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La riflessione

«La vittoria del non voto»

Le elezioni del 25 settembre restituiscono un’Italia governativa a forti tinte blu. Il centro destra trainato, o per meglio dire tirato di forza, da Fratelli d’Italia ritorna al Governo “ufficialm…

Pubblicato il: 26/09/2022 – 13:33
di Domenico Lo Duca
«La vittoria del non voto»

Le elezioni del 25 settembre restituiscono un’Italia governativa a forti tinte blu. Il centro destra trainato, o per meglio dire tirato di forza, da Fratelli d’Italia ritorna al Governo “ufficialmente” dopo qualche anno.
L’Italia si veglia con la prospettiva che a guidarla per la prima volta nella sua storia, sarà una donna, Giorgia Meloni. Cosa aspettarci da questa nuova conformazione politica? Tanto? Poco? Le solite cose? I “maschiacci” di destra Salvini e Berlusconi, si lasceranno davvero manovrare dai dictat meloniani?
Una cosa è certa l’Italia è sempre in contro tendenza. Mentre negli altri paesi europei i partiti estremizzati (vedi il Rassemblement national di Marie Le Pen, in Francia) pur avendo largo consenso non riescono a salire sullo scranno più alto, da noi, complice anche un’ampia frammentazione dell’area “moderata” e un largo malcontento, sul gradino più alto ci sono riusciti ad arrivare e pure con un ampio margine che gli consentirà di governare indisturbatamente per la prima volta da tanto tempo.
Ma davvero questo consenso è così largo?
Tuttavia, facendo una disamina più approfondita del voto, osservando i dati sull’affluenza, il primo vero partito in Italia è quello del non voto, inteso sia come astensionismo che come impossibilità di andare a votare. Considerando, infatti, che alle urne si è recato il 63,91% degli aventi diritto (nel 2018 erano stati il 72,94%), facendo due rapidi calcoli emerge che a non votare è stato il 36,09% (Fratelli d’Italia ha preso il 26,10%).
Una grossa fetta di italiani, ha quindi deciso consciamente di non recarsi al voto pensando di attuare in questo modo una qualche forma di protesta, ma quel 36% è costituito per la maggior parte da chi invece a votare non c’è proprio potuto andare, a causa di tanti motivi, ma soprattutto a causa delle modalità di voto ancora ferme all’alba dei tempi.
Ad alimentare fortemente il non voto, in particolare tra i più giovani, è l’assenza infatti nel nostro paese di una legge che consenta ai cittadini fuorisede di votare nel luogo in cui si trovano per studio o lavoro, evitando viaggi lunghi e costosi per il rientro alla propria residenza.
Gli elettori fuorisede nel nostro Paese sono circa 5 milioni, quasi tutti compresi nella fascia di elettorato potenziale degli under 35. Il viaggio da intraprendere per rientrare a casa diventa disincentivo al voto e nonostante tutti i partiti portino i giovani come loro vessillo, allo stesso tempo non li prendono mai in considerazione quand’è il momento opportuno, come in questo caso.
L’Italia, insieme a Malta e Cipro, è l’unico Paese europeo a non permette il voto fuorisede elettronico, o meglio non è permesso proprio il voto elettronico. Ma davvero questa modalità di voto è così terribile? Vediamo nel dettaglio di cosa stiamo parlando.
Il voto elettronico si divide in due categorie: e-voting (electronic voting) ed i-voting (internet voting).
La prima modalità consente agli elettori di votare non più servendosi della scheda elettorale cartacea, ma utilizzando quella digitale. L’e-voting consente infatti di votare sempre presso il seggio, nel comune di residenza, ma attraverso delle macchine digitali. L’i-voting al contrario consente di votare da remoto attraverso internet in qualunque posto ci si trovi.
Antesignana per quanto riguarda l’i-voting, è stata l’Estonia che dal 2007 ha adottato il voto elettronico online servendosi di un lettore collegato al computer al cui interno si può inserire la propria carta d’identità digitale. Attraverso una password aggiuntiva gli elettori possono esprimere il proprio voto da casa. L’i-voting è pensato come soluzione alternativa al voto presso il seggio e viene utilizzato dal 30% degli elettori.
Un luogo in cui l’e-voting è diffuso e quindi si vota attraverso delle macchine o computer appositi sono gli Stati Uniti d’America. Le macchine adottate per l’e-voting sono differenti e vanno da quelle a schede perforate, alla lettura ottica, alla registrazione elettronica diretta in cui si emette una ricevuta in cui l’elettore può vedere il voto espresso e verificarlo.

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