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Qualche consiglio per i nuovi parlamentari. «Ecco le cinque priorità per salvare la sanità in Calabria»

«Abolire Piano di rientro e commissariamenti». Parla il già vice direttore sanitario dell’ospedale di Cetraro Tullio Laino. Che dice a Occhiuto: «Abolisca l’Azienda Zero, non risolve i problemi»

Pubblicato il: 28/09/2022 – 7:04
di Emiliano Morrone
Qualche consiglio per i nuovi parlamentari. «Ecco le cinque priorità per salvare la sanità in Calabria»

Con il voto dello scorso 25 settembre, gli elettori della Calabria hanno scelto i 19 parlamentari che rappresenteranno la nazione per il loro territorio regionale. Insieme al dottor Tullio Laino, già vicedirettore sanitario dell’ospedale di Cetraro ed estensore di numerose proposte di legge in materia di tutela della salute, facciamo il punto sui problemi più urgenti della sanità calabrese, che nella nuova legislatura alle porte toccherà affrontare alle Camere e al governo.

Dottore Laino, a proposito del Servizio sanitario della Calabria, quali sono, a suo avviso, le cinque questioni prioritarie che governo e Parlamento dovrebbero affrontare in tempi brevi? Come, secondo lei, dovrebbero muoversi nel concreto?

Tullio Laino

«Per quanto riguarda il Servizio sanitario nazionale, riassumo quelle che a mio avviso sono le cinque priorità. Se affrontate come di seguito indicato, ci saranno benefici soprattutto per la Sanità calabrese. Eccole:
1) la revisione ordinamentale del decreto legislativo numero 502/1992 per come aggiornato, con l’eliminazione dei parametri aziendalistici, econometrici e ragionieristici ed il ritorno ai princìpi universalistici e solidaristici del Servizio sanitario nazionale, istituito con la legge numero 833/78, ai sensi degli articoli 3 e 32 della Costituzione;
2) l’attuazione delle spese di investimento in ambito strutturale, tecnologico, organizzativo, gestionale e delle dotazioni organiche, ai sensi dell’articolo 119 della Costituzione, nella novella legislativa recata dalla legge costituzionale numero 3/2001, modificando, per lo specifico ambito della tutela della salute, l’obbligo del pareggio di bilancio, imposto dalla legge costituzionale numero 1/2012;
3) l’abolizione del Piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, di cui all’articolo 1, comma 180, della legge numero 311/2004, attuando un monitoraggio della spesa sanitaria regionale da parte della Ragioneria generale dello Stato;
4) l’abolizione del commissariamento dei Servizi sanitari regionali, istituito ai sensi dell’articolo 120, comma 2, della Costituzione e dell’articolo 6, comma 1, della legge numero 131/2003 (cosiddetta “La Loggia”);
5) l’integrazione, sul piano ordinamentale, delle prestazioni sanitarie con le prestazioni sociali e socio-assistenziali, all’uopo istituendo il Servizio socio-sanitario nazionale».

A novembre scadrà il secondo decreto Calabria per come convertito. Crede che venga prorogato? Qual è il suo punto di vista sull’eventuale, possibile prosecuzione del regime ivi previsto? Esiste l’alternativa? 
«Sia il decreto Calabria 1 che il decreto Calabria 2 si sono rivelati, a riscontro, strumenti legislativi fallimentari, i quali, sovraordinandosi alla legislazione ordinamentale, anche di rango costituzionale, non hanno invertito, semmai peggiorandola sotto l’aspetto organizzativo, economico-finanziario e gestionale, la situazione di disastro finanziario del Servizio sanitario regionale della Calabria. Per tale ragione, ritengo che il decreto Calabria 2 non debba essere prorogato».

Uno dei temi di cui ancora non si discute in profondità è relativo alla formazione dei medici in Calabria. Di recente è scoppiata una polemica tra le università di Catanzaro e di Cosenza, rispetto all’attivazione, nell’Unical, di un corso di laurea in Medicina. Intanto, il policlinico universitario catanzarese non ha ancora il Pronto soccorso, mentre sembra lontana l’effettiva fusione tra le aziende pubbliche della salute Pugliese-Ciaccio e Mater Domini, che hanno sede nel capoluogo regionale. Qual è la sua opinione sull’argomento?
«L’Azienda ospedaliero-universitaria “Mater Domini” di Catanzaro, i cui connotati legislativi sono dettati, a livello nazionale, dal decreto legislativo numero 517/1999, è preposta alle funzioni di natura didattica ed assistenziale e dovrebbe essere dotata del Dea (Dipartimento di emergenza-urgenza e accettazione, ndr) di II livello, in ragione del livello di complessità delle prestazioni sanitarie erogabili. La mancata allocazione del Pronto soccorso ha costituito il presupposto per dar luogo, con la legge regionale numero 33/2021, alla fusione, per incorporazione, tra la stessa Azienda ospedaliero-universitaria e l’Azienda ospedaliera “Pugliese -Ciaccio”, con la creazione dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Renato Dulbecco”. Nel corpus del provvedimento legislativo regionale si configura, essendo la Regione Calabria assoggettata al Piano di rientro ed al commissariamento, una sovrapposizione di funzioni, normativamente inconciliabile, tra il commissario ad acta ed il presidente della giunta regionale, in violazione dell’articolo 120, comma 2, della Costituzione».

