COSENZA «Con molta probabilità, già da fine settembre i bonus Covid saranno pagati dalle aziende ospedaliere e sanitarie già allineate con le procedure», hanno detto ieri, all’imbrunire, ai piani alti della Cittadella. Dal dipartimento Tutela della salute era appena uscito il decreto dirigenziale numero 10454 del 9 settembre 2022, che allo scopo accerta 22 milioni, di cui ne impegna sette in favore degli ospedali pubblici, compreso il policlinico universitario di Catanzaro, e 15 a beneficio delle cinque Asp del territorio calabrese. In sostanza, il decreto in questione chiude il lungo, apposito iter amministrativo, iniziato nel febbraio scorso con una rimodulazione, da parte della giunta regionale guidata da Roberto Occhiuto, del «Programma Azione e Coesione (PAC) 2014/2020». Allora l’esecutivo regionale aveva previsto «un incremento» «di euro 22.000.000» dello stesso Pac, «al fine di finanziare spese afferenti agli stipendi di medici e personale sanitario temporaneamente impiegato nel contrasto all’emergenza epidemiologica Covid 19», «secondo la tipologia di contratto definita a livello nazionale».
Che cosa succederà, quindi? Le nove aziende del Servizio sanitario della Calabria dovranno rendicontare le spese per i cosiddetti «eroi del Covid», che poi potranno ricevere in busta paga gli attesi bonus per il lavoro svolto nel periodo dell’emergenza sanitaria. L’ospedale di Cosenza sarebbe al riguardo già pronto, trapela nei corridoi della Cittadella regionale. Pertanto, ritiene un funzionario che si occupa di contabilità, «dovrebbe essere in grado di includere l’indennità Covid nel prossimo stipendio in pagamento».
«No, perché – confida un dipendente regionale di lungo corso – bisognava per forza trovare le risorse necessarie, in quanto non c’erano più i soldi inviati dal governo nella prima parte del terribile anno 2020. Tenga conto che, per sopperire alla mancanza dei fondi, sono state reperite risorse europee, tuttavia soggette a procedure di rendicontazione molto severe e a specifici controlli. Questo si poteva fare e questo è stato fatto».
«Lei – chiarisce il dirigente di un’azienda ospedaliera della Calabria, che chiede di mantenere l’anonimato per evitare provvedimenti disciplinari – ricorderà bene il caos che scoppiò quando fummo travolti dal Covid. La gestione dell’emergenza rimbalzò dalla Regione alla struttura commissariale del governo, che poi cambiò responsabili e assetto organizzativo. Tra la Regione e i commissari non ci fu la dovuta sinergia, è un fatto noto. Inoltre, la confusione tra i rispettivi poteri e funzioni aumentò i ritardi a dismisura. C’erano tutte le risorse per organizzare l’assistenza ai malati di Covid, ma la disorganizzazione generale ha comportato grossi problemi gestionali. La verità, lo scriva, la prego, è che negli ultimi tre anni non abbiamo avuto stabilità nell’amministrazione sanitaria, che invece ora stiamo recuperando. Ne hanno fatto le spese i medici, gli infermieri e gli Oss che si erano tuffati nell’assistenza dei pazienti Covid».
«Non appena – spiega un veterano degli uffici amministrativi della Cittadella – le aziende del Servizio sanitario regionale avranno trasmesso le dovute rendicontazioni. La pratica è in via di conclusione, la Regione ha sbloccato i pagamenti di queste spettanze, chiudendo il capitolo delle lungaggini del passato, che era diventato motivo di vergogna a livello nazionale».
«Le elezioni non c’entrano affatto», risponde con garbo un medico che per il proprio mestiere frequenta il dipartimento regionale Tutela della salute. «Qui fanno ogni giorno i salti mortali: per non perdere i finanziamenti del Pnrr, per trovare sanitari e per pagare chi ha lavorato nell’assistenza Covid. Chiediamoci, piuttosto, per quale motivo si era perduto tanto tempo, tra promesse e rinvii, nonostante le sacrosante e costanti proteste degli interessati. Aggiungo che tante volte, soprattutto in Calabria, gli ostacoli arrivano dalla burocrazia, anche in maniera sottile». A questo punto, le aziende del Servizio sanitario regionale facciano presto. L’autunno si annuncia caldo. Oppure freddo, se il meteo, che nessun apparato pubblico può gestire, dovesse portare perturbazioni.
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