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L’esclusiva

Richetti: «La Calabria ha bisogno di continuità con “l’esperienza Draghi”»

Il presidente di Azione al Corriere: «Reddito di cittadinanza da rimodulare, ma valido». E sulla sanità: «Risorse non solo sulla base degli abitanti». Mentre sulla lotta ai clan: «Sempre accanto ag…

Pubblicato il: 17/09/2022 – 7:00
di Roberto De Santo
Richetti: «La Calabria ha bisogno di continuità con “l’esperienza Draghi”»

LAMEZIA TERME Per lo sviluppo della Calabria «è fondamentale» che ci sia una «forte continuità con l’esperienza Draghi». Ne è convinto Matteo Richetti, senatore e presidente di Azione nonché capolista del Terzo polo alla Camera nei tre collegi plurinominali dell’Emilia Romagna. L’esponente nazionale del partito di Calenda, rivendica per questo le iniziative intraprese a favore del Mezzogiorno e della Calabria da quell’esecutivo. E su tutte «l’attuazione delle Zes» e «i Contratti istituzionali di sviluppo». «Un gran lavoro», dice.
E sul reddito di cittadinanza Richetti rassicura, «va rimodulato» ma è uno strumento «valido» per «dare supporto ai nostri concittadini in difficoltà». Il presidente di Azione, poi, sulla riorganizzazione sanitaria calabrese sottolinea una necessità in tema di finanziamenti: «bisogna basarsi non solo sul numero degli abitanti». Mentre in tema di contrasto ai clan, Richetti ricorda «è una battaglia che ci vedrà accanto agli amministratori colpiti»

Matteo Richetti, senatore e presidente di Azione

Presidente, vi proponente come continuità dell’esperienza del Governo Draghi. Quali sarebbero i benefici per la Calabria delle iniziative messe in campo dal premier?
«La Calabria e tutto il Mezzogiorno beneficiano di una serie di interventi molto rilevanti che il governo Draghi ha portato avanti con grande efficacia. Grazie anche allo straordinario lavoro del ministro Carfagna si sono ottenuti risultati importanti come l’attuazione delle Zone economiche speciali, i Contratti istituzionali di sviluppo e le tantissime progettualità avviate con le risorse del Pnrr. Con il grande lavoro fin qui svolto è fondamentale per la Calabria e per tutte le altre regioni del Sud Italia che ci sia una forte continuità con l’esperienza Draghi. Il Terzo Polo è oggi l’unica forza politica che vuole dare seguito a quell’esperienza e con quel metodo, e non certo il Movimento 5 Stelle, che ha dato il via alla caduta del governo Draghi, o il Centrodestra che propone una rinegoziazione del Pnrr. Ciò vorrebbe dire far passare del tempo prezioso in cui, invece di implementare le progettualità avviate, si rischia di perdere il lavoro fatto e l’assegnazione definitiva dei fondi messi a disposizione dall’Europa».

Tra i punti di rottura che si sono registrati in quella esperienza c’è stato la rivisitazione del Reddito di cittadinanza. Ma quella è stata una misura che si è rivelata utile, ad esempio, in Calabria per contrastare le sacche di disagio sociale. Quale è la vostra posizione?
«
Abbiamo sempre riconosciuto la validità sociale del reddito di cittadinanza nel dare supporto ai nostri concittadini in difficoltà e non abbiamo mai detto di volerlo cancellare. Uno dei principi del programma del Terzo Polo è l’allargamento delle opportunità a tutti i cittadini e la promozione di una crescita inclusiva e sostenibile, che permetta di condurre una vita più serena alle persone più deboli e in difficoltà a cui oggi sono negati molti diritti e molte opportunità. Riteniamo che il reddito di cittadinanza vada adeguato per permettere ai percettori di vivere una reale inclusività. Per come è stato erogato fino ad ora, il reddito di cittadinanza ha fallito alcuni degli obiettivi che si era posto, soprattutto per quanto riguarda la formazione professionale e l’inserimento nel mondo del lavoro. Per questo motivo siamo convinti che vada rimodulato: per mettere in condizione di lavorare chi può farlo e dare assistenza a chi, per varie condizioni, non può lavorare. Questa è anche una battaglia di civiltà che mira a non penalizzare chi il lavoro ce l’ha e concorre ad assicurare il mantenimento di questa misura e contemporaneamente a garantire maggiore equità e dignità ai cittadini che sono in grado di lavorare attraverso una giusta occupazione e un’adeguata retribuzione».

La sanità pubblica è un altro dei temi particolarmente delicati per la Calabria, e che l’emergenza pandemica ha acutizzato. Come potenziare la risposta al bisogno di salute della popolazione?
«In Calabria la situazione della sanità è preoccupante ed emergenziale. È necessario intervenire sull’organizzazione del sistema sanitario regionale che coinvolge le strutture pubbliche, private e quelle accreditate, e rivedere i criteri con cui sono distribuiti i servizi sanitari sul territorio. Bisogna basarsi non solo sul numero degli abitanti, ma anche sulla loro distribuzione sul territorio regionale, sulla rete viaria che collega i centri abitati alle strutture sanitarie. Occorre prima di tutto impostare le modalità di erogazione dei servizi sanitari utilizzando la tecnologia digitale, per collegare agli ospedali e ai grandi ambulatori anche i punti più remoti della regione, costituendo così una rete di servizi sanitari capillare. Ma soprattutto bisogna rafforzare la dotazione strumentale e valorizzare i medici, gli infermieri e gli operatori socio sanitari di alto livello che la Calabria possiede, e che spesso sono costretti ad andare a lavorare fuori regione. Bisogna mettere il personale sanitario in condizione di poter lavorare in luoghi sicuri, con turni equamente distribuiti e con una retribuzione adeguata. Solo così si potrà rilanciare da subito la rete di ospedali e di case di comunità previsti dalla riforma del Servizio sanitario nazionale. Ci auguriamo facciano già parte dell’accordo siglato tra la Regione Calabria e il ministero della Salute. Già nei mesi scorsi abbiamo elaborato un Piano sulla Sanità che individua le azioni da intraprendere e gli strumenti per finanziarle. Siamo pronti a discutere e a integrare il Piano, e abbiamo già dato disponibilità a collaborare per garantire a questa Regione e a tutti i calabresi il giusto e fondamentale diritto alla salute».

