CATANZARO Ventiquattro richieste di condanna sono state invocato dal sostituto procuratore di Catanzaro Debora Rizza nell’ambito del processo, con rito abbreviato, denominato “Anteo” che contempla un grosso traffico di stupefacenti nel basso Ionio catanzarese, con il suo centro nevralgico nell’entroterra dell’area del soveratese, in particolare nel comprensorio di Chiaravalle e comuni limitrofi e con proiezioni nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria.
Il magistrato ha chiesto la condanna di Raffaele Andreacchio a 7 anni e 4 mesi di reclusione e 18mila euro di multa; Anthony Salvatore Catanzariti, 14 anni di reclusione; Vito Chiefari, 10 anni e 18mila euro di multa; Giuseppe Corapi, 9 anni e 4 mesi; Gregorio Corrado, 3 anni e 4 mesi e 700 euro di multa; Daniele Cortese, 15 anni; Fortunato De Masi, 6 anni e 8 mesi; Damiano Fabiano, 20 anni; Giuseppe Fabiano, 20 anni; Francesco Fabiano, 15 anni; Mirko Furchì, 6 anni e 9000 euro di multa; Domenico Giorgi, 9 anni; Domenico Giorgio, 16 anni; Salvatore Macrì, 14 anni; Emanuele Mancuso, 3 anni e 6 mesi; Giuseppe Marco Marchese, 7 anni e 18mila euro di multa; Michele Matarese, 11 anni; Gianluca Minnella, 15 anni; Mirko Pironaci, 10 anni; Antonella Procopio, 12 anni; Bruno Procopio, 4 anni e 18mila euro di multa; Antonio Puntieri, 10 anni e 6 mesi; Giuseppe Soriano, 6 anni; Roberto Venuto, 10 anni. Chiesta l’assoluzione di Agostino Graziano Mantello.
Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione, tentata e consumata, anche con l’aggravante mafiosa, ricettazione, detenzione e porto abusivo di armi anche clandestine e da guerra, detenzione di materiali esplodenti e furto.
L’attività di indagine diretta dalla Procura Distrettuale di Catanzaro e condotta dalla Compagnia carabinieri di Soverato a partire dal marzo 2017, ha consentito di individuare una specifica organizzazione dedita al traffico di sostanza stupefacente del tipo cocaina, hashish, marjuana, metadone nonché eroina, anche nella forma del cosiddetto cobret, nel basso Ionio catanzarese, con il suo centro nevralgico nell’entroterra dell’area del Soveratese, in particolare nel comprensorio di Chiaravalle e comuni limitrofi e con proiezioni nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria.
Le indagini hanno disvelato anche un intenso traffico di armi e di esplosivi, che venivano approvvigionati, per la loro successiva immissione nel mercato illecito, prevalentemente attraverso la commissione di furti in abitazioni e in attività commerciali specificamente individuate.
L’indagine ha interessato il territorio compreso tra i Comuni di Chiaravalle, Gasperina, Petrizzi e Cardinale. Le investigazioni sono partite nel 2017 dalla necessità di scoprire l’origine di piccoli furti mirati a fare incetta di armi. Si è scoperto che i vertici del gruppo criminale, i fratelli Fabiano, erano in contatto con le cosche vibonesi, come i Mancuso, e del Reggino.
Le armi venivano utilizzate nelle transazioni con le cosche per la compravendita di droga.
Nel collegio difensivo gli avvocati Antonio Lomonaco, Antonia Nicolini, Sergio Rotundo, Vincenzo Cicino, Giovanni Vecchio, Enzo Andricciola, Domenico Cortese, Fabio Tino, Enzo Savaro, Anselmo Mancuso, Salvatore Staiano, Giovanni Russomanno, Francesco Maida, Antonio Carmelo Naso, Francesco Sabatino, Diego Brancia, Francesco Muzzopappa, Domenico Calabretta.
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