ROMA In Italia il 12,7% degli studenti non arriva al diploma, perche’ abbandona precocemente gli studi Il 9,7% degli studenti con un diploma superiore nel 2022 si ritrova in condizioni di dispersione ‘implicita’, cioe’ senza le competenze minime necessarie (secondo gli standard Invalsi) per entrare nel mondo del lavoro o dell’Universita’. Raggiunge invece il 23,1% il numero dei Neet, i 15-29enni che si trovano in un limbo fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione, il piu’ alto rispetto ai paesi Ue (media 13,1%), con quasi 10 punti in piu’ rispetto a Spagna (14,1% ) e Polonia (13,4%), e piu’ del doppio se si Germania e Francia (9,2%). Sono i dati che emergono dal rapporto di Save the Children, «Alla ricerca del tempo perduto – Un’analisi delle disuguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana».
in Italia, le disuguaglianze territoriali si configurano come un fil rouge in negativo che attraversa le diverse dimensioni della poverta’ educativa in Italia. Guardando in dettaglio i dati sulla dispersione “implicita” al termine del ciclo scolastico della scuola superiore, che a livello nazionale si attesta al 9,7%, emerge infatti una forte disparita’ geografica.
Nelle regioni meridionali, osserva Save the Children, nonostante una riduzione consistente avvenuta nell’ultimo anno in particolare in Puglia (-4,3%) e in Calabria (-3,8%), permangono percentuali di “dispersi” alla fine del percorso di istruzione piu’ elevate rispetto alla media nazionale, con una punta del 19,8% in Campania. Se guardiamo poi alle competenze nelle singole materie, in Campania, Calabria e Sicilia piu’ del 60% degli studenti non raggiungono il livello base delle competenze in italiano, mentre quelle in matematica sono disattese dal 70% degli studenti in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Nel caso della dispersione esplicita, l’abbandono scolastico nella maggior parte delle regioni del sud va ben oltre la media nazionale (12,7%), con le punte di Sicilia (21,1%) e Puglia (17,6%), e valori decisamente piu’ alti rispetto a Centro e Nord anche in Campania (16,4%) e Calabria (14%). Anche prendendo in esame la percentuale dei Neet, che in Italia e’ del 23,1%, in regioni come Sicilia, Campania, Calabria e Puglia i 15-29enni nel limbo hanno addirittura superato i coetanei che lavorano (3 giovani Neet ogni 2 giovani occupati).
Gia’ prima del conflitto in Ucraina, nel 2021, la poverta’ assoluta riguardava 1 milione e 382mila minori nel nostro Paese, il 14,2%, in crescita rispetto al 2020 (13,5%). Le conseguenze della crisi energetica e dell’impennata dell’inflazione, che ha un impatto maggiore sulle famiglie meno abbienti e con minore capacita’ di spesa (+9,8%, contro il +6,1% delle famiglie con livelli di spesa piu’ elevati), sono una grave minaccia e potrebbero sospingere rapidamente un numero ancora maggiore di minori nella poverta’. L’impoverimento materiale di bambini, bambine e adolescenti, in crescita nonostante gli sforzi compensativi attuati per proteggere categorie e famiglie piu’ esposte, non e’ che la cornice di un quadro ancora piu’ preoccupante, se possibile, per il loro futuro: l’impoverimento educativo sconta ancora gli effetti di Covid e Dad, soprattutto tra i minori gia’ in svantaggio socioeconomico.
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