In questa campagna elettorale si sta parlando molto poco della lotta alla criminalità. Il tema sembra essere uscito dal radar della politica. Ma per la Calabria e non solo, la presenza della ‘ndrangheta diviene elemento ostativo per una corretta crescita economica. Azione come si pone rispetto a questo tema?
«La Calabria deve creare sviluppo e sostegno economico, e per farlo deve liberarsi da questo cancro criminale. C’è bisogno di provvedimenti mirati sia a rafforzare la presenza sul territorio dello Stato, garantendo strumenti e norme all’avanguardia, sia a creare un ambiente culturale diffuso su tutta la regione che rigetti illegalità, paura e omertà. Generando quella catena virtuosa di sviluppo economico e culturale che veda coinvolti imprenditori, scuola, università e politica. Per questo motivo Azione ha selezionato candidati dall’integrità ineccepibile e chiara onestà. È uno dei nostri punti cardini e guiderà la nostra azione politica sia in Calabria che in tutto il Paese. Una scelta di campo contro le mafie del territorio che si sono internazionalizzate e che vanno combattute con strategie nazionali e con accordi internazionali che appoggeremo senza esitazione. Una battaglia che ci vedrà anche al fianco di tutti gli amministratori senza distinzioni di appartenenza che con coraggio cercano di governare questo territorio».

Ritornando agli argomenti più strettamente politici, in molti accusano Azione di aver rotto il fronte progressista. Con il rischio di consegnare l’Italia al centrodestra. Come replica?
«Azione è nata per cambiare il modo di fare politica. Gli altri partiti sembrano essere sempre alla ricerca di consenso per poter arrivare al governo, e poi finiscono per ritrovarsi con compagni di governo così diversi da non riuscire più a governare e a portare avanti le riforme necessarie per il Paese. La stessa cosa sarebbe accaduta a noi se avessimo accettato di superare il patto concluso con il Pd acconsentendo all’ingresso di altre forze come i Verdi e la Sinistra Italiana con i quali c’erano dei punti di rottura insuperabili. Ad esempio la contrarietà ideologica ai rigassificatori che per noi sono invece fondamentali in questo momento, affinché si riesca a coprire il fabbisogno energetico del Paese».

Ma quella divisione, con un sistema elettorale come il Rosatellum, negli scontri diretti all’uninominale in regioni come la Calabria rischia di divenire una partita a due. Con uno sbilanciamento a favore delle coalizioni più grandi. È un dato oggettivo, non crede?
«Questa legge elettorale ha dimostrato di non consentire un vero bipolarismo perché la componente proporzionale incide fortemente, il risultato elettorale non è mai certo e da lì si apre la giostra delle alleanze che, tra l’altro, spesso si allontanano dalle indicazioni di voto fornite del corpo elettorale. La legge elettorale va rivista e il meccanismo più idoneo a dare certezza all’esito della consultazione è il maggioritario a doppio turno».

L’ipotesi del Terzo polo è solo una “trovata” elettorale con Italia Viva, oppure vi state strutturando per realizzare un progetto più organico anche sui territori?
«L’alleanza con Italia Viva ha rivelato un’ottima sinergia di idee e questo si è riscontrato nell’elaborazione del programma del Terzo Polo. Un programma approfondito ed articolato che siamo stati in grado di redigere in modo spedito ed efficace e che stiamo diffondendo sui territori da cui riscontriamo sempre maggior interesse e entusiasmo. Al momento siamo concentrati sul veicolare il messaggio di Italia sul Serio, con la massima efficacia. La riorganizzazione territoriale, che con Azione abbiamo già impostato in tutte le regioni e in tutte le provincie del paese, è un aspetto che in questo momento non possiamo affrontare, ma che riprenderemo a partire dal 26 settembre».

Si è molto dibattuto sul cosiddetto “voto utile” e della necessità di premiare uno dei due poli. Perché un cittadino calabrese viceversa, dovrebbe scegliere la vostra proposta?
«
Per noi esiste un solo “voto utile”: è quello dato alle persone serie, competenti e in grado di far accadere le cose. La Calabria ha particolarmente bisogno di questo perché i problemi annosi che la affliggono sono in larga parte legati anche alla rassegnazione di non riuscire a esprimere una classe politica e dirigente adeguata. Ecco perché è ora di cambiare rotta, occorre un approccio diverso alla politica e alla capacità di governare e l’unica novità all’interno del quadro politico è la nostra: Terzo Polo, Italia sul serio per un nuovo modo di fare politica anche in Calabria». (r.desanto@corrierecal.it)

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