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«Voto utile e voto necessario»

Col motivo del voto utile, un argomento ricattatorio nel confronti degli elettori, il Partito Democratico ha fatto il deserto alla sua sinistra. A ogni tornata elettorale, agitando il pericolo del…

Pubblicato il: 12/09/2022 – 12:17
di Piero Bevilacqua
«Voto utile e voto necessario»

Col motivo del voto utile, un argomento ricattatorio nel confronti degli elettori, il Partito Democratico ha fatto il deserto alla sua sinistra. A ogni tornata elettorale, agitando il pericolo della destra (grazie anche agli errori delle forze politiche radicali), ha ridotto all’irrilevanza i rappresentanti della classe operaia e dei ceti popolari. E nel corso degli ultimi 15 anni, avendo quale prospettiva l’allargamento dei consensi e del proprio potere, ha condotto una politica moderata che l’ha trasformato nel partito dei ceti abbienti e conservatori del Paese. Ha voluto conquistare gli elettori che votavano per il centro destra ed è diventato un partito di centro-destra. Adesso i suoi dirigenti temono che Lega, FdI e Forza Italia manomettano la costituzione e realizzino il presidenzialismo. Ma se sono i loro dirigenti a volerlo? Il 23 marzo 2018 in una Proposta di legge costituzionale Stefano Ceccanti, Andrea Romano e altri parlamentari PD hanno proposto, all’ art.2 «l’elezione popolare diretta del Presidente della Repubblica».
Il progetto presidenzialista cova da anni all’interno del centro-sinistra sin dai tempi della Bicamerale, presieduta da D’Alema.
In vista del voto del 25 settembre i democratici temono che la destra smembri il Paese con la riforma dell’autonomia differenziata. Ma è uno dei suoi massimi dirigenti, Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, a perseguirla da tempo, anche se in forme più contenute rispetto al Veneto e alla Lombardia. E allora come può il PD agitare il pericolo della destra se esso stesso persegue una politica di destra, solo con toni più moderati? Come possono Sinistra e Italiana e i Verdi pretendere di rappresentare la sinistra e l’ambientalismo se coprono la politica del partito di cui sono ininfluenti satelliti? Alcuni elettori, che non credono più agli inganni del PD, pensano che sia utile e di sinistra votare per i 5S. Conte è indubbiamente un bravo leader, che ha dei meriti per come ha governato l’Italia nei mesi terribili della pandemia. Ma Conte può rappresentare la sinistra che manca drammaticamente al nostro Paese? Lui si dichiara né di destra né di sinistra, e non a caso ha rifiutato l’alleAnza con l’Unione Popolare di De Magistris. Ma questa equidistanza centrista dipende anche dal carattere composito dei 5S, privi di una tradizione e di una cultura politica identificabile, dal fatto che dietro Conte c’è un padre-padrone come Grillo, e soprattutto per una ragione: un partito che non è né di destra né di sinistra può allearsi con chiunque, a seconda delle circostanze. Com’è già accaduto. Oggi c’è un solo voto, non utile, ma necessario. Necessario per rappresentare i milioni di italiani che da anni non hanno più voce in Parlamento. Quello a Unione popolare, un soggetto composto da forze che hanno una tradizione politica e di lotte, da giovani che operano sul territorio accanto alle popolazioni, da un ex sindaco che ha realizzato l’acqua pubblica a Napoli e difeso i beni comuni. Ma anche una comunità ispirata anche da un folto gruppo di intellettuali, docenti universitari, sociologi, storici, filosofi, urbanisti che da anni elaborano una nuova cultura politica e sono in grado di indicare una prospettiva di benessere collettivo compatibile con gli equilibri, oggi compromessi, del pianeta.

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