REGGIO CALABRIA «Signore siamo a servizio tuo, ma quando siamo asserviti a te nessun cristiano deve essere asservito ad altri». È il forte monito rivolto ai fedeli questo pomeriggio, e in particolar modo ai giovani, dall’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova durante la tradizionale “consegna” della sacra effigie della Madonna della Consolazione ripreso dall’Avvenire di Calabria. È una prima volta per Morrone della ricorrenza a Reggio «ma è una prima Volta anche per voi», ha detto rivolgendosi ai fedeli intervenuti. «Incontriamoci, abbiamo anche noi da imparare da voi», ha detto mondigno Morrone ai giovani intervenuti.
Una folla di almeno 80mila fedeli ha partecipato a Reggio Calabria alla processione in onore della Madonna della Consolazione, patrona della citta’. Dopo due anni di sospensione a causa del covid, la Vara con la sacra effigie della Vergine Maria, dipinta su un quadro realizzato nel 1547 dal maestro Nicolo’ Andrea Capriolo, ha lasciato, portata a spalla da centinaia di portatori, la Basilica dell’Eremo, dove e’ custodita dai Frati Cappuccini. Durante la processione c’e’ stata la sosta davanti ai presi’di sanitari ed a Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale, dove il consigliere Giuseppe Mattiani, in rappresentanza del presidente Filippo Mancuso, ha deposto un mazzo di fiori alla base del quadro. Quindi la “cerimonia della consegna”, dove un tempo, alle porte della citta’, i frati cappuccini affidavano l’effigie miracolosa della Madonna al clero e alle autorita’ cittadine. L’Arcivescovo, mons. Fortunato Morrone, ha ricevuto in consegna la sacra immagine. Assieme a lui, l’Arcivescovo emerito, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, il prefetto Massimo Mariani, ed i sindaci facenti funzioni del Comune e della Citta’ metropolitana, Paolo Brunetti e Carmelo Versace, La Vara ha raggiunto la Basilica Cattedrale, dove vi rimarra’ fino al 27 novembre.
Ha citato “Le Nozze di Cana” e l’episodio descritto nel Vangelo di Luca («Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola») che riguarda la chiama della Vergine. È stata questa la “manovra” dialettica del vescovo che gli ha permesso di arrivare al cuore dei giovani.
«La scelta di Maria, ragazza 14enne – ha commentato il presule – è veramente audace, un po’ pazzoide. L’incontro con il Signore l’ha cambiata – ha proseguito nell’omelia pronunciata in piazza della Consegna -: le ha liberato la sua libertà. Non ha paura delle mode del momento che la volevano reclusa in casa. Come giovanissima donna – ha ricordato Morrone – supera quei comportamenti che appiattiscono al pensiero unico la sua identità, la sua personalità. Non fa le cose perché tutti fanno così. Il suo gesto di carità – ha sottolineato il vescovo – è più forte di ogni restrizione sociale che porta alla rassegnazione, a delegare ad altri quello che in quel momento solo lei può fare: non lasciare sola sua cugina». «Il gesto di Maria ha una forte caratura politica – ha sottolineato Morrone -: si assume la responsabilità della sua scelta perché c’è una vita umana (anzi due, no tre), nella città della Giudea che necessitano di custodia: “Tocca a me!”. “Non importa se altri non fanno il proprio dovere”, avrà pensato Maria, “io mi impegno. Il Signore mi ha chiamata e ha riposto in me la sua fiducia”».
È questo l’esempio che ha dato il là al presule per rivolgersi alla platea dei più giovani.
«Maria giovane e indifesa donna, ma grintosa – ha spronato monsignor Morrone -, non si è lasciata omologare dall’andazzo della vita. Pensando alla giovanissima Maria – ha quindi esplicitato il presule -, penso a voi ragazzi: ai vostri sogni, alle vostre difficoltà, alla voglia di vivere e alle esperienze negative che frustrano i vostri desideri, al conflitto con noi adulti che non sempre pensiamo concretamente al vostro futuro perché non ci impegniamo sufficientemente a mettere in campo strumenti e risorse per offrirvi lavoro. Ma penso anche – ha controbattuto il vescovo – alle vostre pigrizie insieme alla vostra generosità in vari campi del volontariato e al vostro impegno nello studio».
Quindi monsignor Morrone ha ammesso: «Avete le vostre ragioni per lamentarvi con noi adulti se non vi lasciamo un mondo più giusto, più bello, più dignitoso, se non siamo attendibili in quel che diciamo o proponiamo, se vi sentite messi da parte e coccolati per tenervi all’angolo (ma non state a questo gioco, non cadete in questa trappola)». «Se il vostro futuro lo stiamo sciupando con i nostri egoismi – ha esortato ancora Morrone -, con l’illusione di essere sempre noi i protagonisti, eterni Peter pan, così occupiamo anche i posti che metterebbero in luce le vostre capacità. Vi penso con la rabbia e la malinconia a lasciare questo territorio per trovare lavoro altrove. Forse anche questo è causa di una mancanza di credibilità e di autenticità che sentite nei confronti delle istituzioni: ribellatevi, ma come Maria, cioè impegnando fin da ora le vostre energie più belle, mostrateci che avete più cuore e fantasia di noi», ha quindi sbottato il presule.
«Di fronte alle tante ingiustizie che notate e vivete sulla vostra pelle – ha incalzato Morrone – e in questa città, denunciate pure… ma pressateci con i vostri sogni e il vostro impegno. Allora aiutateci ad aiutarvi. Siate la nostra spina nel fianco in questa città ma soprattutto nelle nostre comunità cristiane che forse sentite un po’ distanti dalle vostre legittime attese. Scomodateci – ha sollecitato il vescovo – con i vostri sogni che disturbano i nostri schemi. Lo so che non siete stinchi di santi: la vita freme in voi. Nessuno è un arrivato. Avete tanto da imparare ma anche tanto da dire a noi adulti. Ecco probabilmente non diamo credito alle vostre istanze – ha quindi stigmatizzato il vescovo -, perciò non vi ascoltiamo seriamente, vi tappiamo la bocca con lo smartphone più ganzo e sopportiamo le vostre uscite notturne fino all’alba per quieto vivere e così rischiamo di non comunicarvi verità, di non aprirvi alla realtà, anche quella più cruda».
Monsigno Morrone ha assicurato che «come Chiesa ci stiamo impegnando ad esercitarci nell’ascolto con tutti. Abbiamo tanta ricchezza interiore da comunicarci – ha sotenuto il presule -, tanta esperienze di vite comprese le ferite e attese, da condividere… per camminare insieme e rendere meno faticose le salite della vita. Ecco siamo disponibili ad ascoltarvi e seriamente. So che vi sta a cuore oltre al lavoro, l’istruzione e il clima».
«Incontriamoci – ha poi concluso con l’appello finale -, abbiamo anche noi da imparare. Anche noi possiamo offrirvi qualcosa di buono che toccherà il vostro cuore».
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