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l’iniziativa

A lezioni di tradizione, a Catanzaro nasce la “Scuola del Morzello”

L’obiettivo è rilanciare il piatto catanzarese per eccellenza non facendo disperdere un’antica tradizione culinaria

Pubblicato il: 19/09/2022 – 16:44
A lezioni di tradizione, a Catanzaro nasce la “Scuola del Morzello”

CATANZARO È uno dei più importanti, piccanti e prelibati, anche se purtroppo poco valorizzati, piatti identitari della tradizione alimentare calabrese: pasto povero e interclassista per eccellenza, ma anche straordinaria riserva energetica, che da tempo immemorabile veniva consumato già da metà mattina nelle tradizionali “putiche”, trattorie rustiche disseminate nel reticolo urbano di Catanzaro, il morzello, è uno degli elementi distintivi del capoluogo calabrese e della sua storia non solo alimentare. Un vero e proprio giacimento gastronomico minacciato dall’omologazione dei consumi alimentari e che, al contrario, avrebbe i numeri, malgrado l’indifferenza di tanta parte della classe dirigente, per assurgere a “brand identity”. C’è, però, chi non si rassegna al progressivo sgretolamento di un pezzo di storia e cultura gastronomica: nasce proprio da questa consapevolezza l’idea, maturata all’interno dell'”Antica Congrega Tre Colli”, associazione nata diversi decenni addietro dalla passione di un gruppo di amici allora liceali fedeli al “rito”, di dare vita ad una “Scuola di Morzello”.

L’iniziativa

L’iniziativa, ormai ai ranghi di partenza, è stata allestita con il patrocinio del Comune e in collaborazione con la Scuola di alta formazione dell’Università Magna Graecia. L’obiettivo della scuola non è solo quello di “insegnare” le modalità di preparazione della pietanza ma soprattutto di agire per non far disperdere un’antica tradizione culinaria, venata di leggenda, che nel tempo ha accompagnato intere generazioni di catanzaresi e non. Otto gli step della prima edizione che si snoderanno per tutti i venerdì e sabato di ottobre: dall’avvio venerdì 7 e sabato 8 nel complesso monumentale del San Giovanni fino al prosieguo, a Villa Mottola di Amato, dove si svolgerà pure il test finale con rilascio degli attestati. I corsi saranno suddivisi in due parti, una teorica e l’altra pratica. Durante le lezioni verranno comunque forniti elementi di conoscenza di base sulla preparazione in sé (non prevista la cottura per i tempi necessariamente troppo lunghi) e su tutto ciò che riguarda gli aspetti peculiari del morzello tradizionale detto “l’illustrissimo” e delle sue tante varianti: dai cenni storici all’utilizzo delle materie prime(quinto quarto o frattaglie, interiora, trippa), dalla botanica alle caratteristiche della “pitta”, il pane tipico a ciambella che l’accompagna; dalla cottura alle bevande della tradizione come il mix di vino e gazzosa. E ancora passaggi sul “soffritto” e sul morzello di baccalà.

«Un percorso per la difesa del più importante piatto della tradizione catanzarese»

«Si tratta di un evento – spiega Francesco Bianco, avvocato e presidente dell’Antica Congrega Tre Colli – che si incastra in un percorso più grande e impegnativo e che è quello della difesa e della valorizzazione del più importante piatto della tradizione gastronomica catanzarese. Tutto ciò nella consapevolezza che si sta sempre più assottigliando la capacità di poterlo realizzare. Un tassello del percorso strategico di riscoperta e promozione più vasto che ha portato nei mesi scorsi, in ossequio a questa tradizione, alla scopertura di una targa in piazza Roma nel cuore storico della città, in uno degli angoli urbani che, nei decenni passati, pullulavano di locali dove si celebrava il morzello». «La nostra associazione è nata alcuni decenni addietro – aggiunge Bianco – dall’entusiasmo di un gruppo di amici che si riunivano per gustare questa prelibatezza e solo successivamente ha assunto i connotati della difesa e della salvaguardia della tradizione a fronte dei tentativi di sminuirne e ridimensionarne l’importanza. In un’epoca in cui spesso il ricordo delle tradizioni si affievolisce, riteniamo sia un fatto di rilievo quello di destare interesse e soprattutto di produrre un’attività di promozione e di valorizzazione di una così forte tipicità territoriale». 

Clemente Angotti (Ansa)

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