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La riflessione

«Cosenza è davvero una città di mafia?»

L’operazione “Reset” portata avanti dalla Dda di Catanzaro ha registrato oltre 200 arresti per reati di mafia nel Cosentino.Un operazione che ha coinvolto anche esponenti politici, alcuni professi…

Pubblicato il: 05/09/2022 – 12:07
di Mario Campanella *
«Cosenza è davvero una città di mafia?»

L’operazione “Reset” portata avanti dalla Dda di Catanzaro ha registrato oltre 200 arresti per reati di mafia nel Cosentino.
Un operazione che ha coinvolto anche esponenti politici, alcuni professionisti e funzionari pubblici, scatenando reazioni e, bisogna dirlo, anche silenzi.
Non si comprende, al netto della prevedibile posizione dei 5S e della reazione garantista di Enza Bruno Bossio, il silenzio delle forze politiche.
Il presidente Occhiuto ha effettuato una dichiarazione equilibrata, ricordando le garanzie costituzionali.
L’intervento che ha suscitato più scalpore è quello del presidente Morra, che ha auspicato l’accesso antimafia nei due Comuni e attaccato, in sostanza, l’ordine degli avvocati.
La domanda che sorge spontanea è se Cosenza sia una città mafiosa o, come pensa chi scrive, una realtà nella quale da decenni esiste una criminalità organizzata che cambia pelle e protagonisti anche in conseguenza delle operazioni giudiziarie ma che è nettamente diversa da altri centri urbani calabresi.
Non discuto l’applicazione del 416 bis da parte di Gratteri ma, avendo letto l’ordinanza, ho perplessità notevoli sia sul coinvolgimento del sindaco di Rende, sia sulla veridicità dei pentiti, il cui numero nella sola provincia cosentina è esorbitante.
Nessuno nega che esista il racket, piaga vergognosa per imprenditori e commercianti, o l’usura, che è un fenomeno tristemente presente a Cosenza da secoli, anche per opera di persone insospettabili.
Ciò che perplime è pensare a un’organizzazione radicata, in grado di penetrare gli uffici pubblici, di condizionare il voto, di determinare scelte strategiche.
Se pensiamo al Comune di Cosenza, solo per l’assessore De Cicco c’è l’ombra di un’accusa peraltro tutta da dimostrare. Non ci sono dirigenti o funzionari, impresa che abbiano appalti o altre entità simili
A Cosenza, anche per una tradizione antropologica che non conosce l’omertà, non vige un codice mafioso.
Da qui a dire che l’area urbana sia un’isola felice ce ne passa. La malavita esiste, fa i suoi affari, si occupa soprattutto dello spaccio di droga, sul cui consumo nessuno fa un’analisi seria.
La guerra iniziata nel 1977, che durò diversi anni mietendo decine di vittime, è un brutto ricordo.
Si può dire che Cosenza non sia una città mafiosa ma che abbia un problema di criminalità e, alla luce dell’operazione reset, anche di possibili ricambi al suo vertice.
La commissione di accesso è assolutamente improponibile ma, certo, i partiti dovrebbero uscire dal loro silenzio. E magari discutere anche sull’utilità di avere, localmente e a livello centrale, una commissione antimafia che non rappresenta più nessuno.
*Giornalista

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