COSENZA “Battesimi di ‘ndrangheta” celebrati in fretta e furia, in carcere o addirittura a distanza. Le affiliazioni, uno dei rituali più importanti nell’onorata società, sanciscono l’ingresso ufficiale nella cosca. Ma oggi, a differenza di quanto accadeva in passato, i riti sono meno solenni e più sbrigativi, al passo con il dinamismo dei tempi.
Numerosi collaboratori di giustizia riferiscono come i cosiddetti “battesimi” si concretizzino sfruttando addirittura i colloqui clandestini che, a Cosenza, spesso e volentieri si consumano sfruttando le finestre del penitenziario di via Popilia. Con riferimento ai luoghi scelti per l’affiliazione, ad esempio, il collaboratore di giustizia Adolfo Foggetti racconta che gli fu attribuito «il secondo grado della “società minore”, cioè quello di “camorrista“, nelle celle del Tribunale di Bari nel corso di un processo. E’ lo stesso pentito a confessare i dettagli in un verbale datato 19 dicembre 2014.
«Sono stato fidelizzato-battezzato nelle celle del Tribunale di Bari, tra il 2006 e il 2007, nel mentre era in corso il processo di primo o di secondo grado, non ricordo, in cui ero imputato per le rapine consumate in danno dei furgoni portavalori. Sono stato battezzato da Luca Bruni, alla presenza di Daniele e Carlo Lamanna», continua Foggetti che aggiunge: «Dopo l’omicidio di Luca Bruni mi venne riconosciuto lo “sgarro”, in un garage nella disponibilità di Maurizio Rango, sito nei pressi dello stadio di Cosenza. Erano presenti,oltre a me anche Ettore Sottile e Daniele Lamanna».
Luciano Impieri, oggi pentito, racconta in verbale del 30 e 31 agosto 2018 di aver ricevuto la «dote dello “Sgarro” che mi è stato attribuito da Maurizio Rango. Porto il segno sul pollice della mano destra, provocato con una lama; In quella stessa circostanza hanno dato lo sgarro anche ad Ettore Sottile, nel magazzino di Fiore Bevilacqua. Fuori c’era Danilo Bevilacqua che ha preso la dote di “Picciotto”, lui infatti porta pure me sulla copiata». Anche Daniele Lamanna, come accaduto per Adolfo Foggetti, ha sancito il suo matrimonio con la ‘ndrangheta quando era recluso in carcere. Il racconto risale al 5 ottobre 2016. «Effettivamente sono stato fidelizzato nel 2005/06 nel carcere di Bari. Ero stato arrestato perché avevo partecipato ad una rapina. Ero detenuto unitamente a mio fratello Carlo, Luca Bruni e Adolfo Foggetti. In quella sede fummo battezzati. Ho il grado di “sgarro” e ho rifiutato altri gradi che mi sono stati proposti in seguito da Francesco Patitucci nel carcere di Cosenza». Anche il neo collaboratore di giustizia Roberto Presta ha avuto modo di raccontare i dettagli dei rituali legati alla sua affiliazione all’interno dell’omonima famiglia. I racconti forniti dai collaboratori rientrano nella serie di confessioni rese agli investigatori e finite nell’inchiesta “Reset” coordinata dalla Dda di Catanzaro. Informazioni utili a ricostruire la scala gerarchica all’interno dei diversi gruppi criminali attivi nel territorio cosentino. (f.b.)
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