LONGOBUCCO Il sogno è quello di passare dal mare alla montagna – quella vera, la Sila – in venti minuti. Oltre trent’anni, però, non sono bastati ad alimentare questa visione, la Longobucco-Mare. Un’arteria che concettualmente si snoda lungo il greto del fiume Trionto tra il comune incastonato alle falde della Sila Greca e – al momento solo in linea teorica – la statale 106. Sì, in linea teorica perché ad oggi manca ancora l’ultimo lotto, quello che si snoda dal ponte di Caloveto alla 106, che sia con innesto Mirto o contrada Foresta a Rossano. Ed è questo amletico “sbocco” sul mare ad essere dibattuto, perché ad oggi quella strada di ferma dopo 11 chilometri (e tra qualche mese al chilometro 17), ma è la sua conclusione ad essere avvolta dal mistero.
Per raggiungere Longobucco, oggi, servono circa 50 minuti percorrendo una prima porzione di strada che si arrampica sulla sponda destra del Trionto fino alla frazione “Destro”. Da quel punto si può percorrere il nuovo tracciato.
L’idea di disegnare una via alternativa alla statale 177 che da Rossano si inerpica in Sila nasce a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, nell’ambito di un ragionamento sviluppato attorno alla bonifica del Trionto. Un ventennio più tardi la bonifica del fiume – a valle – viene appena accennata, sperperando 50 miliardi di lire in quello che doveva essere il progetto della diga sul torrente Laurenzano – affluente del Trionto – per placare la sete degli abitanti e delle produzioni agricole a valle, in tubazioni, scavi, condotte idriche abbandonate a sé stesse ed ancora oggi ben visibili.
Nel 1990, però, la strada inizia a prendere vita da Longobucco in direzione mare con la fatidica posa della prima pietra. La prima parte, dal comune silano alla contrada “Destro” viene, però, inaugurata “appena” venticinque anni dopo, lungo i quali mille peripezie investono progetti, lavori, competenze, governi regionali.
Oggi è costruzione il quarto lotto, quello che dal Destro arriva al ponte di Caloveto lungo circa sei chilometri (5,192 per l’esattezza). I lavori si sarebbero dovuti consegnare nel 2018, oltre quattro anni fa. Le previsioni più rosee riferiscono come termine ultimo i mesi a cavallo tra il 2022 e il 2023. Il quarto lotto sta costando 20 milioni di euro, finanziati con il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2007/2013. Complessivamente sull’opera sono stati investiti al momento circa 100 milioni di euro.
Come accennato, dal ponte di Caloveto in giù è tutta un’incognita ed anche i sindacati che da vicino seguono le sorti di questa infrastruttura – nata con l’obiettivo di creare sviluppo e sottrarre all’isolamento una fetta importante di Sila – non sono a conoscenza né del progetto di Anas né del reperimento delle risorse necessarie.
«Questa infrastruttura dovrebbe collegare l’altopiano silano al mare in 20 minuti – spiega il sindacalista della Cgil Simone Celebre al Corriere della Calabria – ma ha alle spalle una storia lunga e tortuosa». Non ultimi i problemi di carattere sindacale come quelli attuali ma che perdurano da tempo.
«Nei giorni scorsi, e non è la prima volta, abbiamo attivato lo stato di agitazione e ne abbiamo dato avviso al responsabile unico del procedimento della Regione Calabria, che è l’ente appaltante, ed alla società Ferraro Spa perché i circa trenta lavoratori impiegati vengono sistematicamente pagati in ritardo. Al rup abbiamo anche comunicato che non possiamo più consentire questo stato di cose e che siamo pronti a chiedere i poteri sostitutivi alla Regione, per come prevede la legge. Ai lavoratori spettavano, fino a qualche giorno fa, due mensilità, una saldata nelle scorse ore».
