LAMEZIA TERME Senza passato, senza presente e (forse) senza futuro. La Calabria non si fa incantare dal Terzo polo targato Calenda e Renzi, che a queste elezioni politiche misurano tutta la distanza della nostra regione rispetto all’Agenda Draghi e alle “fusioni a freddo” come a tanti è apparsa fin da subito questa simbiosi tra due centri in realtà uguali e proprio per questo non sommabili.
Incapaci di intercettare quel voto di opinione che pure in Calabria c’è stato e che però è finito altrove, in direzione degli invisi pentastellati, i terzopolisti hanno probabilmente pagato anche l’insistenza sul senso di responsabilità di un premier e di un governo che però la gente sotto sotto associa all’aumento delle bollette di luce e di gas. E hanno pagato l’indecifrabilità della loro offerta politica e programmatica, un’equidistanza dal centrosinistra e dal centrodestra che si è tramutata in mancanza di chiarezza e in una “incompiuta” politica. Simili al centrosinistra e al Pd per tanti aspetti, così come al centrodestra per altri (uno su tutti, il sì al Ponte sullo Stretto e i tanti endorsement dei renziani al governatore Occhiuto), i calendiani-renziani sono rimasti sostanzialmente alla finestra in questa tornata elettorale, snobbati dai calabresi che hanno preferito votare gli originali (chi vuole il Ponte sullo Stretto certo avrà votato più Forza Italia, che questa battaglia la porta avanti da un ventennio, che loro). In più, la scarsa aderenza sul territorio da parte di Italia Viva, che qualche sindaco ce l’ha, e soprattutto di Azione: troppo poco guidare oggi (tra l’altro “a tavolino”, per la sospensione del sindaco dem Giuseppe Falcomatà) il Comune e la Città metropolitana di Reggio Calabria per ambire a costruire una fortuna elettorale in nemmeno due mesi.
E, a parte qualche eccezione come il senatore uscente Ernesto Magorno, congiura anche la scarsa conoscenza dei candidati schierati per la Camera e per il Senato, e quel senso di “colonialismo” determinato dalla candidatura calata dall’alto di Maria Elena Boschi, che non ha praticamente spostato nulla nonostante l’indubbio “glamour” della madrina renziana e le sue tante tappe in Calabria. Inoltre, Calenda in questa campagna elettorale nemmeno si è fatto vedere in Calabria e nemmeno Matteo Renzi, pur sfoggiando il suo consumato abito da “one man show”, ha spostato di una virgola l’esito di un voto che per il Terzo polo in Calabria suona negativo anzitutto nei numeri: tra Camera e Senato un’oscillazione intorno al 4% che è parecchio distante dalla percentuale nazionale che, di riffa e di raffa, si è avvicinata a un 8% che forse non è poi così tanto male. E tutto questo è il frutto di un background che il Terzo polo in Calabria non ha in realtà – né Italia Viva né Azione si sono mai realmente cimentati in una qualsiasi elezione territoriale nella nostra regione – e di un presente che non ha avuto probabilmente tempo e modo di dispiegarsi. Mentre il tema adesso è capire se il terzo polo un futuro potrà averlo in Calabria. A occhio e croce, più no che sì. (a. c.)
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