putiniana. Accade nel cuore della Calabria. L’iniziativa rimbalza oggi anche sulle colonne del Fatto Quotidiano, che evidenzia la partecipazione, all’inaugurazione del Console onorario di Bielorussia Francesca Milasi e del Console della Federazione Russa per Sicilia e Calabria Sergey Patronov, che ha portato i saluti dell’ambasciata russa in Italia. «Il ministero degli Esteri – sottolinea il Fatto – non commenta, eppure il coinvolgimento della diplomazia russa e bielorussa imporrebbe quanto meno attenzione».
Nel giorno dell’inaugurazione, i tre organizzatori – Antonio Colosimo, Maria Rosaria Gallo e Elvia Politi – hanno ricevuto un testo vergato da Mikhail Rossiyskiy, primo consigliere dell’Ambasciata russa: «Sono lieto di salutare gli organizzatori e i partecipanti della mostra Operazione speciale Sila – L’arte oltre l’ipocrisia. Oggi è necessario avere un certo coraggio civico per promuovere in Occidente un quadro oggettivo degli eventi in Ucraina. Non è stata la Russia ad avviare le ostilità che si stanno svolgendo ora sul territorio dell’Ucraina, della Repubblica popolare di Donetsk e della Repubblica popolare di Lugansk. Per otto anni Kiev ha sistematicamente distrutto la popolazione del Donbass. Si doveva porre fino a questo. E la Russia lo farà».
Toni bellicisti che tolgono qualcosa (se non tutto) alla presentazione della mostra come tentativo di rappresentazione neutrale dei fatti. Nessun imbarazzo per gli organizzatori, felici del messaggio: «Una grandissima emozione e un grande onore il messaggio ricevuto dall’Ambasciatore russo in Italia tramite il Console. Coraggio civico è quello che serve».
D’altra parte, sempre a proposito di neutralità, non ha partecipato nessun ucraino. Questione risolta rapidamente da Colosimo: «Gli ucraini non partecipano per ragioni di sicurezza, avremmo corso il rischio di esporli al linciaggio pubblico». Nella mostra ci sono opere di artisti russi, bielorussi, italiani, turchi ma non ucraini. Colosimo non si scompone, sempre parlando con il Fatto Quotidiano, neppure su questo particolare: «Mi daranno del putiniano? Pazienza».
x
x