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Casa della salute di Scilla, Comunità competente: «Caso di malasanità non isolato»

La denuncia di Rubens Curia e Francesco Costantino: «Oltre 8 milioni di contributi non spesi entro dicembre 2018»

Pubblicato il: 29/09/2022 – 18:39
Casa della salute di Scilla, Comunità competente: «Caso di malasanità non isolato»

CATANZARO «Tutto ha inizio con l’accordo del 2009 tra il ministro della Salute, il ministro dell’Economia e Finanze e la Regione Calabria per l’adozione di un Piano di Rientro mirato al raggiungimento dell’equilibrio economico e finanziario della sanità calabrese, cui ha fatto seguito l’adozione del DPGR n. 18/2010 – che approvava le nuove reti assistenziali della sanità calabrese ed il correlato DPGR 106/2011 con il quale fu disposta la dismissione di ben 18 presidi ospedalieri, tra cui l’ospedale Scillesi d’America, che doveva avvenire entro il 30 marzo 2012». Lo affermano Rubens Curia e Francesco Costantino, dell’associazione “Comunità Competente Calabria” che aggiungono: «Contestualmente si stabiliva che entro il 30 giugno 2012 doveva essere completata la verifica della possibilità di trasformare il vecchio ospedale in Centro di assistenza primaria territoriale (Capt)».
«Il successivo 20 dicembre 2012 con il DPGR n. 195 si prendeva atto – sostengono i due esponenti – di una delibera dell’Asp di Reggio Calabria che approvava lo studio di fattibilità della riconversione funzionale dell’ormai ex ospedale in “Casa della Salute”. I fondi necessari per la riconversione venivano individuati all’interno della programmazione regionale comunitaria 2007/2013 che dava spazio al PISR “Rete Regionale Case della salute”».
«Fu necessario attendere fino al mese di febbraio 2016 – sostengono – per poter sottoscrivere apposita Convenzione tra la Regione Calabria e l’Asp di Reggio Calabria regolante il finanziamento delle Case della Salute calabresi, tra cui quella di Scilla. L’art. 7 della citata Convenzione prevedeva una realizzazione per fasi successive di cui la prima, riguardante la progettazione preliminare, doveva comprendere anche le indagini e verifiche sismiche necessarie e la valutazione dei relativi costi di adeguamento ove si fossero resi necessari».
«La fase seguente – aggiungono – riguardante la progettazione definitiva, esecutiva e realizzativa, poteva essere avviata solo a condizione che gli eventuali costi di adeguamento sismico non risultassero superiori al 15% dell’importo complessivo dei lavori di riconversione. Il contributo reso disponibile dalla Regione risultava fissato in € 8.270.000 con una scadenza per il completamento dei lavori fino al collaudo che la Convenzione fissava al 31 dicembre 2018».
«Alla luce di questa lunga premessa e dei fatti recenti – affermano – che hanno determinato la chiusura improvvisa, ma non inaspettata, di ogni attività all’interno dei corpi di fabbrica di più recente costruzione dell’ex ospedale di Scilla è fondamentale che l’Azienda Sanitaria , visti i tempi biblici trascorsi (oltre 12 anni!!!), fornisca alla comunità di Scilla ed al suo circondario precise notizie in merito: Quali siano le vere ragioni che hanno impedito di concludere le verifiche di vulnerabilità sismica entro i termini fissati dalla Convenzione del 2016, ricordiamo che per la Casa della Salute di Siderno le verifiche sismiche sono state eseguite da molto tempo; Tenuto conto degli aumenti di costo certi, collegati ai ritardi nell’utilizzazione del finanziamento disponibile, quale maggior importo si rende necessario per effettuare i lavori previsti dallo studio di fattibilità del 2012 o di quello eventualmente aggiornato?; Se la percentuale del 15% che blocca la possibilità di procedere all’adeguamento sismico anziché alla demolizione sia stata correlata all’originario finanziamento o a quello certamente maggiore che si renderà necessario; Quali procedure accelerate verranno adottate nel caso che le valutazioni tecnicoeconomico effettuate determineranno la scelta di demolizione e ricostruzione delle parti inadeguate del nosocomio?».
«Queste risposte – sostengono – sono un atto dovuto come risarcimento ai lunghi silenzi e alla perdita del diritto, in questi anni, da parte dei cittadini di non aver usufruito di una vera Casa della Salute. Abbiamo fiducia nella Commissaria dottoressa Di Furia da cui attendiamo precise risposte. Riteniamo che gli interventi di adeguamento e miglioramento sismico programmati con il DCA n. 9/2022, a valere sulle risorse del PNRR, riguardino poche strutture, visto il risultato della Casa della Salute di Scilla: solo 6, di cui 4 DEA di 2° Livello, 1 DEA di 1° livello e 1 Ospedale di Base».
«Troppo poco per stare tranquilli – denunciano -. In gioco, a noi sembra, non sia solo la sicurezza delle strutture sanitarie, ma, soprattutto dei pazienti. In grave sofferenza, ormai da molti anni, è il concetto stesso di tutela della salute sancito da una norma di grande civiltà quale la 833/78 e da intendersi come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Le governance aziendali, ordinarie e/o commissariali che siano, hanno puntato a garantire l’equilibrio finanziario delle aziende che non a rispondere delle prestazioni sanitarie negate ai cittadini calabresi».
«È tempo – concludono – che anche ai calabresi siano garantiti i Livelli Essenziali di Assistenza».

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