ROMA L’omicidio di Bruno Lazzaro è avvenuto il 4 marzo 2018 a Sorianello. Per tale delitto è stato condannato il cugino, Gaetano Muller, 23 anni, di Soriano Calabro che già ne corso del giudizio di primo grado aveva confessato il delitto compiuto per motivi passionali ad appena 19 anni, con un coltello a serramanico. All’origine del fatto di sangue vi è la relazione, che veniva tenuta clandestina, tra la ex di Muller, ancora minorenne all’epoca, e Bruno Lazzaro, 27 anni. Era stata la stessa ragazza a rivelare questa relazione a Muller il giorno dell’omicidio. Muller volle incontrare il cugino in un luogo isolato e non distante dalla casa della ragazza, portò con sé un coltello a serramanico – ma la versione della difesa è che Muller fosse uso a portare con sé quel coltello – e la discussione finì in tragedia. Dopo avere ferito gravemente Lazzaro, Muller non lo portò in ospedale ma cercò di soccorrerlo e portarlo a casa della ragazza.
In primo grado, nel processo con rito abbreviato, il giovane è stato condannato a 30 anni. Molto peso nella sentenza ebbe l’aggravante della premeditazione che venne invece condonato in appello dove la pena comminata passò da 30 a 16 anni di carcere. A pesare, davanti alla Corte d’assise d’appello, erano stati «la gravità del reato, alla luce dei motivi e del comportamento successivo tenuto dall’imputato» ritenuto tale «da neutralizzare e sopravanzare gli elementi favorevoli della giovane età e della minore intensità del dolo».
Su questa sentenza hanno fatto ricorso sia l’accusa, la Procura generale (per quanto riguarda la premeditazione), che la difesa (che chiedeva la riqualificazione del reato in omicidio preterintenzionale) ma la Suprema Corte, il 18 marzo scorso, ha rigettato entrambi i ricorsi, rendendo definitiva la condanna a 16 anni.
Nei giorni scorsi sono state depositate le motivazioni della sentenza.
Secondo la Cassazione la Corte d’Appello: «… ha enucleato con adeguata chiarezza gli elementi dimostrativi del dolo di omicidio volontario alla base della condotta posta in essere da Muller: Invero, l’inflizione di una coltellata in zona vitale (quadrante addominale destro) vibrata con una notevole forza, tanto da aver provocato un massivo versamento addominale, nonché la profondità della ferita (13 cm), ben superiore alla lunghezza della lama (6-7 cm, anche tenuto conto dell’elasticità della cute nella zona d’ingresso), sono stati considerati in modo congruo e logico certi e inequivocabili indici del dolo omicidiario, non già del semplice dolo di lesioni». Elementi che suffragano la tesi dell’omicidio volontario e non preterintenzionale. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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