La morte dell’Arcivescovo di Cosenza-Bisignano, Mons. Francescantonio Nolè, ha commosso tutti e ha generato un senso di enorme dispiacere in tutti i calabresi. Mons. Nolè è stato un pastore che ha dedicato il suo servizio ai più deboli. Anni intensi che hanno lasciato una traccia indelebile nel cuore di tutti i cosentini. La figura di Mons. Nolè, il suo esempio, la sua totale dedizione alle persone più bisognose non può non richiamare alla mente la figura di un altro vescovo che ha svolto il proprio servizio nella nostra regione: il Venerabile Mons. Agostino Ernesto Castrillo, Vescovo di San Marco Argentano-Bisignano tra il 1953 e il 1955. Ci sono alcune analogie tra questi due testimoni delle Fede, ci sono punti in comune che avvicinano i due in maniera incredibile. Punti di contatto da farli confondere come se fossero una cosa sola. Il primo di questi è l’appartenenza ai francescani. Entrambi frati minori hanno svolto il loro ministero sull’esempio di Francesco. Un esempio che li ha portati ad avere grande attenzione verso gli “ultimi”. E se di questa straordinaria attenzione tenuta da Mons. Nolè è stato fatto cenno prima, di Mons. Castrillo è doveroso sottolineare come spesso lui restava senza niente pur di donare tutto ciò che aveva alle persone che andavano a bussare alla sua porta. Il secondo elemento che avvicina i due è il fatto che entrambi non erano calabresi, ma appartenevano a due province dell’Ordine dei Frati Minori diverse. Mons. Nolè a quella di Campania e Lucana, padre Agostino arrivava dalla Provincia di Puglia e Molise dove lasciò un segno fortissimo quando la città di Foggia subì pesanti bombardamenti nella seconda guerra mondiale, anche se era nato a Pietravairano, in provincia di Caserta. Altro punto di contatto la malattia, il fatto che nonostante tutto entrambi hanno svolto la loro funzione fino all’ultimo istante di vita. Sono due storie di sofferenza, due fulgidi esempi da seguire e ammirare.
*Scrittore
x
x