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Il processo

Rinascita Scott, separata la posizione del boss Luigi Mancuso

Lo ha stabilito il collegio del Tribunale di Vibo. Altri imputati hanno dato mandato ai legali di procedere con le richieste di ricusazione

Pubblicato il: 19/09/2022 – 19:18
di Alessia Truzzolillo
Rinascita Scott, separata la posizione del boss Luigi Mancuso

LAMEZIA TERME Il collegio giudicante del processo Rinascita-Scott questa mattina ha disposto la separazione della posizione di Luigi Mancuso, boss di Limbadi rispetto al quale la Corte d’Appello di Catanzaro ha accolto la richiesta di ricusazione dei Brigida Cavasino e Danila Gilda Romano, rispettivamente presidente e giudice a latere del maxi processo.
Questa mattina nell’aula bunker di Lamezia Terme, dove si sta svolgendo il processo, dopo una lunga camera di consiglio i giudici hanno stabilito che gli atti che riguardano Luigi Mancuso vengano mandati alla cancelleria affinché si proceda senza ritardo alla formazione di un autonomo fascicolo che verrà inviato al presidente del Tribunale di Vibo Valentia il quale dovrà determinarsi sulla nomina di un nuovo collegio. Non solo. Il giudice Cavasino ha chiesto di astenersi per quanto riguarda la posizione dell’imputato Orazio Lo Bianco mentre il giudice Romano ha chiesto di astenersi per quanto riguarda tutte le posizioni. Anche su questo tema dovrà pronunciarsi il presidente del Tribunale di Vibo. Per quanto riguarda la posizione di Mancuso i giudici hanno rinviato, per la sola lettura del provvedimento del presidente, all’udienza del 22 settembre.

Accolta la ricusazione chiesta da Luigi Mancuso

Mancuso, difeso dagli avvocati Francesco Calabrese e Paride Scinica, è accusato di associazione per delinquere quale membro apicale dell’intera area della ‘ndrangheta Vibonese e dell’ articolazione di Limbadi. L’ordinanza della Corte d’Appello è stata emessa in seguito alla sentenza “Nemea” del cui collegio giudicante avevano fatto parte sia Cavasino che Romano. La Corte richiama alcuni passaggi delle motivazioni delle sentenza del processo Nemea istruito contro la cosca Soriano, che «viene descritta – scrivono i giudici della Corte d’Appello – in imputazione come articolazione della ‘ndrangheta vibonese, al cui vertice sarebbe posto Luigi Mancuso, per come affermato nella stessa sentenza Nemea». Per la Corte «la valutazione dell’operatività del Mancuso nel ruolo apicale operata nel processo Nemea al fine di valutare la posizione associativa dei Soriano, fondata sulla valutazione di fonti di prova in parte coincidenti con quelle del processo Rinascita-Scott, ha senz’altro integrato una valutazione di merito sullo stesso fatto associativo per il quale è imputato nel processo in corso. Di conseguenza, ciò concretizza l’ipotesi di ricusazione».

Rigettate le richieste della difesa

Prima che il collegio si ritirasse in camera di consiglio, sono intervenuti diversi avvocati della difesa i quali hanno chiesto l’astensione dei due giudici e la sospensione del processo con la nomina di un nuovo collegio. Tra gli altri sono intervenuti l’avvocato Paride Scinica, Francesco Sabatino, Vincenzo Galeota, Leopoldo Marchese, Salvatore Staiano. I difensori hanno sottolineato come la ricusazione dei giudici rispetto alla posizione di Mancuso sia estensiva anche a quella degli altri imputati. Sul punto il collegio ha rigettato le eccezioni e ha disposto il proseguimento del dibattimento. A questo punto, diversi imputati hanno dato mandato ai propri difensori di procedere con la ricusazione dei giudici. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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