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Ferro-Orrico, sfida sul reddito di cittadinanza: «E’ metadone di Stato». «No, assicura giustizia sociale»

A “L’altra Politica” serrato confronto tra le candidate di FdI e M5S alla Camera: toni polemici anche sul tema della lotta alla ‘ndrangheta

Pubblicato il: 15/09/2022 – 7:06
Ferro-Orrico, sfida sul reddito di cittadinanza: «E’ metadone di Stato». «No, assicura giustizia sociale»

LAMEZIA TERME Un confronto serrato, a volte anche aspro, ha caratterizzato la puntata del talk “L’altra Politica” andata in onda ieri sera su “L’altro Corriere Tv”: da un lato Wanda Ferro, parlamentare uscente e candidata alla Camera con Fratelli d’Italia nel collegio uninominale di Catanzaro-Lamezia e nel collegio plurinominale, dall’altra Anna Laura Orrico, parlamentare uscente e anche lei candidata alla Camera con il M5S nel collegio uninominale di Cosenza-Tirreno e nel collegio plurinominale. Sollecitati dalle domande di Danilo Monteleone, la Ferro e la Orrico hanno dato vita a un appassionato “duello” (ovviamente politico e sempre mantenuto sui binari del rispetto reciproco) su alcuni temi dirimenti: dal reddito di cittadinanza, attaccato dalla Ferro («metadone di Stato») e difeso dalla Orrico («ha generato giustizia sociale») al tema del contrasto alla ‘ndrangheta per arrivare alle questioni più prettamente politiche.

I limiti della politica calabrese

In premessa, Monteleone ha evidenziato il limite storico della politica calabrese, l’incapacità di fare squadra. La Ferro ha sottolineato «una differenza tra Nord e Sud a discapito del Sud e quasi mai si è riusciti a fare un gioco di squadra in difesa della Calabria. Abbiamo assistito a due velocità, con il Nord che spesso è riuscito ad avere la volontà di raggiungere e un unico obiettivo al di là delle appartenenze e del gruppo politico. Auspico che nella classe politica calabrese questo non accada più». A sua volta la Orrico ha rimarcato: «Concordo sul fatto che noi calabresi facciamo fatica a fare rete e lavorare insieme. Nel periodo in cui sono stata sottosegretario, tra l’altro nell’anno duro della pandemia, ho sempre dato sponda a tutti, a prescindere dall’appartenenza politica perché quando si assume un ruolo istituzionale bisogna dare priorità al bene comune, è necessario trovare punti in comune perché la Calabria possa fare quello scatTo di reni che ancora manca».

Il ruolo della cultura

Un tema molto “sensibile” riguarda le potenzialità della Calabria sotto il profilo dell’offerta culturale. Per la Orrico «abbiamo tanto da valorizzare e da scoprire. L’osservatorio al ministero della Cultura mi ha dato la possibilità di capire quanti finanziamenti ci sono e quanta poca capacità progettuale abbiamo. Per questo io ho fatto una modifica a una misura da 100 milioni – si chiama “Cultura crea” – dedicata a chi vuole fare impresa nel mondo della cultura, modifica che permetteva di dislocare alcuni finanziamenti sulla formazione alla progettazione. Dobbiamo lavorare un po’ di più sulla capacità di progettazione dei nostri territori». Secondo la Ferro «l’interlocuzione tra Regione e governo mi è sembrata proficua. Su alcuni temi la Calabria può puntare allo sviluppo a 360 gradi, rapportato anche al ritorno turistico e mettere in rete quelli che definisco i tanti “bouquet” che può offrire la Calabria. La Calabria con le sue qualità puntare in alto, e si può puntare in alto quando si ha l’ambizione di diventare centrale: penso agli Studios della Film Commission a Lamezia Terme che può diventare un fattore trainante. Credo che questa interlocuzione per il futuro sarà importante».

