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la disperazione

«Mi sento estorto dallo Stato». Rincari e bollette salate, da Falerna il grido di un ristoratore – VIDEO

Aumenti del 3-400% in un anno e turismo a rischio, lo sfogo dopo l’ultima fattura. «Due mesi di lavoro per spendere 12mila euro di luce»

Pubblicato il: 16/09/2022 – 15:31
di Giorgio Curcio
«Mi sento estorto dallo Stato». Rincari e bollette salate, da Falerna il grido di un ristoratore – VIDEO

FALERNA «Sono onesto, non credo molto nella giustizia italiana, ma io mi sono sentito estorto, è come se fosse venuto un criminale da me e mi avesse detto “Palmerino, ogni fine mese mi devi dare 500 euro”. Stavolta si è presentato lo Stato con 7.700 euro, vediamo il mese prossimo chi si presenta». Dichiarazioni forti, parole che nascono però dal profondo e che, come un fiume in piena, esondano, animate dalla disperazione, l’impotenza, e la consapevolezza che – la situazione attuale – è insostenibile. La testimonianza di Palmerino Crialesi, piccolo ristoratore attivo a Falerna, costa tirrenica catanzarese, è uguale a quella di tanti altri piccoli imprenditori, piegati non solo dalla crisi generale del settore e da due lunghissimi anni di pandemia da Covid-19, ma anche da un caro energia che si traduce in bollette salatissime e da diverse migliaia di euro.

Bollette salatissime

Come l’ultima, quella relativa al mese di agosto, che ammonta addirittura ad oltre 7mila e 600 euro, e dove solo la “spesa per l’energia” pesa con 5.737,30 euro. «Già con i primi mesi del 2022 – spiega ai microfoni del Corriere della Calabria – ci siamo accorti di un graduale aumento delle tariffe, quindi il prezzo unico nazionale che saliva e in base a quello noi ci vedevamo aumentare una bolletta mensilmente il prima di un 10% ora siamo arrivati a un 300-400% in più rispetto a quello che si pagava l’anno precedente».

Turismo a rischio

A rischio, dunque, il tessuto economico, ma anche la tenuta sociale: di questo passo, infatti, a rischio ci sono migliaia di posti di lavoro e l’offerta turistica calabrese. «Noi – ci racconta – stiamo combattendo con un aumento di costi di materia prima oltre che di energia. Il consumatore finale frequenta sempre meno i locali, frequenta sempre meno anche le attività commerciali perché le famiglie italiane, specialmente poi quelle calabresi che hanno magari un monoreddito, non riescono ad arrivare a fine mese, figurarsi pensare che possono arrivare ad andare a mangiare al ristorante, a mangiare una pizza, ad avere un extra».

«È una vera vergogna!»

E quando chiediamo come si riesca a fronteggiare questa situazione e con quale spirito si guardi al prossimo futuro, Crialesi non ha dubbi: «Si resiste perché la nostra, come tante aziende, sono a conduzione familiare quindi cerchiamo di stringere il più possibile la cinghia ma continuando così io dico che è una lenta agonia che porta alla morte». «La cosa più brutta ieri, ricevendo la bolletta, è stata guardare in faccia i collaboratori che piangevano dicendo “come è possibile una cosa del genere”. Abbiamo lavorato un’estate intera, abbiamo lavorato 60 giorni, per pagare circa 12.000 euro di bollette. È una vergogna, questa è una vergogna. Mi dovete credere, mi vergogno di essere italiano».

«Un inverno lacrime e sangue»

Immancabile, poi, la stoccata alla politica. «Con questo andamento di costi – spiega – prevendo per l’autunno inverno di lacrime e sangue, non si vedono proposte serie di chi ci governa, l’intenzione di trovare una soluzione. Si cercano sempre alternative e cure palliative, mai definitive. Il malato va curato quando ancora è possibile farlo, prima che si arrivi allo stato terminale e alla morte. La classe politica non sa proprio cosa fare, è questa la cosa più grave. E ad oggi, purtroppo, non sappiamo cosa dobbiamo aspettarci dall’inverno e l’autunno». (redazione@corrierecal.it)

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