Cinquemila euro ciascuno per un viaggio fino all’Europa, un «pasto di pane acqua e marmellata» al giorno e per il resto «bastonate» e minacce con il coltello. In quattro giorni di viaggio un gruppo di migranti è stato alla merce degli scafisti, accusati di avere guidato il barcone soccorso il 30 agosto scorso a circa 15 miglia dalle coste dinanzi Bovalino, nel Reggino, dalla nave “Cinus” della Guardia di Finanza e da un pattugliatore di Frontex, poi sbarcato il giorno successivo a Catania.
I tre presunti scafisti sono Ehab Antar Mohamad Darwish di 20 anni, Samir Farag Hamdoudi Asaqua di 32 anni, e Alhaj Mostafa nato in Egitto di 20. Devono rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I migranti erano stati salvati da un peschereccio di legno e ferro lasciato andare alla deriva, stipati insieme ad altri (in tutto 500) parte dei quali successivamente fatti sbarcare al porto di Messina. Le indagini, sotto il coordinamento della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, sono state svolte dalla Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione della Squadra Mobile. Samir Farag Hamdoudi Asaqua sarebbe stato il comandante del peschereccio: avrebbe utilizzato, hanno raccontato i migranti, un grosso coltello «che brandiva ogni qualvolta controllava noi e per mantenere l’ordine»; a Ehab Antar Mohamad Darwish spettava la sorveglianza dei migranti sul peschereccio, durante la fase di navigazione; Alhaj Mostafa, anche lui sorvegliante, era il motorista. Samir Farag Hamdoudi, Asaqua era un ‘esperto’: il 15 giugno 2014 era stato fermato dalla squadra mobile di Reggio Calabria per avere condotto un peschereccio proveniente dall’Egitto con a bordo 283 cittadini extracomunitari, poi lasciato andare alla deriva.
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