Wanda Ferro

La figura di Giorgia Meloni

Al centro dell’attenzione, la figura di Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia “predestinata” al successo elettorale ma osteggiata dalle forze che non fanno parte del centrodestra. Per la Orrico «sicuramente ci sono strumentalizzazioni per fare gossip e buttarla in caciara, penso che il tema sia quale visione di Paese vogliamo offrire, soprattutto alle giovani generazioni. Poi ci sono forze politiche che devono fare conti con la storia mentre noi siamo post ideologici: è ovvio che riconosciamo certe battaglie e che ci richiamiamo ai valori progressisti come ha fatto Conte, con una visione della società aperta. Oggi abbiamo una società multiecnica, multiculturale, multigenerazionale, multipla sul piano di genere, quindi – ha rilevato la candidata M5S – la visione di Paese che proponiamo è quella di un Paese aperto, accessibile a tutti e dove le diseguaglianze siano ormai risolte». Così la Ferro: «Vedo che c’è una grande paura, paura verso i consensi e verso l’empatia che Giorgia Meloni è riuscita a creare verso un partito che tutti davano finito e ora è in auge. credo che fa paura l’idea di una proposta e di una visione che oggi probabilmente gli italiani chiedono e vogliono. in questi giorni c’è stata una macchina del fango, con eccessi vergognosi come quello del governatore Emiliano. Ci vuole un linguaggio consono perché – ha sottolineato la candidata di FdI – le parole possono essere pericolose in questo momento in cui il Paese ha bisogno di altro, ha bisogno di sapere come le famiglie arrivano a fine mese, come pagano le bollette, come vedono i figli trovare un lavoro, come si curano in alcuni territori. Ancora sentiamo accuse a una ragazza nata nel 1976, che non ha vissuto in quell’epoca, l’ha sempre condannata e ha sempre dimostrato capacità, passione e amore grande per l’Italia».

Il tema delle alleanze

Il confronto è poi virato sui temi più prettamente politici. La Orrico ha evidenziato che «dopo 4 anni e mezzo di legislatura, avendo sostenuto tre governi la corsa in solitaria il Movimento 5 Stelle l’ha sempre fatta perché eravamo la forza di maggioranza relativa in Parlamento. Quindi, per un motivo o per un altro, o per forza di cose, siamo stati noi a trainare tutte le altre componenti politiche e l’attività del Parlamento, dimostrando una visione innovativa per questo Paese. Abbiamo poi adottato misure di giustizia epocale che non si adottavano in Italia da decenni. Come il reddito di cittadinanza che abbiamo proposto e continuiamo a proporre, ma anche il salario minimo. Qualche altra forza politica, invece, propone con un emendamento, tra l’altro passato nell’ultimo decreto “Aiuti bis”, di aumentare e di togliere il tetto agli stipendi dei manager nella pubblica amministrazione. Abbiamo proposto una grande misura che ha risollevato il comparto edilizio, che era praticamente morto già prima della pandemia, con il superbonus 110% . Noi – ha proseguito la candidata M5S – proponiamo una società che sia all’altezza delle aspettative delle future generazioni che non guardano più ai confini e ai muri perché oggi viviamo in un mondo globale». Per la Ferro «nel centrodestra non ci saranno grandi difficoltà a stare insieme, per noi una stretta di mano vale molto più di un contratto scritto. Abbiamo una visione di Paese che certamente ci vede lontani anni luce da Pd e Movimento 5 Stelle, sono più le cose che uniscono Fratelli d’Italia, la Lega e Forza Italia che, da vent’anni ormai fanno un percorso comune e hanno una visione comune si temi della sicurezza, sulla modifica al reddito di cittadinanza rispetto al fatto che dovrebbe andare agli over 60 e ai disabili, sulla possibilità di incentivare e sostenere le imprese detassandole, sugli investimenti per le famiglie, le giovani coppie, i giovani e gli anziani. Un altro tema è la riforma della giustizia su cui abbiamo posizioni molto chiare sui grandi temi non ci sarà mai scontro. Adesso ritorna la parola al popolo sovrano, ma soprattutto alla politica dopo tanti anni di governi nominati dall’alto con la possibilità di assumersi la responsabilità di governo».

