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le mani sugli appalti

Scilla, il bando da vincere e l’intervento (decisivo) del capocosca

Giuseppe Fulco, finito al centro dell’inchiesta della Dda di Reggio, si sarebbe adoperato per favorire i fratelli imprenditori Paladino

Pubblicato il: 08/09/2022 – 22:50
Scilla, il bando da vincere e l’intervento (decisivo) del capocosca

REGGIO CALABRIA La ‘ndrangheta allunga i tentacoli sui territori di Scilla, Villa San Giovanni e Bagnara Calabra. A Scilla è operativa la cosca “Nasone-Gaietti”, di cui farebbe parte Giuseppe Fulco, finito al centro dell’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, che coinvolge 22 soggetti ritenuti a vario titolo responsabili di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni in concorso, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà degli incanti, detenzione e porto di armi da fuoco, tentato omicidio, trasferimento fraudolento di valori, tutte fattispecie aggravate dall’agevolazione mafiosa. (qui la notizia)

I tentacoli della ‘ndrangheta a Scilla

Fulco tornato in libertà il novembre 2018, assume in seno al sodalizio «un ruolo direttivo ricevendo la consacrazione della cosca Alvaro di Sinopoli». La nuova linea imposta dal clan, tuttavia, non incontra il gradimento di altri soggetti intranei al sodalizio facenti capo a Virgilio Giuseppe Nasone e ai suoi figli. Nel sodalizio scillese, dunque, l’equilibrio è precario e sono frequenti i contrasti che si manifestano anche nella gestione operativa di alcune delle estorsioni poste in essere ai danni di imprenditori. Nel mirino della cosca finiscono soprattutto gli appalti dei lavori pubblici e poi gli esercizi ai quali sarebbe stata imposta la vendita di prodotti commercializzati da una serie di imprese fittiziamente intestale Giovanni De Lorenzo, ritenuto dall’accusa vicino alla cosca. Non solo il racket delle estorsioni. Il sodalizio, come emerge dall’inchiesta, «tramite i contatti inseriti nel comparto amministrativo del Comune di Scilla si ingeriva nella via politica e nelle procedura cli affidamento delle concessioni demaniali relative alla gestione di lidi balneari».

Il ruolo dei fratelli Paladino

I proventi ottenuti dal pizzo non bastano. La cosca scillese si muove su più fronti e tenta di diversificare le attività illecite per ricavare capitali utili a rafforzare il potere economico del sodalizio. Il clan tenta di allungare i tentacoli sugli appalti comunali di Scilla per ottenere l’assegnazione di concessioni demaniali relative a lotti di terreno posti sulla spiaggia. E’ il 10 marzo 2021, quando l’architetto Bruno Doldo (indagato), responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Scilla, pubblicava l’avviso relativo all’assegnazione di quattro concessioni demaniali, relative ad altrettanti lotti, così come previsto dal piano comunale di spiaggia. Il termine per la presentazione delle domande era stato fissato per le ore 12.00 del 19 marzo 2021. Il 15 marzo dello stesso anno, Doldo «procedeva alla pubblicazione di un nuovo bando, in sostituzione del primo, che prevedeva come termine ultimo per la presentazione delle domande le ore 12:00 del 25 marzo 2021». Al “nuovo” bando, seguirà un avviso pubblico di esito gara – con specifico riferimento al lotto numero 3 – al quale prendono parte Giovanni Paladino e un altro soggetto. Ad aggiudicarsi la concessione sarà proprio Paladino. Secondo l’accusa, i fratelli Paladino si sarebbero «rivolti al capocosca Fulco, al fine di ottenere la concessione demaniale marittima necessaria per la realizzazione del locale denominato “Al chiosco Paladino”». In particolare, sempre secondo l’accusa, Fulco «dopo aver ricevuto la richiesta di supporto da parte degli imprenditori, si adoperava per garantire loro l’aggiudicazione della gara e minacciava un potenziale concorrente affinché non prendesse parte alla gara pubblica, come di fatto accadeva e otteneva informazioni riservate relative sia al contenuto del redigendo bando di gara sia, in seguito alla pubblicazione dello stesso, in merito all’offerta economica presentata dal concorrente dei fratelli Paladino».

L’interessamento di Fulco

La prima emergenza dell’interessamento di Giuseppe Fulco per la gara ad evidenza pubblica in questione «si registra il 2 marzo 2021 quando quest’ultimo, «interloquendo telefonicamente con la moglie di Giovanni Paladino manifesta la sua intenzione di incontrare il marito ed il cognato della donna per affrontare la questione relativa alla gara». In una intercettazione Fulco fornisce alcune informazioni sul bando di gara «Ti stavo dicendo che domani è pronto, il regolamento( !. .) Mi hanno detto, me lo danno domani». Per chi indaga, la disponibilità di simili informazioni dimostra come Fulco usufruisse di canali privilegiati per ottenere in anteprima documenti pubblici nella fase precedente la loro pubblicazione. Il suo presunto impegno, per intervenire illecitamente sull’andamento della procedura, si sarebbe manifestato anche sotto forma di minaccia rivolta ad uno dei potenziali concorrenti, al fine di costringerlo a non prendere parte al bando. Secondo la prospettiva di Fulco, l’idea di un imprenditore, di partecipare ad una gara per l’assegnazione di un terreno pubblico in passato assegnato ad un altro soggetto, era inconcepibile e andava perentoriamente arginata. «La vita è strana, capisci la gente è così, la gente non capisce niente!», dice Fulco al suo interlocutore e aggiunge:«(. .. ) Non è che tu vai e te la prendi, ti prendi la casa mia, voglio dire». Come emerge dall’indagine, per ottenere l’assegnazione della concessione demaniale, i fratelli Paladino avrebbero anche ipotizzato la partecipazione di un concorrente fittizio alla gara, sebbene alla fine avessero desistito. E’ il pomeriggio del 2 aprile2021, quando Giuseppe Fulco e Giovanni Paladino vengono intercettati mentre commentano l’esito della gara pubblica. Il capocosca osserva come la differenza che aveva consentito a Paladino di superare l’altro concorrente fosse stata minima, ma comunque fondamentale. «Tu hai rischiato, perché vedi che il coso è stato poco ah!». (f.b.)

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