REGGIO CALABRIA «Nei primi giorni di agosto la Sea-Watch 3 è stata sottoposta a un controllo programmato dello stato di approdo in cui sono state individuate lievi carenze. All’arrivo nel porto di Reggio Calabria l’organizzazione tedesca si aspettava un’ispezione di rettifica per le carenze, le autorità italiane hanno invece eseguito un PSC (Port State Control) esteso che è durato oltre 13 ore e il cui esito è stato il blocco della nave». Lo rende noto la Ong Sea Watch che aggiunge: «È già accaduto in passato che le navi di soccorso a seguito dei controlli dello Stato di approdo siano state trattenute con motivazioni assurde: mancava una certificazione immaginaria e inesistente o a bordo c’erano troppe persone salvate. Per contestare questi blocchi arbitrari e ingiusti, Sea-Watch ha presentato appello di fonte il Tar di Palermo che è stato poi inoltrato alla Corte di Giustizia Europea».
Il primo agosto – spiega la Ong – la Corte di Giustizia Europea ha dichiarato che il salvataggio in mare è un dovere e che i controlli dello Stato di approdo non devono essere usati arbitrariamente contro le ONG. Nella sua sentenza, la Corte di Giustizia Europea ha sottolineato che l’Italia non può richiedere una certificazione che non è prevista dallo Stato di bandiera e che il numero di persone soccorse non è un motivo valido per la detenzione della nave. I controlli dello Stato di approdo possono continuare a essere effettuati, ma devono essere eseguiti nei tempi previsti o con un valido motivo.
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