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«Humphrey Bogart di Calabria»

Nei giorni scorsi la comunità di Jonadi, grazioso centro alle porte di Vibo Valentia, s’è interrogata su come si dovesse chiamare il proprio comune. Jonadi o Ionadi? S’è deciso per la prima soluzi…

Pubblicato il: 19/09/2022 – 8:41
di Bruno Gemelli
«Humphrey Bogart di Calabria»

Nei giorni scorsi la comunità di Jonadi, grazioso centro alle porte di Vibo Valentia, s’è interrogata su come si dovesse chiamare il proprio comune. Jonadi o Ionadi? S’è deciso per la prima soluzione. Il tema non è nuovo.
Nel tempo se lo posero i redattori di un giornale, precisamente un quindicinale, che non c’è più, Il Gazzettino del Jonio, ma che all’epoca fece scuola. Del Jonio e non dello Ionio, fu oggetto di discussione nel momento della registrazione della testata. Poi risolta perché fu scelta la semiconsonante al posto della vocale.
Il fondatore e direttore di quel giornale fu Titta Foti. Una sorta di Humphrey Bogart per quel particolare carisma che ne fece un personaggio di grande fascino intellettuale. Un maestro di giornalismo, per dirla tutta. La redazione di un giornale, anche la più piccola e periferica, è, per definizione, una scuola di giornalismo. Il “mito” era Giovanbattista Foti, Titta per tutti, originario di Guardavalle, nato a Siderno l’8 novembre 1912 (morto il 16 settembre 1978). Divenne noto nella regione per aver diretto, dal 1956 al 1973, appunto Il Gazzettino del Jonio. Tra i suoi allievi ci furono Moisé Asta, Franco Martelli, Luigi Malafarina, Osvaldo Bevilacqua, Rocco Ritorto, Salvatore G. Santagata, Sharo Gambino, Pasquino Crupi, Enzo De Virgilio.
Tra i collaboratori, numerosi furono gli intellettuali: Aldo Casalinuovo senior, Antonio Piromalli, Emilio Argiroffi, Fortunato Seminara, Franco Abbruzzo, Gaetano Greco Naccarato, Ilario Principe, Luigi Maria Lombardi Satriani. Insomma, quasi tutta l’intellighenzia del tempo.
Titta Foti era genio e sregolatezza. Intelligente, creativo, bizzarro. Fumatore incallito e giocatore di poker allo stadio terminale. Egli fece parte di quella speciale schiera di grandi autori che hanno percorso l’Italia a cavallo della seconda guerra mondiale. La sua figura richiama personaggi illustri del giornalismo italiano come Leo Longanesi, Curzio Malaparte, Ennio Flaiano, Gaetano Baldacci, Indro Montanelli, Vittorio Gorresio, Mario Pannunzio. Personalità che, pur professando idee diverse e contrapposte, avevano un minimo comun denominatore: l’insofferenza verso i cretini e verso il potere costituito dagli orpelli, che si manifestava in una coraggiosa libertà di esposizione. A loro modo tutti questi personaggi sono stati dei “frondisti”, ovvero viaggiatori controcorrente rispetto alle mode del momento, lisciando il pelo e ancor di più il contropelo alle abitudini codine degli italiani innamorati delle maiuscole.

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