RENDE «L’inchiesta giudiziaria sul presunto “sistema” che governa la città di Rende ha ulteriormente messo in luce il degrado delle istituzioni, la gestione privatistica della cosa pubblica, la contiguità con ambienti torbidi: noi non siamo giudici e non condanniamo nessuno, ma abbiamo il diritto, come cittadini, di parlare e difendere la nostra città». È quanto si legge in una nota di AttivaRende, che ha organizzato un’assemblea pubblica per martedì 13 settembre dal titolo “Cosa succede in città”, dopo il terremoto giudiziario che ha visto coinvolto il sindaco di Rende, Marcello Manna, indagato nell’inchiesta “Reset” della Dda di Catanzaro.
«Mentre la giustizia fa il suo corso, – prosegue la nota di AttivaRende – abbiamo bisogno che tutti prendano coscienza, che vedano la palude nella quale l’amministrazione Manna ci ha condotti. Dopo 8 anni di mala gestione, la città è diventata meno vivibile su tutti i piani, ambientale, sociale, produttivo: non è più solo questione di incompetenza o immobilismo, qui parliamo di danni visibili e tangibili dai quali, per riprendersi, altri 8 anni non basteranno. Adesso però la misura è colma: la città è da troppo tempo sulle pagine di cronaca, noi non ci stiamo a passare per collusi o omertosi, Rende non è questa. Rende è la città universitaria che amiamo e che tanti nuovi cittadini ha attirato a sé, è il suo centro storico gioiello del passato ed è la città verde, produttiva e laboriosa del futuro. E’ la città che include tutti e tutte, aldilà delle appartenenze. A prescindere da come evolverà o si concluderà la vicenda giudiziaria, urge un moto di indignazione delle coscienze, perché è ormai evidente che quella parola “libertà” urlata nella casa comunale all’indomani della vittoria, era solo una copertura, un trucco da incantatori di serpenti, un paravento dietro cui nascondere gli affari propri e dei propri amici. Ci appelliamo a tutte le forze autenticamente democratiche, sane e pulite, affinché contribuiscano attivamente al risanamento civile di Rende, vigilando ed impegnandosi direttamente, riappropriandosi collettivamente della politica e degli spazi pubblici, togliendo terreno a chi pensa di continuare a governare con arroganza e prepotenza, come se nulla fosse. Un assessore si è già dimesso, noi chiediamo che la giunta faccia altrettanto, restituendo credibilità alla politica e potere ai cittadini», conclude la nota.
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