Anna Laura Orrico

Il dibattito sul reddito di cittadinanza

Il confronto poi, com’era prevedibile, si è acceso sul reddito di cittadinanza. Difeso a spada tratta della Orrico: «Credo che immorale sia non garantire un sostegno a chi vive momenti di difficoltà da un punto di vista economico e quindi sociale. Credo che sia immorale non riconoscere quanto il reddito di cittadina abbia generato un po’ più di giustizia sociale. È stata fatta tanta mistificazione e molti media non hanno fatto il loro dovere raccontando questa misura, ovvero raccontando la legge istitutiva del reddito di cittadinanza così come andava raccontata perché non prevede soltanto un sostegno alla povertà ma prevede anche quello il percorso di inserimento lavorativo, ossia le politiche attive del lavoro che sono di competenza delle Regioni. Quando è stato istituito il reddito di cittadinanza – ha detto la candidata M5S – il governo di allora ha erogato alle Regioni un miliardo di euro per la riqualificazione professionalizzazione e l’avviamento dei percorsi di formazione e inserimento lavorativo. Azioni che le Regioni avrebbero dovuto fare attraverso i Centri per l’impiego. Di questo miliardo, siccome le Regioni sono tutte governate a trazione di centrodestra o di centrosinistra, non è stato impiegato neanche un euro, se non qualche spicciolo da qualche Regione. Il reddito sicuramente può essere migliorato, in Germania hanno impiegato 10 anni per renderlo effettivamente efficace. Dateci tempo, dateci fiducia e lo faremo». Di tutt’altro avviso invece la Ferro: «Invito i cittadini a digitare su Google “truffe del reddito di cittadinanza” ed ecco cosa troverete: “Erano in carcere ma percepivano il reddito”, “30.000 gli abusi sul reddito di cittadinanza”, “Torino, percepivano il reddito: Camillo Falvo ha chiesto il rinvio a giudizio di 43 persone”, “40 milioni ai furbetti”. Sono tutti titoli delle agenzie nazionali, quindi parliamo di una massa che avevamo già anticipato quando fu approvato il reddito di cittadinanza. Avevamo detto allora in aula che ci dovevano essere delle griglie molto chiare. Ovviamente, oggi, noi non diciamo che va abolito, ma che va dato ai disabili, agli over 60, a chi è fuori dal mercato del lavoro perché non ha la possibilità di poter lavorare. Riteniamo – ha affermato la candidata di Fratelli d’Italia – che si debba salvaguardare l’individuo e che egli debba servire alla società e per farlo deve avere un lavoro, la dignità di un lavoro, non un “metadone di Stato” che prima o dopo finirà. Se fosse arrivato lavoro, non avremmo visto la Guardia di Finanza e la magistratura denunciare chi lo percepisce come furbetto, ma avremmo avuto tanti di questi giovani che erano occupati. Non ci risulta questo, quindi è più giusto spendere le risorse a sostegno delle imprese affinché, queste, possano consentire a chi entra nel mondo di lavoro anche di crescere. Non si cresce stando sul divano, non si cresce dicendo a un giovane “non abbiamo bisogno di te”. Il reddito in questo momento non aiuta il Paese. Dobbiamo capire che Paese vogliamo: un paese clientelare e assistenzialista? Vogliamo un Paese che si piega su sé stesso?». Ancora Orrico, all’attacco di Di Maio: «Con Di Maio ho avuto un paio di discussioni che poi ho pagato care. L’ho fatto per difendere la mia regione durante le elezioni regionali del 2020 quando non mi spiegavo come mai non avessimo deciso di proporre noi Callipo come candidato alla presidenza e avessimo invece deciso di andare in completa solitudine, sapendo che così era facile servire poi la vittoria alla controparte; e poi quando ci fu la questione di Cotticelli e la nomina di Zuccatelli. Di Maio ha sempre pensato, evidentemente, a sé stesso. Il reddito di cittadinanza, tra l’altro, non lo ha fatto lui perché la proposta di legge al Senato era giunta dalla collega che poi è stata successivamente ministro del Lavoro, Catalfo. Quindi – ha chiosato la candidata M5S – il collega di Maio farebbe bene anche lui a dire la verità, a raccontare meno bugie, che non li recupera così i voti». La Ferro si invece soffermata su alcune divergenze di vedute nel centrodestra, sopratutto tra FdI e Lega, su temi come lo scostamento di bilancio: «Abbiamo appoggiato delle cose giuste, o che almeno che ritenevamo tali. Sappiamo, però, che abbiamo messo un debito sulla testa delle future generazioni sicuramente importantissimo, quindi capiamo ovviamente che c’è l’esigenza di farlo. Non ci chiudiamo a riccio dicendo no a prescindere, però alternativamente vorremmo perseguire altre strade che non siano solo quelle dello scostamento. Conosciamo perfettamente le condizioni in cui versa il Paese perché, al contrario di chi è stato al governo e di chi ha avuto ovviamente poltrone e ministri, noi eravamo nelle piazze quindi abbiamo sentito gli operatori sulla legge Bolkestein, le forze di polizia, le tante categorie come gli albergatori e i ristoratori. Dobbiamo governare un Paese non pensando – ha specificato la candidata FdI che lo scostamento sia l’unica soluzione. Prima di arrivare ad uno scostamento bisogna vedere se ci sono strade alternative perché altrimenti i nostri figli e i nostri nipoti difficilmente avranno un futuro semplice. Sul Pnrr crediamo che, così come ha detto Gentiloni con delle sfumature molto importanti, non è vero che non si possa modificare leggermente su quello che è stato approvato».

