ROMA Una società romana di comunicazione e public affairs porta in tribunale Mark Zuckerberg: Maim Group fa causa a Meta per plagio e intende «andare fino in fondo». Il pomo della discordia, spiega la società in una nota, risiede nel logo che accomuna le due realtà. Un confronto che rievoca la sfida tra Davide e Golia.
Il marchio conteso è una grande “M” dalle forme tondeggianti, che riconduce al simbolo stilizzato dell’infinito. Un logo che il fondatore di Facebook non avrebbe utilizzato per primo. Anzi, si tratterebbe di plagio, secondo Fabio Perugia e Daniel Funaro, fondatori dell’agenzia di comunicazione e pubblic affairs Maim.
Meta, che ha inglobato anche WhatsApp e Instagram, Zuckerberg avrebbe copiato il loro marchio. La causa per contraffazione è già stata avviata.
«Siamo Davide contro Golia, non ci sfugge. Ma abbiamo la forza della ragione e della verità», spiega Perugia.
«Il giorno della presentazione di Meta ci sono arrivate decine di messaggi. Sulle prime ci è venuto da ridere. Clienti e amici ci chiedevano se ci avessero copiato il marchio. Poi chi ci conosce meno ha iniziato a domandare se fossimo stati noi a prenderci il logo di Facebook. A quel punto ci siamo dovuti tutelare», incalza Perugia.
La società, che ha sede nel centro di Roma, si è affidata a due avvocati, i professori Maurizio Sciuto e Andrea Zoppini. Il ricorso punta molto sulla tempistica di registrazione del logo Maim: il marchio è utilizzato già da ottobre 2020, la domanda è stata depositata il 26 aprile 2021 e vidimata il 29 ottobre 2021.
Quello di Meta, invece, è spuntato per la prima volta sempre nell’ottobre 2021, si legge. Risulta una registrazione il 5 ottobre 2021 in Giamaica. Per l’Europa, invece, le domande avanzate dalla società di Zuckerberg sono ancora pendenti. Il simbolo Meta – è la posizione di Maim – non è nemmeno registrato in Italia.
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