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«Cosa c’entra il fascismo con Giorgia Meloni?»

Conosco personalmente Giorgia Meloni dal 2006. Ha presentato un mio libro, ha svolto un ‘interrogazione per evitare patteggiamenti ai pedofili, ho avuto con lei un rapporto di conoscenza e cordial…

Pubblicato il: 07/09/2022 – 20:07
di Mario Campanella*
«Cosa c’entra il fascismo con Giorgia Meloni?»

Conosco personalmente Giorgia Meloni dal 2006. Ha presentato un mio libro, ha svolto un ‘interrogazione per evitare patteggiamenti ai pedofili, ho avuto con lei un rapporto di conoscenza e cordialità fluente. Sin dal 2006 ho apprezzato la sua intelligenza e capacità, pur non potendo immaginare che arrivasse, come pare, a essere la prima donna a Palazzo Chigi.

Non Palazzo Venezia, come strumentalmente affermano i suoi avversari, con un paragone inesistente con il fascismo, che Pietrangelo Buttafuoco ha magistralmente sintetizzato in un elzeviro, invitando a rileggere la copiosa documentazione prodotta da Renzo De Felice, storico di formazione comunista e poi socialista.

Cosa avrebbe in comune Fdi con il fascismo sin dalla sua genesi? Nulla. Nemmeno la triade Dio, patria e famiglia che Mussolini, se si eccede il secondo punto, mal digerita. È vero che fu “L’uomo della provvidenza” ma i Patti Lateranensi gli servirono a una c coabitazione necessaria con il Vaticano. Egli era profondamente ateo, al punto che sposò la moglie Rachele in chiesa solo nel 19 25 per evidente messinscena

Il fascismo, ricorda Buttafuoco, nasce e muore nel segno della falce e martello, sotto il sol dell’avvenire. Si allea strategicamente con la destra liberale ed economica, come del resto aveva fatto Lenin, per arrivare al potere ma ha una sua connotazione sociale profonda che disprezza il conservatorismo. Non è mai di destra, come ci ricordano Gentile e Parlato, e si fonda su un’idea di corporazione che ha un sottofondo egualitario.

Il fascismo regime, diventato macchietta con la favola dell’impero e con le scelte di politica estera, esalta il colonialismo ma in una visione mediterranea. Il suo nemico, ancor di più a Salò, è il capitalismo atlantico, l’esatto contrario di quanto pensa Giorgia Meloni.

Fdi vuole abolire il reddito di cittadinanza e Mussolini, se fosse stato in vita, lo avrebbe certamente difeso.

Pur nella difficoltà di avvicinare un movimento morto 80 anni fa e una forza politica moderna non si vede, come accadeva anche con Fini, nessun collegamento possibile. Certo, ci sono tanti militanti di destra che confondono la Storia e che votano Fdi facendo il saluto romano ma si tratta di residualità senza significato

L’equivoco può essere la fiamma, ereditata dal MSI che, è bene ricordarlo, nacque come intenzione di perpetuazione politica di Salò e come partito “di sinistra”. Se si guardano le radici del fascismo e il programma di Fratelli d’Italia non c’è nemmeno una traccia in comune.

L’unico uomo politico che potrebbe essere paradossalmente definito “fascista” è Renzi, capace mesi fa di rilanciare l’idea della partecipazione dei lavoratori agli utili, argomento mai accennato da Meloni. Purtroppo, il termine si presta a una strumentalizzazione che provoca solo danni elettorali a chi la evoca, Letta, senza quella radicalizzazione che egli auspica. Il totem che si porta dietro ciò che resta della sinistra è un refrain malinconico e triste, che studiosi eminenti hanno già affrontato. Buttafuoco, autore di un memorabile libro “Le uova del drago “, conclude l’epitaffio ricordando che a Predappio non ci sono camicie nere ma il sogno del socialismo. Mentre Giorgia è una conservatrice di stampo anglosassone.

*giornalista

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