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«Bella ciao, la Pausini, la resistenza»

«Chi, oggi, morirebbe per difendere la libertà e la sua identità nazionale? Nel 2022 la questione non è la difesa della democrazia così come vissuta 80 anni indietro. Non ci sono dittature all’oriz…

Pubblicato il: 14/09/2022 – 12:19
di Mario Campanella*
«Bella ciao, la Pausini, la resistenza»

Che Bella ciao sia una canzone commovente è fuor di dubbio. Antonello Anzani, musicista e architetto, ricorda come fosse nata dalle mondine e poi divenuta canzone dei partigiani nella drammatica guerra civile del 43-45.Che Laura Pausini non l’abbia voluta cantare non significa affatto che sia una “fascista “ o una di destra. Semplicemente non vuole partecipare alla politicizzazione di questo inno, utilizzato anche in campagna elettorale come motivo di scontro e di divisione tra gli italiani. E perché è motivo di scontro? Perché non è avvenuta quella pacificazione che una personalità di spessore come Luciano Violante auspicava, da Presidente della Camera, isolato, nel 1996. Pacificazione che non aveva il senso di mettere sullo stesso piano fascismo e antifascismo ma di capire e conoscere le ragioni di tanti ragazzini, ragazzi, di 16, 18 anni che dalla parte sbagliata morirono per difendere un’idea di patria, che non erano aguzzini nazisti, che non c’entrarono niente con i campi di concentramento, le leggi razziali e tutte le follie che il Duce, per sottomissione e per illusione di vittoria con il terzo Reich, commise dal 1935 in poi. Quell’Italia era divisa in due, come dimostra il consenso anticomunista del dopoguerra. Senza ritornare sulle tragedie e il fascino del primo fascismo, su cui Beniamino Donnici ha magistralmente parlato, Bella Ciao tocca corde comuni di ribellione e resistenza. È una canzone anacronistica, come tutti gli inni ideologici, poiché richiama a un senso di onore e di Patria che non alberga più nei sentimenti di nessuno, almeno nell’0ccidente. Chi, oggi, morirebbe per difendere la libertà e la sua identità nazionale? Nel 2022 la questione non è la difesa della democrazia così come vissuta 80 anni indietro. Non ci sono dittature all’orizzonte ma c’è il pericolo più strisciante del pensiero unico dominante. L’antifascismo di maniera di cui parlava Pasolini, tacciandolo di fascismo silente, si nutre di vecchi totem. Anche il 25 aprile è divenuta una liturgia di parte, che non ricorda un sentire comune, come dovrebbe invece essere La campagna elettorale in un momento così difficile, in cui a essere a rischio sono la tenuta economica e la sopravvivenza degli ultimi, dovrebbe toccare altre corde. Ma non si riesce ad andare oltre una contrapposizione sterile che forse produrrà, tra non molto, un altro accordo di “emergenza“ Lasciamo Bella Ciao alla sua storia, certamente luminosa e ricca di coraggio e sacrificio. E lasciamo che i cantanti restino fuori da retoriche dimostrazioni di patriottismo, inesistenti. Le loro , in fondo, restano sempre e solo canzonette.

Giornalista*

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