Il tema della lotta alla ‘ndrangheta

Ultimo tema, quello del contrasto alla ‘ndrangheta, finora “bypassato” quasi del tutto nel dibattito elettorale: tra la Ferro e la Orrico non sono mancati accenti polemici. «Per noi del M5S non è mai passato in secondo piano il tema della legalità e della lotta alla criminalità organizzata. In Calabria – ha evidenziato la Orrico – abbiamo due candidati eccellenti che sono l’ex procuratore della Dda di Reggio Calabria, Cafiero De Raho, e l’altro è l’ex magistrato che ha fatto parte del pool di Falcone e Borsellino, Roberto Scarpinato. Quindi abbiamo deciso di mettere in prima linea chi nella vita ha sempre combattuto contro la ‘ndrangheta e contro tutte le mafie, svolgendo un servizio per lo stato eccellente e facendolo anche da un punto di vista culturale con il loro atteggiamento e il loro esempio. Questi – ha sostenuto la candidata M5S – sono temi che per noi sono centrali tant’è che abbiamo voluto per esempio nel superbonus che i criteri che potessero ovviamente determinare l’accesso alle aziende al 110% fossero di estrema legalità perché un’azienda che non ha apposto i contratti e che non ha apposto i contributi ai propri dipendenti, per esempio, non può accedere al superbonus. Questo è un piccolissimo esempio». Per la Ferro «quello della lotta alla criminalità è uno dei temi più importanti per me e tanti miei colleghi, ma il vento è cambiato. Lo abbiamo denunciato da molto tempo, prima con Bonafede e poi con la Cartabia e la Lamorgese. Il vento è cambiato ed è cambiato nel momento in cui c’è stata la sentenza sull’ergastolo ostativo, fortemente voluta da Falcone e Borsellino, nel momento in cui, attraverso l’improcedibilità della norma approvata dalla maggioranza, molti processi non arriveranno mai a sentenza. Gli strumenti delle forze di polizia per noi sono necessarie, ma c’è chi ha pensato ad acquistare le casette dell’amore per chi sta al 41 bis. Abbiamo la sensazione che si stia premiando sempre e comunque chi ha dichiarato guerra allo Stato. Ci sono magistrati di primo piano che rischiano ogni giorno, soprattutto in Calabria, sono magistrati sul campo, penso ad esempio al procuratore di Catanzaro Gratteri o a quello di Vibo Falvo. Allo stesso tempo – ha rilevato la candidata di FdI – mi fa molto piacere la scelta di Scarpinato e Di De Raho che, però, contraddicono anche un poco con il “sentimento” che ha ispirato il 5 Stelle. Candidare nella stessa lista chi magari ha avuto qualche problema e mettere come capolista un magistrato è un controsenso rispetto all’idea iniziale dei 5 Stelle. Oggi è cambiata ed è una morale a doppia entrata. Sono una garantista, però, voglio sottolineare una contraddizione, questo cambio rispetto alla morale fatta dai 5 Stelle a tutti i partiti quando dicevano che, proprio perché non c’è un rinvio a giudizio, non è giusto che si possa inveire su una persona». La replica della Orrico: «Non c’è alcun rinvio a giudizio, dovreste guardare alle vostre liste. Poi, se non ci fossimo stati noi dentro il governo Draghi, la riforma Cartabia sarebbe finita molto molto peggio. Quantomeno abbiamo impedito che per i processi di mafia si sancisse l’improcedibilità nei casi del ricorso in appello. Il M5S ha sempre difeso la legalità, poi ci sono dei percorsi che vengono fatti. Sicuramente siamo maturati molto, siamo passati dal giustizialismo a una posizione nella quale i casi debbano essere valutati come per esempio il caso di tanti sindaci che si ritrovano spesso indagati sotto processo, ma non per colpa, ma perché hanno delle responsabilità molto più pesanti di quelle che ad esempio abbiamo noi come parlamentari che non firmiamo atti esecutivi. Quindi c’è un processo di maturazione che è avvenuto grazie al fatto che abbiamo governato il Paese e lo abbiamo governato nel momento più difficile dal secondo dopoguerra fino ad oggi». (redazione@corrierecal.it)

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