«I lavoratori – sottolinea con forza Celebre – devono essere pagati alle scadenze previste dal contratto collettivo nazionale, ovvero dal 5 al 15 del mese successivo. La situazione non è facile, le aziende soffrono in un momento in cui la crisi energetica sta mettendo tutti con le spalle al muro, ma anche le maestranze sono stritolate da questa crisi e quindi devono essere retribuite nei tempi».
Interpellata dal Corriere della Calabria la società Ferraro Spa smentisce alla radice la ricostruzione fornita dai sindacati precisando al contempo che non vi sia alcuna agitazione, che i lavoratori vengono regolarmente pagati e che la vicenda è conseguenza di una forzata strumentalizzazione. Dalla società si fa notare, inoltre , che pur in condizioni non semplici determinate dalla natura dell’opera e dal gravame di una lunga e complicata storia burocratica e progettuale i lavori stanno procedendo con l’obiettivo di portare a termine un’infrastruttura attesa da sin troppo tempo.
Un altro sindacalista di lungo corso della Cgil, Tonino Baratta, da sempre vicino alle sorti della Longobucco-mare ricorda la genesi dell’infrastruttura ed in conclusione chiede lumi sull’ultimo lotto – da Caloveto alla statale 106 – ad Anas ed alla Regione Calabria.
«Il primo ente appaltante – rammenta Baratta – fu la Comunità montana “Sila Greca” con sede a Rossano. Nel 1990 avemmo il sentore che la strada non sarebbe stata finanziata ed allora organizzammo un’imponente manifestazione sotto la sede della giunta regionale a Catanzaro. Giungemmo nel capoluogo con 23 pullman e decine e decine di auto, in migliaia di persone. Il presidente di allora era Rosaio Olivo, il vicepresidente Franco Politano ed in giunta c’era Mario Oliverio. Quella manifestazione servì a sbloccare i lavori».
«Ad oggi – aggiunge – sono stato realizzati undici chilometri già percorribili da Longobucco fino al Destro». Undici chilometri realizzati in un arco temporale di 32 anni. «Ma dobbiamo ammettere – puntualizza Baratta – che i lavori veri e propri sono durati circa la metà del tempo, una quindicina d’anni. Il resto lo si è perso tra attese infinite, riunioni, varianti, ricorsi, ditte che si susseguivano. E c’è da sottolineare anche che le risorse economiche per questa strada non sono mai mancate».
«Sostanzialmente possiamo considerare concluso questo quarto lotto lungo sei chilometri – specifica ancora Tonino Baratta – con un ritardo di quattro anni. Dovrebbe essere consegnato tra sei, sette mesi. Il problema è il lotto successivo, quello conclusivo e di congiunzione con la statale 106. Il progetto è stato affidato ad Anas ormai da qualche anno ma non siamo ancora nelle condizioni di poterne parlare perché non ne conosciamo né dettagli né costi. Si mormora che il progetto possa riguardare l’ammodernamento del vecchio tracciato (che si snoda sull’argine sinistro del Trionto, ndr). Non sappiamo quali siano le intenzioni dell’ente stradale: vorrà rivisitare il vecchio tracciato o dare continuità al nuovo nel greto del Trionto?»
«Ad Anas e Regione – aggiunge Celebre – abbiamo chiesto degli incontri ma senza esiti. Nelle prossime settimane proveremo a forzare la mano. Regione e Anas dovranno fornirci delle risposte».
«Non siamo fiduciosi rispetto all’inizio dei lavori dell’ultimo lotto – conclude Baratta – perché Anas ci deve svelare cosa vuole fare e a che punto è. Solo allora potremo azzardare una stima dei tempi».
La chiosa di Simone Celebre rende l’idea di quanto la questione sia ancora ingarbugliata, dopo oltre trent’anni: «Se c’è la volontà politica di concludere questa strada – chiude – allora toneremo ad essere speranzosi». Nel frattempo, però, in tutti questi lustri migliaia di longobucchesi sono stati costretti alla diaspora. (l.latella@corrierecal.it)
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