ROMA Un viaggio alla scoperta di una terra che, dal Tirreno allo Jonio, si sviluppa alle pendici del Parco Nazionale del Pollino. Un coast to coast che attraversa piccole comunità ricche di storia, di tradizioni e di idee che si proiettano nel futuro, nonostante le difficolta’ che queste terre vivono da sempre. È il viaggio del doc di Paolo Severini “La restanza, Calabria e nostalgia”, in onda domenica 4 settembre alle 22 su Rai5.
Si parte dalla costa dei Cedri, a Diamante, una località turistica, che non ha rinunciato alla tradizione della coltivazione del cedro. Le cedriere calabresi sono meta dei rabbini che selezionano i frutti migliori per la festa di Sukkòth. Diamante è un paese che si affaccia sul mare, anche se ha perso la sua vocazione marittima, ma Maurizio, uno degli ultimi pescatori, non vuole abbandonare la sua pesca sostenibile.
La strada che porta a Morano Calabro è tortuosa. A Campotenese, Biagio produce mozzarelle e ricotte con il latte delle sue mucche, mentre Selene mostra suoi campi di lavanda e Dino fa da guida con il suo motocarro. A Plataci, invece, dalla fine del 1400, la comunità albanese ha messo le sue radici. La comunità arbereshe ha caratterizzato l’evoluzione di questo pezzo di Calabria. Lo zoti (il prete nella confessione bizantina) racconta come vive la sua comunità, mentre Daniela (una ex astrofisica che ha abbandonato la sua carriera universitaria per tornare qui) mostra la sua azienda biologica. E sempre qui, Rossella ha una cantina e Saverio produce pasta.
Per arrivare a Oriolo bisogna percorrere una strada alle pendici del parco del Pollino. Nel centro storico tre ragazzi suonano gli strumenti dei loro nonni: zampogna, organetto e tamburello. Nel castello si trova un osservatorio sismico, inaugurato nel 1978 dal professor Toscani.
Il coast to coast approda, infine, a Rocca Imperiale dove, dietro il castello Svevo, Egidio e i suoi cani cercano i tartufi. Il viaggio nel paese continua in compagnia di Virgilio e Nicoletta, due novantenni nati e cresciuti qui: la loro forza, la memoria che custodiscono e la tempra fisica sono assolutamente invidiabili. Si chiude con Enzo, un costruttore di organetti, che suona davanti al castello.
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