RENDE Il centro congressi dell’Hotel San Francesco di Rende è stracolmo: compagni, ex amministratori, fedelissimi di centrosinistra ma anche esponenti politici di centrodestra, amici, simpatizzanti riempiono la sala. Qualcuno si accontenta di un posticino sulle scale. Nessuno vuole perdersi la presentazione del nuovo libro di Sandro Principe, “Tre colpi al cuore”. Non è un raduno per nostalgici socialisti, ma un appuntamento che con il passare dei minuti assume i contorni dell’evento. Sandro Principe, avvocato, a lungo sindaco di Rende, deputato per due legislature, sottosegretario al Lavoro e alla previdenza sociale nei governi Amato e Ciampi, consigliere regionale e assessore alla Cultura, Istruzione, Università, Ricerca, Innovazione Tecnologica e Alta Formazione, racconta in un libro le soddisfazioni, ma anche le amarezze che hanno attraversato la sua vita. Una narrazione che si interrompe nel 2016.
“La storia siamo noi” di De Gregori accompagna un video riempito di foto e immagini che ripercorrono la carriera politica di Principe, soprattutto il lungo periodo alla guida del Comune di Rende. «Un piccolo borgo sperduto è diventata una città che oggi ha le sue criticità, ma un impianto straordinario di servizi come ‘Università della Calabria, una grande area industriale». Per rendere concreta una visione, secondo Principe, è necessario «detenere il potere». «Oggi viene dileggiato come se chi lo detiene fosse condannato a compiere azioni negative, ma il potere è fondamentale per raggiungere gli obiettivi».
Una lunga carriera politica, dicevamo, spesa tra gli impegni in Parlamento, quelli assunti in Consiglio Regionale ed ovviamente l’amministrazione rendese. Un racconto interrotto da momenti più difficili e dolorosi. «A parte un inizio introduttivo dedicato all’ambiente della famiglia e dei ruoli che ho ricoperto, analizzo tutta l’attività politica svolta. Questo vale per il sindaco, per il parlamentare, per l’assessore regionale». L’inchiesta “Sistema Rende”, l’arresto, il lungo processo e poi l’assoluzione hanno stravolto la vita di Sandro Principe. «Anni che hanno segnato la mia persona, la mia famiglia e le mie figlie. Io sono stato fortunato ad aver avuto una famiglia che mi è stata sempre accanto perché altri colleghi sono incappati in vicende analoghe ed hanno visto distrutte le proprie le proprie vite. Ho tratto spunto proprio dalla mia vicenda processuale per raccontare questa storia, perché mi sono detto se tutto finisce nell’oblio che ricordo si avrà di me».
Un pomeriggio del 29 Maggio 2004, nel corso dell’inaugurazione della cattedrale San Carlo Borromeo a Rende, un uomo si avvicina all’allora primo cittadino rendese e dopo avergli stretto la mano gli spara in pieno volto. Sandro Principe si accascia a terra, viene ricoverato all’ospedale di Cosenza per poi essere trasferito per la riabilitazione al Careggi di Firenze. «Tenete conto che sono stato 7 mesi ricoverato a Firenze e altri 4-5 mesi a Cosenza, a cui ha fatto seguito una lunga riabilitazione che ancora dura perché io non mi posso mai fermare». Il fisico è segnato, ma «un attentato segna inevitabilmente anche il profilo morale».
I “primi due colpi” sono strettamente connessi alla sfera privata di Principe. Che l’ultimo pensiero lo rivolge ad un altro grande amore: la politica. «La fine del Psi mi ha segnato. Il partito è stato la mia casa. Un grande partito con una grande capacità di elaborazione che oggi nella politica difficilmente ritroviamo».
Sandro Principe ha sempre definito Rende, «il suo grande sogno». Oggi, quella stessa città diventata centro nevralgico della zona urbana è segnata da un’altra inchiesta giudiziaria che vede coinvolti pezzi importanti dell’amministrazione in carica. Su tutti, il sindaco (sospeso) Marcello Manna, oggi tornato in libertà ma ancora indagato nell’inchiesta “Reset”. «Faccio i miei auguri al sindaco in carica. Con sincerità. Abbiamo sempre avuto scontri in politica, sui programmi, sui contenuti ma mai su vicende di questo tipo», confessa Principe. «E’ un momento dedicato per la città, per uscire da questa situazione bisogna svelenire il clima e rasserenare gli animi, mettere insieme le migliori forze giovani e di esperienza per riprendere un cammino che – negli ultimi tempi – si è quasi fermato». «Vede – conclude Principe – io mi sono sentito sempre gratificato, quando ho avuto un pensiero, un’idea, una visione e sono riuscito a realizzarle. Forse mi considererà un po’ presuntuoso, ma quando passo dalla San Carlo Borromeo subito quell’attentato e vedo quella Basilica che si dà la mano con il municipio, mi ripaga di tanti dolori patiti e del tanto impegno profuso».
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