Tra le proposte di legge che lei ha scritto, ce n’è una che contempla la modificazione dei criteri di ripartizione del Fondo sanitario alle Regioni e alle due Province autonome di Trento e di Bolzano. Ce ne vuole parlare? Di che cosa si tratta? Quanto, per la sanità calabrese, sarebbe importante cambiare quei criteri?
«La proposta di legge, da me redatta, prevede l’abrogazione dell’articolo 1, comma 34, della legge numero 662/96, che dispone il riparto alle Regioni del Fondo sanitario nazione sulla scorta del parametro basato sulla popolazione pesata. Nel testo che ho scritto si contempla, invece, e l’introduzione del criterio basato sui dati di morbilità, comorbilità, vulnerabilità sociale, cronicità delle patologie, indici di deprivazione socio-economica. Accanto a tali criteri va affiancata l’istituzione di un fondo perequativo, in funzione di compenso economico in favore delle Regioni storicamente penalizzate». 

Che cosa comporterebbe, per il Servizio sanitario della Calabria, l’attuazione della cosiddetta “autonomia differenziata”?
«L’attuazione, ex articolo 116 della Costituzione, dell’autonomia regionale differenziata così come delineata, avvantaggerebbe le Regioni storicamente più sviluppate sotto il profilo sanitario e determinerebbe, per contro, un vero e proprio default per le Regioni storicamente svantaggiate come la Calabria. C’è bisogno di una riforma federalista di tipo solidale, basata, in ambito sanitario, sui costi e fabbisogni standard e sul fondo di perequazione infrastrutturale».

Il fabbisogno di personale sanitario viene ricavato sulla base di parametri molto datati. Questo è un limite pesante. Infatti, la nostra Regione sborsa 300 milioni all’anno per la mobilità passiva, cioè per i viaggi della speranza dei malati calabresi che scelgono di essere curati in strutture dell’Italia settentrionale o centrale. Che cosa, a suo avviso, dovrebbero fare in proposito i 19 parlamentari eletti in Calabria?
«I vincoli imposti dal Piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, dal commissariamento e dall’articolo 11 del Decreto Calabria 1 impediscono, allo stato, l’attuazione di una seria e conferente politica assunzionale, relativa ai vari profili professionali delle Aziende del Servizio sanitario regionale, la cui carenza ammonta a circa 6mila unità. L’eliminazione dei suddetti vincoli legislativi consentirebbe, nel medio periodo, quantomeno una sensibile mitigazione delle criticità assistenziali legate alla carenza di dotazione organica».

Resta un grosso problema la precisa ricognizione dei disavanzi sanitari delle aziende del Servizio sanitario regionale. Diversi bilanci vanno ancora definiti. Come i nuovi eletti deputati e senatori della Calabria potrebbero agire nello specifico?
«La mancata approvazione, da parte di molte Aziende del Servizio sanitario regionale, dei provvedimenti di ricognizione dei reali divanzi di gestione, non ha permesso a livello regionale, una determinazione, in termini complessivi, dello stato di disavanzo, impedendo, per effetto, l’auspicata adozione di provvedimenti legislativi che, con procedura eccezionale ed urgente, dovrebbero condurre ad una bonifica tombale della situazione debitoria. È auspicabile, per le Aziende inadempienti, l’attivazione dei poteri sostitutivi statali. I nuovi parlamentari dovrebbero andare in questa direzione, in quanto legislatori».

Come, a suo avviso, dovrebbe essere aggiornata la rete dell’assistenza ospedaliera? Per esempio, l’ospedale spoke di Corigliano-Rossano potrebbe diventare un hub? La configurazione degli ospedali montani e delle zone disagiate dovrebbe rimanere quella attuale? Le norme vigenti consentono di ampliarne le dotazioni? Come ritiene che i parlamentari della Calabria appena eletti possano essere utili ai pazienti e ai cittadini calabresi?
«La rete ospedaliera, come concepita dal decreto del ministro della Salute numero 70 del 2015, attualmente in fase di revisione, si basa su di una classificazione parametrata ai bacini di utenza e che non tiene conto dei criteri di diversità orogeografica dei territori, dei dati epidemiologici delle popolazioni, della cronicità delle patologie, della vulnerabilità sociale, della deprivazione socio-economica. Tali parametri regolamentari si sono tradotti, in concreto, in una mancata erogazione dei livelli uniformi di assistenza ospedaliera, che deve prevedere, a prescindere dalle dimensioni degli ambiti territoriali, ospedali dotati di Pronto soccorso e delle discipline medico-chirurgiche di base, operando, altresì, in funzione di filtro nei confronti della rete ospedaliera ad alta intensità di cure. Anche questa è materia di impegno politico per i nuovi parlamentari».

Vuole dare qualche consiglio al commissario alla Sanità calabrese, Roberto Occhiuto?
«Un consiglio spassionato, da semplice cittadino, sento di dare al commissario alla Sanità Calabrese: abolisca l’Azienda Zero, istituita con la legge regionale numero 33/2021. Si tratta di una sovrastruttura in contrasto con la normativa ordinamentale statale e che non determinerà alcuna soluzione alle storiche criticità del Servizio sanitario regionale calabrese». (redazione@corrierecal.it)

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