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Calcio e politica: il gialloblù riaccende lo scontro tra Comune ed Fc Lamezia Terme

Tra diffide e riscontri si sta consumando il duello tra il club di Saladini e l’ente. Il nuovo colore dei seggiolini del “D’Ippolito” nasconde tensioni e vecchi rancori

Pubblicato il: 21/09/2022 – 7:05
di Giorgio Curcio
Calcio e politica: il gialloblù riaccende lo scontro tra Comune ed Fc Lamezia Terme

LAMEZIA TERME Un duello a distanza, un confronto deciso e dai toni perentori, consumatosi (non del tutto) a suon di carte bollate, comunicazioni ufficiali e diffide. Più surreale di una trama di Kafka o Nabokov, la vicenda legata alla gestione dello stadio “G. D’Ippolito” di Lamezia Terme disorienta e appassiona al tempo stesso. La più recente diatriba riguarda i nuovi colori dei seggiolini e chi pensava si trattasse solo di una boutade data in pasto ai social network e fatta circolare di proposito per aizzare una contro l’altra le parti interessate proprio a pochi giorni dal debutto stagionale, ci sarà rimasto male scoprendo che, invece, la questione è tremendamente seria.

Le divisioni

Ma il calcio, si sa, è passione, è scontro e confronto. Unisce e troppo spesso divide. Ancor di più quando ad essere messi in discussione sono i colori. Storie tese e vicende irrisolte a Lamezia Terme da oltre un anno. Da una parte c’è il Comune, dall’altra l’Fc Lamezia Terme ovvero la nuova (ormai non più) squadra di calcio nata lo scorso anno e guidata dal presidente Felice Saladini e il vice, Angelo Ferraro. La storia recente è nota, e non solo in città, ed è ricca di contrasti, scontri, insulti, violenze anche fisiche ma anche di passione, tifo e soprattutto tanta voglia di (ri)dare lustro al calcio lametino, nonostante le mille difficoltà.  

L’affidamento del “D’Ippolito” e i lavori «urgenti»

Ed è in questo schema di crescita e sviluppo del calcio lametino che l’Asd FC Lamezia Terme è riuscita ad ottenere la gestione dello stadio “G. D’Ippolito” come unica concorrente per i prossimi 5 anni. Una grande opportunità per il club, ma anche per la città: a costo zero, infatti, la struttura sportiva potrebbe essere rimessa a nuovo. A tal proposito è il 17 agosto di quest’anno quando il dirigente del Settore Gestione e Valorizzazione del Patrimonio e del Territorio Comunale, Antonio Califano, aveva esplicitato «la necessità di dar corso all’esecuzione anticipata del contratto in via d’urgenza, in quanto la mancata esecuzione immediata delle prestazioni avrebbe determinato un grave danno agli utenti dell’impianto sportivo in oggetto». E così, come ricostruito dalla società lametina, il 1° settembre 2022, aveva comunicato l’inizio dei lavori per l’8 settembre. Ma, non appena iniziati, dal Comune lametino e dal dirigente Califano è arrivata una sorprendente diffida.

I colori gialloblù

Ad essere messa in discussione è la ritinteggiatura di alcuni dei seggiolini della tribuna del “D’Ippolito”. Colori scelti? Giallo e blu, quelli cioè sociali nonché della città di Lamezia Terme. Una decisione motivata quella del club di Saladini, affatto casuale, tanto più che in ballo ci sono lavori che rientrano nei criteri «stabiliti ed accettati nell’offerta tecnica presentata, al fine di tutelare l’incolumità e la sicurezza degli utenti dell’impianto con tutte le conseguenze in termini di responsabilità, quali affidatari della gestione dell’impianto» proprio come scritto nel contratto in via d’urgenza siglato tra l’Fc Lamezia Terme e il Comune. Per il club si tratta di «migliorie conformi all’offerta tecnica» e a carico della società, prevedendo «un risparmio per la Comunità Lametina di oltre 500mila euro sugli importi a bilancio». E il fermo, scrivono dalla società «sta comportando un considerevole danno economico».

Stadio bene “storico”?

Una diffida rigettata dal club lametino che spiega, invece, come la norma di cui all’art. 66 del Regolamento Edilizio Comunale richiamato dalla diffida del Comune di Lamezia, rientri invece all’interno del “Titolo 4. Disposizioni relative ad unità di spazio assoggettate a particolari discipline” ed in particolare al “Capo 4.1. Unità di spazio componenti gli insediamenti urbani storici” che fa esclusivo riferimento alle unità di spazio scoperto concluso componenti l’insediamento urbano storico. «È evidente – scrivono – che lo Stadio G. D’Ippolito oggetto dei lavori non ricade nella perimetrazione dell’insediamento urbano storico di cui alla disposizione normativa citata che, di conseguenza, non si applica al caso di specie».

Scontro tra tifosi

L’Fc Lamezia Terme tira dritto, dunque, nonostante la diffida. Ma tanto è bastato – come prevedibile – per scatenare in città la consueta e ridondante lotta tra fazioni, tra segmenti, tra vecchi ultras che rimpiangono e reclamano ancora i colori (storici) della Vigor Lamezia bianco-verde e chi, invece, ha solo voglia di voltare pagina e guardare con ottimismo ad un nuovo futuro. Ma è evidente che tutta la vicenda, per certi versi grottesca, nasconda in realtà molto altro. Non lascia affatto indifferenti la tempestività del Comune di Lamezia Terme su un tema del tutto secondario di fronte, invece, alle troppe (e irrisolte) emergenze che attanagliano la città lametina da anni. Tanto più che l’Fc Lamezia Terme, da gestore esclusivo dello stadio, avrebbe tutto il diritto di ritinteggiare o rinnovare i seggiolini, e magari anche di ripristinare tutto com’era tra 5 anni.

Calcio e politica

Dividere il tifo dalla gestione della res pubblica è un esercizio assai difficile da queste parti e d’altro canto la stessa amministrazione comunale non ne ha fatto mistero. Come quando la scorsa estate, sull’onda della delusione, il primo cittadino Paolo Mascaro aveva rivendicato la sua fede calcistica definendosi sui social «per sempre vigorino, per sempre bianco verde». Un messaggio che aveva suscitato più di qualche polemica, attirando su di sé le ire di buona parte dei cittadini in un momento (come al solito) complicato per la città. Ma che Mascaro e l’amministrazione non abbiano steso tappeti rossi e gettato petali di fiori all’arrivo di Saladini è un fatto noto, fino alla prima diatriba nata sempre per la gestione del D’Ippolito, con la riconsegna delle chiavi dell’impianto al Comune a stagione in corso.

“Vis unita fortior”

Un caso singolare per la verità, riassumibile nell’evidente contraddizione del primo cittadino di una città il cui motto “vis unita fortior” dovrebbe indurre a ragionare, quasi naturalmente, di unità territoriale, comunitaria o calcistica che sia. La sensazione, percepita in città, è invece quella opposta del “divide et impera”, del sostegno non alle passioni quanto alle pulsioni. Perché un conto è la poltrona del sindaco, altra cosa – ovviamente – i seggiolini del D’Ippolito. (redazione@corrierecal.it)

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